Il Napoli va. Difficilmente raggiungerà la zona Champions, per farlo dovrebbe superare la Juve, che sta scontando il contraccolpo dell’annuale kharma da pagare alla Coppa dei Campioni, ma che verosimilmente si riprenderà, o l’Atalanta che ha dimostrato di avere una continuità e una struttura per cui è arduo contare su una sua debacle, tuttavia gioca e spesso vince. Niente a che vedere con la squadra balbettante e slegata di qualche mese fa.

Tutto merito del rientro degli infortunati? Gattuso, difeso a spada tratta dai suoi amici opinionisti della TV, era stato ingiustamente messo alla gogna? Direi di no: Lozano e Osimhen devono ancora rientrare a pieno regime; i giocatori sono più o meno quelli. In realtà Ringhio sta finalmente mandando in campo una squadra equilibrata e razionale, cosa che non aveva fatto nella prima parte di questa stagione, quando emulava fino a portare alle conseguenze estreme gli errori della passata stagione del suo maestro Ancelotti.

Si rivede il talento di Fabian Ruiz, che era sembrato addirittura un brocco in qualche partita, lo stesso giocatore che nel primo anno dell’esperienza in azzurro aveva giocato da fuoriclasse autentico. Era un sosia? No. Come tutti i giocatori spagnoli, è un ottimo elemento ma non è un trascinatore. Chi ha mai visto una squadra comprare uno Spagnolo che le ha cambiato la vita? Gli è stato insegnato a giocare corto, a giocare di squadra; se la squadra perde le distanze, se è sgangherata, e il Napoli lo è stato spesso nella prima parte di questo campionato e di quello scorso, anche lui si smarrisce. Nella prima stagione all’ombra del Vesuvio, che fu anche la prima di Ancelotti, giocava divinamente perché il Napoli si muoveva ancora a memoria sugli schemi di Sarri. Nel secondo anno col tecnico emiliano in panchina la squadra ha cominciato a disunirsi e anche Fabian è affondato, insieme a tutto il Napoli, nell’inverno di un anno fa. Allora è arrivato Gattuso che, dopo un mese di ambientamento, in cui ha fatto anche peggio, tanto che si era temuta addirittura la retrocessione, ha ripreso in mano la squadra, le ha dato un assetto umile, un approccio adeguato alla situazione tecnica e psicologica, e il Napoli ha risalito la classifica fino a conquistare l’accesso all’Europa League e a vincere la Coppa Italia. Emblema di questa umiltà è stato Demme, giocatore tecnicamente sufficiente ma di grande generosità e applicazione tattica.
Alla fine del campionato Gattuso e il ds Giuntoli si sono messi in testa un’idea meravigliosa, purtroppo scriteriata, per l’anno dopo: un Napoli con un trequartista a sostegno di tre punte e davanti a due centrocampisti di contenimento!

Intendiamoci: tutti gli spartiti sono validi se i suonatori sono adeguati. Ma nelle fantasie dei nostri eroi il trequartista doveva essere Mertens, che a 33 anni sarebbe dovuto reinventarsi in un ruolo mai interpretato prima, e i centrocampisti di contenimento Fabian Ruiz e Bakayoko. L’Afro-francese, che è stato voluto proprio da Gattuso, in quanto conosciuto nella stagione in cui lo ha avuto al Milan, si è rivelato un giocatore pachidermico, lento nella corsa e nei tempi di reazione, di una lentezza irritante, tutt’altro che compensata da una tecnica approssimativa. Una irritazione mitigata solo dal fatto che è stato preso in prestito.
Le cose sono andate anche peggio quando, sempre davanti ai due cosiddetti centrocampisti “di contenimento”, Gattuso ha schierato tre centrocampisti offensivi e una punta, intendendo varare il 4-2-3-1 alla francese. La punta era Osimhen (Mertens quando il Nigeriano era infortunato) e i tre centrocampisti propositivi erano Lozano, Zielinski e Insigne, laddove solo il Polacco ha caratteristiche compatibili col progetto. I risultati li abbiamo visti.
E così adesso è stato rispolverato Demme; Mertens è tornato a fare il centravanti, in alternativa e non a supporto di Osimhen; la squadra scende in campo con un assetto più idoneo alle caratteristiche dei giocatori, che assomiglia di più a un 4-3-3, sebbene Zielinski giochi spesso tra le linee.
Anche Koulibaly è tornato ad essere quello che è, ovvero il muro invalicabile che conoscevamo. Beninteso, non è che abbia mai sbagliato granché ma, certo, quando era costretto a tappare le enormi falle che si aprivano in una barca che faceva acqua da più parti, si esponeva a qualche brutta figura indegna della sua fama; ovviamente la difesa è andata anche peggio, tremendamente peggio quando lui era assente.

Ma ci è voluto un intero girone di andata per capire tutto questo. Gattuso si è ripreso la squadra, dimostrandosi un buon motivatore, sia quest’anno che l’anno scorso, ma in quanto a progettualità ha fallito. A questo proposito si trova in buona compagnia. Il ds Giuntoli i progetti li sbaglia con cadenza annuale, e il presidente, quello che a suo tempo ha lasciato andare Higuain e poi Sarri, non brilla in progettualità, se è vero come è vero che ora si appresta a vendere Koulibaly e Fabian Ruiz, il che significherebbe rinunciare alle non molte certezze che ci sono già: vorrebbe dire dover cercare chissà dove un grande centrale per una difesa cui mancherebbe solo il terzino sinistro; vorrebbe dire rifare quasi tutto il centrocampo, che avrebbe bisogno di un solo ritocco.
Eppure, basterebbe poco per rendere competitiva questa squadra.

22-3-2021 Timeodanaos