Non ha vinto molto Ralf Rangnick, tutt'altro: bastano le dita di una mano a contare i suoi successi (una DFB-Pokal, una DFL-Supercup e una DFL-Ligapokal, tutte conquistate alla guida dello Schalke 04). Tuttavia, non sempre la grandezza di un allenatore, o di un manager (e la precisazione non è affatto casuale), si misura dal suo palmarés.
 
La fama, nonché la stima da parte degli operatori e l'affetto dei tifosi, si possono anche conquistare diversamente. Spesso è sufficiente far rendere la rosa a propria disposizione in proporzione alla qualità, oggettiva e non presunta, della stessa. Rangnick, conosciuto da tempo in Germania come il “professore”, poiché nel 1998 comparve in un programma televisivo della ZDF (dal titolo “Das aktuelle sport studio”) a spiegare passo per passo il meccanismo del pressing ed il funzionamento della difesa a quattro, ha saputo fare di meglio.
Sotto la sua guida tecnica, l'Hoffenheim è passato dalla Regionalliga Sűd (la Serie C tedesca) alla Bundesliga, mentre il RasenBall Leipzig, club nel quale ha ricoperto, a fasi alterne, il ruolo di direttore sportivo e allenatore, ha raggiunto la promozione in Bundesliga (nel 2016) e una storica qualificazione in Champions League.
 
Tre sono stati, in particolare, i concetti essenziali attorno ai quali, negli ultimi anni di Lipsia, si è sviluppato il suo lavoro: Kapital; Konzept; Kompetenz. Insieme, costituiscono la politica delle "tre Kappa", già applicata nel calcio da Reiner Calmund, ex direttore generale del Bayern Leverkusen, uomo d'affari e personalità televisiva di spicco in Germania. <Se queste tre cose sussistono contemporaneamente, allora si può avere successo - dichiarò Rangnick al “Deutsche Welle” - in mancanza di una di esse, o di due di esse, diventa tutto molto più complicato>
 
Capitale a sua disposizione, a Lipsia, non è di certo mancato. Sicuramente, aiuta il fatto di non dover stare a guardare al singolo euro, ha ammesso il “professore”. Tuttavia, il recente successo del club finanziato dalla Red Bull, compagnia accusata di utilizzare le squadre di calcio esclusivamente come strumento di pubblicità per i propri prodotti, non si può ricondurre al solo esborso di denaro. Tutti i calciatori acquistati nel corso delle ultime stagioni sono arrivati a seguito di scelte ben ponderate. Il club, seguendo le linee guida e i concetti di Rangnick, ha principalmente messo sotto contratto giocatori funzionali ad un tipo di calcio e ad una filosofia di gioco prestabiliti, pensati ad hoc per riflettere le caratteristiche dei prodotti della società che li sponsorizza. Un calcio offensivo, propositivo, fatto di tanta corsa, rapide verticalizzazioni, veloci transizioni e tanto pressing, ha contraddistinto queste prime stagioni in Bundesliga del RasenBall Leipzig, proprio perché una filosofia di gioco attendista e difensivista mal si sposava con l'intento di accalappiare nuovi tifosi tra i teenagers, principali consumatori della bevanda energetica prodotta dalla società di Mateschitz.
 
<Ci siamo chiesti: che stile di gioco vogliamo adottare? In base alla risposta che ci siamo dati, abbiamo osservato e ingaggiato quei giocatori, desiderosi di imparare il nostro modo di giocare, che pienamente soddisfacevano i nostri requisiti... e sono tutti venuti con l'idea e l'intento di migliorarsi> ha affermato Rangnick.
Sono quindi arrivati giovani di talento, quasi sempre under 24, in grado di giocare ad alti ritmi, di destreggiarsi abilmente negli spazi stretti e, per esempio, di riconquistare il pallone (o almeno tentare di farlo) in 8 secondi (regola di matrice “Ragnickiana”, antesignana del “gegenpressing”, e marchio di fabbrica del gioco del RasenBall). In questo ambito ha assunto un ruolo chiave il Redbull Salzburg, società trasformata in una sorta di succursale, o terreno di prova, del club tedesco. Affidarsi alle prestazioni sportive di giocatori provenienti dal Salisburgo (nel quale Ragnick aveva già ricoperto in passato il ruolo di direttore sportivo), già affini ad un calcio praticato ad alti ritmi, ha permesso di ridurre drasticamente gli errori commessi in fase di mercato. Il resto lo hanno fatto la competenza, il tesoro fatto dall'esperienza, le regole comportamentali imposte (a Lipsia sono bandite tassativamente le auto sportive di lusso, sono vietati i cellulari nelle aree comuni, i pasti vanno consumati assieme a tutti i componenti della squadra e le uniche lingue ammesse nello spogliatoio sono il tedesco e l'inglese) e gli originali meccanismi di punizione pensati per i trasgressori di queste ultime, come una “ruota della sfortuna”.
Grazie a ciò, Matheus Cunha, Emil Forsberg, Ibrahima Konaté, Naby Keita (ora al Liverpool), Willi Orban, Yussuf Poulsen, Dayot Upamecano, Timo Werner, tanti, tra i più promettenti giovani in circolazione adocchiati da Ragnick, hanno scelto Lipsia come trampolino di lancio e ne hanno a loro volta facilitato la crescita.
 
Non è un caso, dunque, se oggi il dirigente tedesco, molto attento alla vita extracalcistica dei suoi talenti e in passato già vicino ad occupare la panchina dell'Inghilterra, sia comparso sul radar del Bayern Monaco e del Manchester United. Pare che i bavaresi fossero intenzionati ad assumerlo, dopo l'esonero di Kovac, ma che la fumata bianca non sia avvenuta, proprio per l'interessamento degli inglesi. Secondo “The Athletic”, infatti, Ed Woodward, il vicepresidente del club britannico, avrebbe addirittura mandato un proprio emissario in Germania per convincere Rangnick (che al momento è a capo del dipartimento per lo sviluppo dello sport calcio alla Red Bull GmbH company) a diventare il prossimo direttore sportivo dei “Red Devils”. Un suo trasferimento in Inghilterra, però, sembra, nonostante tutto, molto difficile. Il perché è presto detto: stando a quanto riportano il “The Mirror” e il “The Guardian”, l'ex allenatore del Lipsia non accetterebbe mai di assumere un ruolo così importante senza che gli siano garantiti pieni poteri, carta bianca insomma. Poteri che a Manchester sarebbero riluttanti a concedergli.
 
Il mancato (per ora) accordo con lo United ha alimentato, quindi, nuovi scenari di mercato. Anche a Milano la bontà del lavoro del “professore” non sarebbe passata inosservata. Mario Sconcerti e alcuni siti di notizie sportive vociferano di un forte interesse del Milan ad acquisirne le capacità tecniche e organizzative, a partire già dalla prossima stagione. Al momento, però, non si tratterebbe altro che di una semplice ipotesi al vaglio di Gazidis, caldeggiata da Gordon Singer, il figlio di Paul Singer, fondatore di Elliott Management Corporation. Un evento non facilmente realizzabile peraltro, visto e considerato che, in caso di un suo arrivo, sarebbero tanti i dirigenti a saltare, Boban e Maldini inclusi.