Gennaro Ivan Gattuso, detto Rino , è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo centrocampista, tecnico del Milan, campione del mondo con la nazionale italiana nel 2006. Soprannominato Ringhio per la grinta e l'aggressività che mostrava in campo, cresce calcisticamente nel Perugia, con il quale esordisce in B e in A. Nel 1997 si trasferisce ai Rangers prima di fare ritorno in Italia la stagione successiva con la maglia della Salernitana. Dal 1999 al 2012 milita nel Milan, con il quale vince una Coppa Italia (2002-2003), due campionati (2003-2004, 2010-2011), due Supercoppe italiane (2004, 2011), due UEFA Champions League (2002-2003, 2006-2007), due Supercoppe UEFA (2003, 2007) e una Coppa del mondo per club FIFA(2007). Nazionale italiano dal 2000 al 2010, partecipa a tre campionati del mondo (Corea del Sud-Giappone 2002, il vittorioso Germania 2006 e Sudafrica 2010), due campionati d'Europa(Portogallo 2004 e Austria-Svizzera 2008) e a una Confederations Cup (2009). Così, nella sera uggiosa di Gallarate, in un 27 maggio con molte tracce autunnali, l’allenatore ancora giovane (41 anni compiuti lo scorso 9 gennaio) non ha potuto non farsi venire in mente che proprio d’autunno, il 27 novembre 2017, venne promosso in prima squadra dalla Primavera, al posto di Vincenzo Montella: “Ho vissuto un sogno”. Dopo diciotto mesi esatti se ne va e non certo perché il suo anno e mezzo alla guida del Milan debba considerarsi fallimentare: 44 punti la prima stagione da subentrato, con rendimento inferiore soltanto a Juventus e Napoli, e 68 la prima stagione intera, quella appena finita, col record di punti degli ultimi sei anni milanisti, anche se non è bastato per acciuffare la Champions League. Al club un tempo “il più titolato al mondo” la qualificazione alla coppa più importante sfugge ormai dal campionato 2012-13, quando in panchina c’era Allegri. Nel frattempo l’ex mediano campione del mondo a Berlino è diventato allenatore, ha fatto congrua gavetta a Sion, Palermo, Pisa e appunto alla Primavera del Milan. Ed è rimasto uno controcorrente, più che mai: stamattina si dimetterà ufficialmente, entrando a Casa Milan e incontrando l’amministratore delegato Ivan Gazidis, al quale aveva preannunciato la decisione. La separazione è consensuale. Nel Paese in cui quasi mai si dimette qualcuno il suo gesto rimane una rarità.

La ragione dell’addio è molto concreta: il progetto di costruzione della squadra per la stagione 2019-20, la prossima, è azzoppato in partenza dalle limitazioni sul mercato imposte dal fair-play finanziario dell’Uefa (che potrebbe escludere il Milan dall’Europa League) e dalla necessità di riportare in pari entro il 2021 un bilancio che il prossimo 30 giugno sarà ancora in rosso di un centinaio di milioni. Il mercato avallato da Gazidis per conto di Elliott - il fondo statunitense della famiglia Singer che controlla il club dopo il fallimento dell’oscuro imprenditore cinese Yonghong Li, cui Berlusconi passò il Milan nell’aprile 2017 – sarà basato sull’ingaggio di calciatori Under 23 e dal costo limitato: difficile, con queste premesse, migliorare sia la qualità della rosa sia di conseguenza il quinto posto. In effetti Gattuso aveva già preannunciato le proprie intenzioni domenica sera, dopo l’ultima partita di campionato giocata e vinta a Ferrara, in casa della Spal. Allenatore bersaglio La sua spiegazione, nell’ultima delle sue tante conferenze stampa contrassegnate dall’assenza dei giri di parole consueti all’ambiente del calcio italiano, è stata decisamente lineare: “Sarà complicato fare più di 68 punti, che già non sono pochi. Juventus, Napoli e Inter, che è già partita sul mercato, sono più forti. Si dovrà lottare per il quarto posto e le altre si rafforzeranno. Le aspettative sul Milan, anche se attraversa una fase delicata, sono sempre le stesse: si pensa sempre che debba vincere perché si chiama Milan”.  Ergo: se non arriva almeno terzo, nell’immaginario popolare ha fallito. E il responsabile del molto presunto fallimento è il capro espiatorio più facile da trovare: chi sta in panchina. Anche per questo Gattuso, scottato da un’annata in cui ha spesso fatto da parafulmine nei momenti più complicati, farà un passo indietro: “La mia partecipazione alle vicende di squadra e società Milan è così intensa che devo stare attento a non lasciarci le penne”, ha detto scherzando ma non troppo. Gli attacchi dei socialDopo un periodo di relativa indulgenza durante la breve era cinese, quando l’allora direttore sportivo Mirabelli lo scelse per la Primavera e poi lo promosse in prima squadra, il fondo Elliott lo ha confermato l’estate scorsa in forza del contratto, anche se il nuovo responsabile del mercato Leonardo, già suo ex allenatore, probabilmente avrebbe preferito qualcun altro. I problemi non sono mai mancati: i gravi infortuni in serie, il ripudio a gennaio di Higuain che era il leader teorico della squadra, qualche punto sperperato lungo il cammino, la flessione fatale dopo il terzo posto di marzo. Gattuso non ha mancato di riconoscere e sottolineare i propri errori, a cominciare dall’atteggiamento della squadra nell’eliminazione dall’Europa League in casa dell’Olympiacos, e su quell’eccesso di sincerità e di autocritica si è gettata a pesce la parte più superficiale dei media, alimentando campagne social di rara spietatezza. Tuttavia, mentre due politici come Salvini e Berlusconi attizzavano il fuoco con l’alibi del tifo milanista, Gattuso ha mantenuto freddezza.

Nonostante il prevalente silenzio della società, ha dunque spiegato come il rapporto con Leonardo fosse fondato sulla collaborazione e non sulla contrapposizione, fino a rivelare che alcune operazioni di mercato, figlie di vincoli economici con altri club, erano state necessarie: “La società non poteva fare altrimenti”. Rientrano in questa categoria gli ingaggi di Castillejo dal Villarreal e di Laxalt dal Genoa. La chiarezza, però, non è bastata. Senza adeguate comunicazioni sul tema, l’allenatore si è ritrovato sempre puntualmente al centro di qualsiasi voce sulla sua panchina instabile, ogni volta che la squadra perdeva una partita e un sostituto, spesso molto fantasioso, veniva individuato sul web: “E’ una storia iniziata fin dal ritiro di luglio. E sono sicuro che sarebbe di nuovo così anche se restassi: alla prima sconfitta, sui giornali, in tv e su internet, sarei subito in bilico e messo in discussione”. Ora la panchina la lascia sul serio, ma senza che esista un vero candidato alla sostituzione già pronto. Apparentemente la società non ha già pronto un piano B, perché a Gazidis il lavoro di Gattuso non è mai dispiaciuto, né gli ha mai manifestato la volontà di sostituirlo. Ventura, dopo il disastro in Nazionale, non lasciò neanche un euro alla Federazione e pretese tutto l’ingaggio. Oggi Gattuso andrà a Casa Milan lascerà due anni di contratto, 8 milioni di euro senza pretendere alcuna buonuscita, senza avere ancora un’alternativa. Signori si  nasce, onore a te Rino,sei un grande uomo!