Era il 21 febbraio 2012 quando il suo Napoli ha battuto il Chelsea campione d'Europa. All'epoca dei 3 tenori e del Matador 'che tremare le difesa faceva' metteva sotto anche la Juventus.
Oggi Walter Mazzarri sta trascinando il Torino verso l'Europa e sogna la qualificazione alla Champions.
Semplicità in un mondo di professoroni e "scienziati nucleari", ma anche tattica e intensità fisica e coinvolgimento corale del gruppo: è la ricetta semplice del calcio proposto dal tecnico livornese. In fondo, ci piace anche per questo. Il calcio è semplice, non trasformiamolo in una scienza nucleare. Walter Mazzarri parla senza mezzi termini ed esprime la sua visione del calcio: "Per giocare bene così, bisogna far bene anche tecnicamente. Bisogna fare le cose per bene". E ancora: "la chiave è il pressing, quando lo si fa bene e tutti insieme".

Mazzarri cura anche l'aspetto mentale della squadra, ha tranquillizzato l'ambiente e dato un metodo di lavoro, come sempre nelle squadre che allena. Come a Napoli. "Ho preso gli azzurri che erano in basso e, pensando partita dopo partita, siamo arrivati in alto". Il Napoli di Walter Mazzarri era qualcosa di incredibile.
Quando i ritmi si alzavano, la partita era era sempre in mano agli azzurri. Intensità, gioco, cuore, capaci di impressionare anche i tifosi delle altre squadre. Sempre nel solco del mantra mazzarriano: 3-5-2, schermo dell'impostazione avversaria con densità a centrocampo, e gioco sulle fasce. Incalcolabili i chilometri percorsi sugli esterni dai vari Maggio, Dossena, Zuniga.
Inoltre, Mazzarri poteva contare su un Cavani al massimo della condizione, un Lavezzi in grado di saltare chiunque in qualsiasi zona del campo, e un Hamsik brillante negli assist e in zona gol, ancora lontano dal viale del tramonto. Quello che impressiona è la costanza dei vari Maggio, Inler, Campagnaro; giocatori non così forti, ma che hanno dato il meglio una volta calati negli schemi del tecnico livornese.

Sono passati sette lunghi anni, sembra ieri, ma quel Napoli di ieri ha delle analogie con il Torino di oggi che sta nascendo, con l'unica differenza che si sta giocando ancora la qualificazione in Champions League. Mazzarri sta compiendo un altro miracolo, è stato chiamato lo scorso anno da Cairo a stagione in corso e i primi mesi sono stati di sola gestione. Quest'estate Mazzarri ha iniziato il nuovo percorso partendo dal ritiro pre campionato dove ha posto basi importanti e ha indicato quei giocatori da prendere per la sua idea di fare calcio. Con quel Napoli, il Torino di oggi  però ha imparato alla perfezione solo la fase difensiva anche perché in attacco non ha i tre tenori di allora, mentre sulle fasce invece ha De Silvestri e Ansaldi che macinano chilometri.

Al di là se sarà Champions o meno, questa è stata una stagione importante giocata ad alti livelli. L'anno prossimo si dovrà lavorare per far diventare la qualificazione in Champions obiettivo stagionale. Ovviamente si dovrà fare qualcosa anche in ottica mercato per far diventare questa squadra ancora più forte e solida.
E poi, diciamocelo, vederlo in panchina è uno spasso. Irrequieto e rosso in volto, la sua mimica regala sempre momenti divertenti. Il suo protestare contro le perdite di tempo indicando l'orologio ha fatto la storia recente oppure il levarsi la giacca e rimanere in camicia bianca.
Uno come Mazzarri, la Serie A non può permettersi di perderlo ancora una volta.