Il particolare di un volto di un individuo in movimento, coperto dalla folla. Un occhio scuro che indaga l’ambiente circostante. Un sorriso lievemente, ma proprio lievemente accennato, quasi un ghigno. L’angolo di una bocca dall’aspetto felino, evidenziato da un sottile velo di rossetto rosso. Gli esseri umani non si limitano a notare i dettagli, dei dettagli si innamorano. Eppure, da un punto di vista squisitamente biologico, tutto ciò non ha alcun senso, anzi è alquanto strano, perché la biologia ci insegna che la bellezza, prima tra i parametri per misurare l’attrazione, è insita nella simmetria di un’immagine, e non in un suo frammento.  Consideriamo belli i volti dai tratti armonici, perché in essi riconosciamo salute mentale e benessere psico-fisico, non è così che ci insegnano i biologi? Eppure, le loro teorie, come frequentemente ed inevitabilmente accade, contrastano con la realtà empirica che ci avvolge, fatta di amore per i singoli particolari e (spesso) di indifferenza per tutto ciò che li circonda: come si spiega? Beh, in realtà non è del tutto vero che la simmetria ci piace davvero poi così tanto, anzi. Numerosi studi hanno dimostrato che l'eccessiva somiglianza tra i lati opposti dello stesso volto diminuisce il livello di bellezza percepito da parte del soggetto che lo osserva e dunque, quando le due metà complementari dello stesso viso presentano una somiglianza totale o esagerata, l’incantesimo si spezza e l’individuo che si ha di fronte si trasforma, da principe azzurro, in brutto anatroccolo. Ebbene sì, a quanto pare esiste un limite al magnetismo provocato dalla completa armonia delle cose e la verità è che la perfetta simmetria non attizza, non seduce, non richiama l’attenzione, e questo vale anche quando la partita si gioca al di fuori del ristretto campo della bellezza fisica. Piccole rotture dell’equilibrio, ad esempio, si rendono necessarie per donare personalità e fascino non solo ad un volto, anche ad una composizione artistica, pittorica o fotografica, ed il motivo è piuttosto semplice: contribuiscono a renderla umana. Le imperfezioni ci incuriosiscono perché è come se noi comuni mortali, per natura imperfetti, inconsciamente individuassimo in esse la nostra stessa natura; la nostra essenza di esseri inferiori a Dio (che, a proposito, è l'unica vera e sola entità pura ed immune al difetto) e, dunque, finissimo per esserne inevitabilmente attratti.

Inutile fingere, è proprio la passione per i difetti, provocata dal nostro intimo rifiuto a misurarci con il nostro creatore, a contraddistinguerci e ad ammaliarci, e a giudizio di chi scrive sarà proprio questo interesse per il "manchevole", dall'aria così famigliare, a farci amare il riformato calendario di Serie A, dalla metà di luglio scopertosi asimmetrico. Naturalmente, le ragioni che hanno portato i vertici della Lega Calcio a modificare la struttura della prossima edizione della massima competizione calcistica maschile italiana non hanno nulla a che spartire con le elucubrazioni mentali dal carattere strettamente filosofico presentate all’inizio di questo articolo e se, a partire dal prossimo agosto, le partite delle giornate del girone di andata non coincideranno con quelle del girone di ritorno e, dunque, ad esempio, la Roma esordirà a Firenze e riaffronterà la “viola” soltanto alla trentaseiesima giornata, sarà esclusivamente per questioni di natura pragmatica e di ordine pubblico (in particolare, l'intento alla base dell'innovazione è quello di ridurre le possibilità di scontri tra le tifoserie rivali di città vicine e, allo stesso tempo, di conferire una maggiore visibilità agli impegni delle "big"), ma ciò non significa che non si possa ricavare dalla filosofia spicciola un’efficace panacea ai malesseri che i tifosi di tutta Italia sembrano aver accusato quando è stata presentata loro la succosa novità. 

Alla maggior parte di essi, inutile girarci intorno, l'abolizione del calendario simmetrico non è piaciuta, perché è sembrata una complicazione del tutto superflua, una stucchevole ed inutile forzatura. Dalle Alpi all’estrema punta dello stivale, senza dimenticarci delle isole, è sorto più o meno ovunque lo stesso interrogativo: “c’era proprio bisogno di rivoluzionare la struttura del calendario della competizione sportiva più amata dagli appassionati di calcio del nostro Paese, quando, al momento, appare lapalissiano che le cose che non funzionano e sulle quali occorre pertanto concentrarsi siano ben altre e molto più importanti (Nda. Ridurre il numero delle squadre, no!?)?”. In effetti, non sembra molto logica una riforma che introduce solamente confusione in un campo dove l'ordine la faceva da padrone, ma cari tifosi, state tranquilli e non disperate, è vero che d'ora in poi, quando la serie A si osserverà allo specchio si riscoprirà deforme, rabbuffata e forse addirittura un po' cubista, ma questo non vi deve spaventare: la competizione non sarà per questo meno bella, perché in fondo in fondo, la bellezza, alla fine della fiera risiede sempre negli occhi di chi guarda, mai di chi la sfoggia, e chi avrà interesse a guardare la Serie A, statene pur certi, non potrà che scoprirla quel poco più difettosa, particolare e simile a sé da esserne ancor più irrimediabilmente affascinato.