Nel periodo che intercorre tra la passata stagione e quella in arrivo, diversi appassionati hanno avuto modo di avvicinarsi al mondo della Dakar, visibilità portata in gran parte dalla presenza di Danilo Petrucci, il nome altisonante del campionato off-road corso in Arabia Saudita e composto da tredici tappe, disputatesi nelle prime due settimane di gennaio.
Il percorso d'avvicinamento del ternano è stato tutt'altro che accomodante: una volta concluso il campionato in classe regina si è prima fratturato l'astragalo durante la preparazione alla nuova avventura, per poi risultare positivo al Covid quando mancava meno di una settimana al via, scongiurando un'eventuale assenza poichè in realtà si trattava di una falsa positività, potendo così partecipare alla competizione grazie ad un secondo tampone, questa volta negativo.
Gli italiani iscritti alla 44esima edizione del rally ammontano a quattordici, tra i quali spicca l'esperto Franco Picco, 66enne giunto alla trentesima apparizione.
La partenza è incoraggiante, e nonostante le difficoltà dovute all'infortunio patito nel mese precedente, Petrucci si caratterizza come il miglior italiano della breve prima giornata, posizionandosi al 23° posto. Ancora più soddisfacente il risultato della prova successiva, dove negli oltre 500km affrontati in sella alla 450 Rally chiude 13°.
Il trend positivo del quale si è reso protagonista si scontra però con la sfortuna: durante la tappa in direzione Al-Artawiya è infatti vittima di un problema tecnico riscontrato sulla sua moto (fusibile, n.d.r), dovendo così abbandonare il momentaneo 5° posto e attendere l'arrivo dell'elicottero per soccorrerlo, perdendo nella circostanza telefono, patente, passaporto, soldi, tessera sanitaria e carta di credito. I problemi non finiscono qui, poichè secondo il regolamento della competizione in questa circostanza è sì possibile essere riammessi e dunque continuare a gareggiare, venendo però penalizzato con l'estromissione dalla classifica generale. A causa di ciò per il classe 90' l'aspetto puramente riguardante il risultato finale passa in secondo piano, correndo per le restanti tappe della Dakar più per il divertimento di affrontare questo nuovo contesto.
Lasciata la delusione alle spalle, il giorno successivo conclude 22° a 9'21" dalla vetta, mentre nella quinta tappa realizza inizialmente il 3° crono, poi divenuto il 15° per aver infranto i limiti di velocità in un tratto del percorso sul quale ha transitato con 30 km/h in più del previsto. Ma dopo ogni temporale c'è sempre l'arcobaleno, e di fatto Petrucci, complice una penalità inflitta a Price, diventa il vincitore della prova ad anello di Riad, la sesta del campionato, entrando ulteriormente nella storia poichè diviene primo pilota a registrare un successo sia in MotoGP che in Dakar.
Avverse le condizioni sulle quali si è corso il settimo appuntamento, dove a causa del passaggio di auto e camion sul percorso, quest'ultimo si è reso pericoloso al transito delle moto, con più di un corridore a pagarne le conseguenze, come testimonia la caduta di Petrucci avvenuta nelle primissime fasi del round, concluso in quarantesima posizione. E' andata meno bene ad un suo collega, che perdendo il controllo della propria motocicletta si è fratturato il femore.

A seguito delle 24 ore di riposo concesse, il rally è ripreso con la disputa di ben 700km, una delle tappe più dispendiose a livello fisico vista la durata, e in questo senso non fanno scalpore le dichiarazioni dell'ex Ducati sulla durezza del tragitto, nel quale arriva 44° dopo una penalità costatagli quattordici posizioni. Come se non bastasse è ancora una volta colpito da un problema tecnico, dovendo percorrere la parte conclusiva senza la piena potenza.
Nona e decima prova lo vedono raccogliere meno di quanto avrebbe potuto, conseguendo un 25° posto dovuto ad un errore a 60km dalla fine e un 18° dopo aver trascorso parte della corsa a ridosso della top ten, poi abbandonata a causa dello spegnimento della moto per via di un fusibile (la stessa componente che otto giorni prima lo aveva escluso dalla graduatoria generale).
Nella terzultima giornata, lungo il cammino che porta da Wadi a Dawasir, il portacolori KTM si classifica in dodicesima posizione, guadagnandone una per penalità altrui. All'indomani va meno bene, non tanto per il piazzamento (17°), bensì per una caduta nella quale la moto è finita sopra di lui, prendendosi una brutta botta che però non gli ha impedito di ripartire. 
L'epilogo tenutosi a Jeddah, ovvero dove tutto era cominciato, segue la corrente delle ultime infelici uscite: l'ex ducatista perde nuovamente il controllo della 450 Rally a 3km dal termine, con la motivazione che va ricercata nella rottura del link della sospensione, nella circostanza sbatte con il polso e termina così la sua avventura nella Dakar.

Tanti gli scenari affrontati da Petrucci nelle intensissime due settimane di corse desertiche, definite da lui stesso come un mondiale MotoGP concentrato nel medesimo arco temporale. La quasi totale assenza di soste rende la competizione dura a livello di ritmi, oltre che per le condizioni dei vari percorsi affrontati, talvolta tanto insidiosi e fatali, ma tutte le fatiche provate sulla pelle del ternano gli sono valse come l'esperienza diversa che cercava, specie dopo aver trascorso una stagione del Motomondiale poco positiva con KTM, la stessa azienda che gli ha poi spalancato le porte per l'off-road.
Petrucci è rimasto piacevolmente colpito da questo ambiente, sino a dichiarare di voler partecipare ad altre competizioni di questo genere, ma nel suo futuro prossimo ci sarà un biglietto di sola andata verso gli States, dove disputerà il campionato MotoAmerica con Ducati, accordo già definito prima dell'inizio di questa competizione e ufficializzata ad inizio febbraio.

Come detto gli episodi sfortunati non sono mancati, alcuni addirittura prima che la spedizione araba partisse, come ad esempio l'infortunio all'astragalo subito in allenamento e la positività al covid che aveva messo in dubbio la sua presenza, passando per qualche buffo (meno per lui) inconveniente con i cammelli mediorientali, ma anche molteplici problemi tecnici e qualche caduta.
Il campione dell'edizione 2019 del Mugello ha comunque superato con successo le intemperie di un contesto tutt'altro che semplice, guadagnandosi inoltre tanti attestati di stima arrivati sia dai partecipanti della prova medio orientale che dai rivali affrontati in passato, complimenti che mettono in risalto la figura del pilota quanto della persona, scrittore di un'altra pagina significativa della propria carriera, ora concentrata all'imminente avventura oltreoceano.