Allegri-Adani? Con Adani, al di là delle ragioni e/o dei torti.
Chi si ritira, ha sempre torto. E Allegri si ritirò.
Se vogliamo risalire al nocciolo della questione, Adani sembra felice di aver inventato il calcio. Allegri, viceversa, sembra felice di essere stato inventato dal calcio, salvo quando va a discutere l’ingaggio con Agnelli (sette milioni e mezzo netti di euro a stagione). Contenti loro…
La vittoria non basta più? E’ un problema che ci trasciniamo dal secolo scorso, accentuato dall’invasione televisiva. Cosa sarebbe successo, o a come avremmo reagito, se ai tempi della Juventus “italianista” di Giovanni Trapattoni, la miglior espressione della nostra scuola, avessimo potuto godere in diretta dell’Ajax di Rinus Michels e Johan Cruijff, la squadra-laboratorio del calcio totale. Voglio dire: quel gioco, il nostro gioco, ne sarebbe uscito più grasso o più magro? Juve?

Trovo eccessive le critiche, ma di sicuro Allegri ha dato l’impressione che, con quella rosa, avrebbe potuto fare meglio. Non dico di più: dico meglio. Come gioco. Per non parlare del crollo di primavera. Assoluto, verticale, inaudito, tra infortuni e brillantezza di manovra. Di solito, la sua Juventus arrivava pimpante al traguardo – e in due anni, addirittura in lizza per tutti i trofei (scudetto, Champions, Coppa Italia). Questa volta, invece, ha smesso di giocare a Natale.
Nel 2019, non ricordo che una grande partita: il ritorno con l’Atletico. Gli avanzi sono stati sufficienti per rivincere in Italia, non per ribellarsi al  secondo tempo dell’Ajax. Ribadito che i risultati di Allegri restano egregi, in patria e fuori, dopo cinque anni lo ringrazierei e proverei a cambiare. Per un Guardiola, per un Gasperini. Per un taglio netto, solo per questo. Per nessun altro tipo di "compromesso".