Qualunque tifoso bianconero provasse a risvegliarsi dall'incubo rimarrebbe deluso.
Tutto vero, la Juventus è stata travolta dal Napoli, subendo ben cinque gol.
Il muro di Allegri viene sgretolato dopo otto clean sheet consecutivi, colpi cinici e dolorosi che esaltano la bellezza del gioco del rivale Spalletti.

Che il Napoli fosse forte si sapeva. In questa stagione ha rifilato goleade a Ajax e Liverpool, cadendo soltanto a Milano con l'Inter. Una sconfitta che aveva fatto ben sperare in casa Juve, in quanto aveva mostrato alcune delle lacune della banda di Spalletti, proprio mentre Danilo e compagni lasciavano la saracinesca chiusa in difesa. Un reparto difensivo apparso invece troppo morbido a Napoli, caduto subito dopo una catena di disattenzioni che da Locatelli a Rabiot è arrivata fino a Bremer, salvando soltanto l'incolpevole Szczesny. Il difensore brasiliano si è travestito da Caronte ed ha traghettato la Juventus all'Inferno spalancando la strada al raddoppio di Osimhen.
Nel frattempo, Chiesa e Di Maria, schierati sorprendentemente titolari assieme, si accendono ad intermittenza ma spaventano la retroguardia azzurra. È proprio El Fideo a riaprire la partita, assistito dalla difesa azzurra che quasi ha restituito il favore ricevuto nei primi due gol.
All'intevallo è 2-1 Napoli, il match resta vivo. lo stadio un incanto.

L'immagine rappresentativa della Juventus della ripresa è la faccia di Locatelli, sanguinante dopo un colpo subito e uscito in maniera tardiva dal campo, quando il tabellone segnava già 3-1.
Il Maradona diventa una bolgia, Allegri prova a rimediare ma la Juve resta spenta, i giovani non riescono a reggere l'urto della notte fonda.
Il 4-1 ed il pokerissimo di Elmas sono la 'degna' conseguenza dello strapotere del Napoli, abile a colpire ad ogni disattenzione della Juve, ormai al tappeto.
I complimenti a Spalletti sono d'obbligo, i suoi sono vivi, si divertono, sudano, cercano la perfezione anche sopra di quattro reti.
L'impressione è quella che la serata del Maradona sia stata l'inizio della festa di uno scudetto che adesso soltanto il Napoli stesso può scucirsi dal petto.