La MotoGP ha vissuto nuovamente un cambio al proprio timone, con Mir che è stato spodestato da Fabio Quartararo, l'assoluto protagonista del 2021.
Il francese, dopo un debutto micidiale nella categoria, poi seguito da un 2020 al dì sotto delle (grandi) aspettative createsi, nel quale ha alternato successi a diverse gare in ombra, è riuscito grazie ad una notevole crescita sia sul piano mentale che tecnico a migliorare alcuni aspetti poi valsi il trionfo.
Il suo bottino dopo la doppietta qatariota era già di per sé un'ottima partenza, tra un 5° posto e una vittoria ottenuta grazie ad un GP d'attesa, rimanendo sempre agganciato al gruppo di testa e capitalizzando la sua superiorità nel finale, concedendosi il bis a Portimao, tracciato sul quale si è imposto da assoluto dominatore. Il filotto di successi sarebbe molto probabilmente proseguito anche a Jerez, dove mentre annichiliva la concorrenza è stato vittima della sindrome compartimentale con cui ha dovuto convivere per tutta la seconda parte di gara, stringendo i denti sino alla bandiera a scacchi, sacrificio che lo ha classificato in tredicesima posizione.
Una vera e propria prova di forza del nizzardo è arrivata nella gara di casa a Le Mans, dove ha chiuso al 3° posto su condizioni di bagnato, nelle quali non aveva sino a quel punto mai brillato, anzi, era proprio il suo tallone d'Achille.

Quartararo ha dato un altro colpo importante al mondiale in occasione del week-end del Mugello, tappa in cui mentre ha portato a casa il quarto successo stagionale con distacco, colui che si è rivelato il suo primo rivale, ovvero Pecco Bagnaia, ha commesso un errore che gli è costato il ritiro, vedendo così aumentare il divario del ducatista sul capoclassifica.
Che fosse pronto a tutto pur di vincere lo si era capito, e ciò trova conferme per quanto avvenuto la settimana successiva in quel di Barcellona, luogo in cui, nonostante nelle a qualche passaggio dalla fine del GP il francese avesse perso il parapetto(?), preso dalla battaglia non ha pensato minimamente di rialzare la zip della tuta poco prima aperta, percorrendo così gli ultimi chilometri del circuito catalano a petto nudo, venendo inevitabilmente sanzionato dalla Race Direction, decisione costatagli il podio.
Negli ultimi due fine settimana pre-pausa estiva il suo ruolino di marcia non ha smesso di essere ricco, salendo sul gradino più basso del podio al Sachsenring e togliendosi la soddisfazione di vincere ad Assen, battendo il (sino a quel momento) compagno di squadra Vinales.
Dunque il gap sui rivali alla fine della prima metà di campionato gli permetteva di avere dalla sua parte un buon margine, a patto che attenzione e competitività rimanessero al livello esibito sino a quel punto.

Nella seconda parte di stagione Quartararo ha portato a casa meno risultati altisonanti, vincendo a Silverstone e ottenendo due podi a "Misano 1" e Austin, ma passando anche da alcune prestazioni in ombra come ad Aragon, mentre ha tagliato il traguardo in settima posizione nella folle "Austria 2", accumulando comunque sempre punti importanti, aspetto che si è rivelato il tratto distintivo valido per imporsi sui contendenti. Col passare delle gare il vantaggio su Bagnaia e company si è sempre mantenuto piuttosto rassicurante, con l'italiano unico in grado di poter sperare ancora nel titolo, almeno sino alla caduta nel primo dei due week-end sammarinesi, episodio che regala l'iride al francese, quella domenica finito fuori dal podio ai danni di Bastianini, poco male vista la storica giornata.
Forte dall'avere la testa più sgombra, nella seconda tappa annuale in terra portoghese commette il suo primo errore del 2021, terminando il Gran Premio in anticipo dopo aver perso l'anteriore. Nella passerella finale di Valencia conclude al 5° posto.

Fabio Quartararo aveva già dalle prime gare dato la sensazione che questa potesse essere la sua grande occasione e che, rispetto alla stagione passata potesse sferrare l'attacco vincente, confermando tale tesi nei mesi avvenire. Si è contraddistinto per velocità e costanza, vincendo quando ne aveva l'opportunità e racimolando il maggior numero di punti possibili nelle domeniche meno positive, approfittando anche di alcuni passaggi a vuoto degli altri. Non indifferente nemmeno la calma e la serenità palesata, due fattori che nel 2020 emergevano più facilmente quando le cose non andavano nella maniera desiderata. È indicativo notare come la sua M1 sia stata l'unica Yamaha ad aver chiuso in alto nella classifica piloti, segnando una netta differenza sui parimarca e tenendo a lungo vive le speranze della casa dei Tre Diapason nel mondiale costruttori, poi andato a Ducati. Il 22enne ha per gran parte dell'annata avuto a che fare con la Rossa, ma nonostante quest'ultima schierasse più frecce nel suo arco è riuscito a portare ad uscire vincitore da questa sfida.

Ai nastri di partenza del 2022 partirà con l'obiettivo di difendere il titolo, conscio di trovarsi di fronte a piloti assetati di rivincita: dalla sua parte avrà nel bagaglio personale un'ulteriore annata d'esperienza nella classe regina e con la moto di Iwata, dalla quale si aspetta importanti progressi.