Ogni anno la Juventus programma il suo futuro e riparte a ogni inizio di stagione cercando di prefissarsi obiettivi sempre più alti, come la vittoria della Champions League, oltre alla vittoria del campionato e della Coppa Italia. La Champions è il grande obiettivo, mai come quest'anno con l'arrivo di Cristiano Ronaldo.
Qualcosa è andato storto e i tifosi juventini non riescono ad archiviare la cocente sconfitta ed eliminazione contro l'Ajax. La Juventus ancora una volta ha steccato si è fatta trovare impreparata nel momento chiave della stagione, falcidiata dagli infortuni e una condizione fisica imbarazzante.
L'Atletico Madrid forse da quel punto di vista è stato un campanello d'allarme fatto passare in secondo piano solo grazie alla rimonta da parte dei bianconeri per mano dell'extraterrestre CR7. Allegri siede da cinque stagioni siede sulla panchina della Juventus, ha raggiunto 2 finali di Champions, ma ribadisce ogni anno quando viene criticato sul gioco che marzo è il mese dove la Juve si farà trovare pronta.
Evidentemente quest'anno ha delle responsabilità maggiori perché a Marzo la squadra sembrava già in vacanza, scarica, molle e senza energie mentali, ha sbagliato completamente la preparazione! Questo magari lo spiegherà al presidente Agnelli quando si incontreranno a fine stagione. Menomale che la pratica scudetto è stata chiusa altrimenti rischiava di perderlo come fece al Milan.
Allegri quest 'anno non l'abbiamo mai visto cosi nervoso ed è esploso litigando anche con l'opinionista Sky, Lele Adani. Sabato a margine della partita con il Torino non serve l'applausometro per misurare la soglia di interesse del post partita di Max Allegri. Il risultato? Macché. La prestazione? Pochino. La lite con Adani? Impennata che nemmeno il miglior Valentino Rossi. E infatti due risposte brevi e scontate sui primi due argomenti e un chiacchieratone come non mai alla voce Lele Adani. Con lezione di autocontrollo incorporata. "Quello che è successo sabato scorso mi è dispiaciuto", esordisce Allegri e potrebbe finire lì. Invece, manco a dirlo, lì non finisce per niente.
La risposta di Max è il bigino della sua storia da allenatore: "Ogni tanto parlo - dice - perché non è tutto da buttare quello che ci hanno insegnato i vecchi maestri. Il nostro è un mestiere difficile, bisogna avere sensibilità, percezione, capire i momenti della stagione. Altrimenti lo potrebbero fare tutti. Non può essere solo il risultato di quello che viene scritto o che si vede. E nemmeno può diventare una cosa troppo scientifica perché non è così".
E ancora: "Poi rispetto tutti e le critiche di tutti - continua -. Tanti sono fissati e si attaccano ai dati, ma poi allora dovrebbero spiegarmi com'è possibile che l'anno scorso a Madrid abbiamo vinto 3-1 con il 38% di possesso palla e con l'Ajax, invece, abbiamo perso con il 54%. Le partite non si vincono con i numeri, ma attraverso una costruzione dell'annata. Comunque per me il discorso è chiuso perché ritengo sempre che il rispetto sia fondamentale". Finita adesso? Ma va... perché la palla passa ad Adani, che la sua la vuole dire e la dice: "Ti ripeto la stessa domanda di settimana scorsa: cosa può fare un allenatore come te per rendere più propositiva la Juve?". Il che, vista l'occasione, è il modo migliore per ampliare il dibattito, che poi è il dibattito che infiamma i due. Allegri vuole vincere, e chissenefrega del modo, tanto che la chiude spiegando "che poi alla fine sono pochi gli allenatori che vincono e pochi i giocatori che vincono. E tra loro e gli altri si tratta di categorie ben diverse". Mentre per Adani il gioco conta.

Paolo Sorrentino nel suo film "La Grande Bellezza", che ha vinto l'Oscar nel 2014, a margine della vittoria commenta cosi: - "Mi hanno insegnato tutti come fare un grande spettacolo. Che è la base per il cinema. Allegri da queste parole deve ripartire, è diventato un maestro di calcio negli ultimi anni ma senza dare spettacolo che è la base per vincere in Europa. In serie A è uno dei migliori, perché con la squadra che ha, il livello del campionato italiano non ti impone nelle partite i ritmi della Champions.
In Europa la musica è diversa e deve capire che ci vuole un calcio totale e come dice lui che ha imparato dai maestri del passato, ha dimenticato un certo Arrigo Sacchi che con il suo Milan ha espresso un calcio totale dove in Europa ha scritto la storia.
In Champions League, caro Max, lo spettacolo e il gioco contano e come, perché senza di loro il risultato non lo porti a casa come affermi sempre dicendo che è "il risultato ciò che conta".