Da Napoli a Londra, il copione e gli scopi sono rimasti immutati: nella carta d’intentità di Sarri persiste l’obiettivo primario di imprimere il proprio credo calcistico al Club di Roman Abramovič.
A dettare i tempi di gioco in mezzo al campo è di nuovo Jorge Luiz Frello Filho, meglio noto come Jorginho. Attorno a lui gli attori sono cambiati, ma il tempo per imparare il copione a memoria abbonda; e, anche se siamo ben lungi dagli automatismi perfetti che hanno reso famoso il suo Napoli, qualche luccichio inizia a intravedersi: il calcio di Sarri è una prelibatezza che necessita di lunghi tempi di cottura. Ancora qualche settimana e sarà Sarriball.
La “Grande Bellezza” di Maurizio Sarri –Nella sua prima stagione alla corte del Club di Aurelio De Laurentiis, Sarri ha necessitato di qualche settimana per rodare i meccanismi del suo ambizioso macchinario, tant’è che, nelle prime giornate, la stampa nostrana iniziava già a paventare le prime ipotesi (mai rivelatesi fondate) di esonero; tuttavia, alla fine, la paziente attesa e la fiducia concessa al tecnico hanno ben pagato: il Napoli ha concluso il campionato al secondo posto, con un bottino di 82 punti, delle percentuali offensive da vertigini (con la formazione partenopea che ha registrato una media di più di due gol a partita) e il moral prize di squadra fautrice del gioco più interessante di  tutta la serie A.
L’eco delle imprese dell’equipe sarriana ha, infine, travalicato i confini nazionali: i fari dell’intera Europa calcistica erano puntati sull’allenatore di origine napoletana, che ha potuto così iscriversi alla lista dei “teorici incorruttibili del pallone”, figurando nell’elenco di quei tecnici che non sacrificherebbero mai la propria filosofia di gioco sull’altare del pragmatismo esasperato e del cinismo, come Arrigo Sacchi (non a caso, principale sponsor di Maurizio Sarri), Marcelo Bielsa, Pep Guardiola e Zdeněk Zeman: cultori del bel gioco, profeti romantici di un calcio avvincente che debba “valere il prezzo del biglietto”, esponenti di una scuola di pensiero secondo la quale lo sport professionistico dovrebbe essere, prima di ogni altra cosa, uno spettacolo; e, in effetti, la trama di gioco imbastita da Maurizio Sarri è diventata, nel corso degli anni, la sceneggiatura di un vero a proprio cult movie: un 4-3-3 (che, in fase difensiva, si tramuta in un 4-1-4-1) all’insegna di tre direttrici fondamentali: il pressing offensivo nella metà campo avversaria, il mantenimento del possesso palla e lo sfruttamento delle verticalizzazioni. Nel triennio passato, il Napoli si è reso interprete di un gioco semplice ma tremendamente efficace: una macchina perfetta, capace di imporre il proprio ritmo a qualsiasi avversario (addirittura, anche se solo per quarantacinque minuti, al Real Madrid).
La ricerca di un ideale estetico di altissimo valore, la tendenza ossessiva alla perfezione, l’attenzione smisurata per i dettagli: sono questi gli ingredienti della “Grande Bellezza” di Maurizio Sarri. Una bellezza che non toglie nulla al carattere disimpegnato e creativo insito nel gioco del calcio. A tal proposito, possono essere illuminanti le sue parole: «Prima ero più rigido. Ero più portato a pensare che la tattica fosse un valore assoluto. Ora so che il bambino che c’è in ogni giocatore non va mai spento. Non va mai represso l’aspetto ludico, quello per il quale il calcio si chiama, appunto, gioco del calcio. Quando un giocatore si diverte rende il doppio, ed è uno spettacolo meraviglioso». I numeri di “Mister 33” – Nella scorsa stagione, “Mister 33” (questo il nomignolo che gli fu affibbiato nel 2001 da un giornalista, ai tempi del Sansovino, poiché 33 erano i suoi schemi su calcio d’angolo e punizione) ha sfiorato il miracolo: 91 punti, record nella storia del Napoli, e uno scudetto sfumato solo a causa di una Juventus formato deus ex machine.

Peraltro, i record di Sarri alla guida della formazione partenopea sono tantissimi: record di vittorie e di punti sia in casa (15) che fuori (14), record di reti messe a segno in un solo campionato (94 i gol nella stagione 2016/2017, pur rimanendo orfano di un fuoriclasse assoluto come Gonzalo Higuain). E poi, ancora: media punti più alta della storia azzurra (2,64 nella stagione 2017/2018); maggior numero di vittorie in campionato (27) e maggior numero di vittorie consecutive (10). Merita poi menzione un dato: sotto la sua gestione, il Napoli ha ottenuto un record di punti dopo l’altro: 82, 86 e 91 in sequenza. Mai ne aveva conquistati tanti il club partenopeo. A questi numeri vertiginosi, fanno amaro riscontro i titoli in bacheca, che si attestano a quota zero. Lì dove erano riusciti i suoi predecessori Mazzarri (Coppa Italia) e Benitez (Coppa Italia, Supercoppa Italiana), il tecnico toscano ha fallito.

Titoli di coda per Maurizio Sarri al Chelsea. Nonostante i risultati ottenuti, dai media britannici trapela un certo pessimismo sulla riconferma del tecnico italiano, che molto probabilmente verrà "silurato" dopo la finale di Europa League. Nonostante la qualificazione aritmetica per la Champions, l'ex allenatore del Napoli paga il pessimo rapporto con stampa, tifosi e presidente.

In Italia sulle sue tracce ci sono Roma e Milan. A Londra, dunque, l'impressione è che Sarri ormai sia un "Dead man walking". Il suo futuro al Chelsea ormai pare segnato. Indipendentemente dall'esito della finale contro l'Arsenal a Baku. Bersagliato dai media inglesi, in Premier il tecnico italiano si è sempre dimostrato molto diretto nelle sue esternazioni, palesando apertamente la sua insofferenza per alcune questioni e irritando sia i tifosi, sia Roman Abramovich, sempre a caccia di "yes-man" e allenatori più aziendalisti di Maurizio. Un "braccio di ferro" che a fine stagione sembra destinato a sancire una separazione inevitabile e forse anche il ritorno del tecnico in Italia. Sulle tracce di Sarri da qualche tempo del resto ci sono sia la Roma che il Milan, club molto attenti all'evoluzione della situazione.
Da un lato Franco Baldini, consigliere personale di Pallotta, può vantare una grande amicizia con Maurizio e dopo il 30 giugno proprio Sarri potrebbe essere l'opzione giusta per riscattarsi dallo scottante rifiuto di Antonio Conte.
Discorso diverso invece per i rossoneri, che in caso di mancato accesso in Champions, potrebbero salutare Gattuso per far spazio in panchina proprio al tecnico del Chelsea.
A Londra Sarri prepara le valigie.