E' difficile parlare di sport da un pò di tempo a questa parte, da quando, sempre più spesso, si verificano fatti come quelli a Verona / Brescia di domenica scorsa. Quanto è successo è noto, inutile tornare a descriverlo.

E' evidente che Balotelli ha assunto un ruolo, forse incosapevolmente: ha messo in evidenza una situazione, a questo punto, intollerabile. E' capitato a Verona, ma analogamente poteva capitare altrove, durante una partita di calcio, di un altro sport o in qualsiasi altra situazione al di fuori dello sport, come in effetti capita ormai spesso.

E' lecito chiedersi chi siano i protagonisti di questi atti, cosa facciano e cosa vogliano. Considerando che il razzismo è un germe da cui nessuno è esente, di questi tempi è chiaro chi, facendo leva sull'ignoranza e la paura della gente, ha adottato questi comportamenti asociali. E' sufficiente leggere sui giornali le opinioni di qualcuno e facilmente si comprende il pensiero di queste persone che si annidano negli anfratti degli stadi.

Perdonatemi la premessa extracalcistica, serviva solo a inquadrare il contesto di quanto sento di sostenere.

Se il razzismo è prima di tutto la negazione, la paura del diverso, come da sempre è stato, ecco che lo sport, con i suoi valori, con lo spirito di fratellanza, di rispetto per il diverso, può accogliere qualsiasi persona. In molte città italiane sussitono esempi di quanto sto dicendo: esistono squadre di disabili, squadre di calcio per non udenti, sostenute ed amate da molti. L'integrazione in tutte le squadre di cittadini del mondo è ormai acclarata, persino auspicata dai veri sportivi.

Ecco dunque che facendo leva sui valori alla base dello sport, è possibile forse isolare negli stadi certe frange estremiste, perchè non credono nella ricchezza della diversità nello sport come nella vita privata. Se questa ricchezza venisse esaltata, immediatamente chi si oppone uscirebbe allo scoperto ... isolandosi da solo.

Non voglio pensare che questi concetti siano patrimonio di pochi, ormai. Credo piuttosto che sia il momento di uscire allo scoperto e di affermare le proprie opinioni, cercando di scalzare slogans o comportamenti razzisti con l'esempio semplice e costante del modo di vivere di ciascun sportivo. Non sono efficaci le belle parole, è efficace, nello sport come nella vita, l'esempio di comportamento. Occorre che i campioni del calcio escano allo scoperto difendendo i propri compagni cittadini del mondo come loro, che si esaltino con loro e grazie a loro.

Credo fermamente che il calcio, il più popolare sport attuale, e lo sport in generale, siano in grado di trasmettere questi ideali in modo naturale e schietto, senza paura nè esitazioni. Se ciò non bastasse e se occorresse colpire a livello disciplinare qualcuno o qualche società, nessuno faccia la vittima, perchè da qualche parte occorre pur cominciare.

Recentemente ho visto un film, "Non ci resta che vincere",dove un noto allenatore, arrogante e presuntuoso, appena destituito dalla sua squadra, viene arrestato per aver provocato un incidente guidando in stato di ebbrezza. Come condanna, gli  assegnano un lavoro socialmente utile: il compito di allenare una squadra di pallacanestro composta da disabili. L'affetto ed i sentimenti di questi atleti diversi aprono una breccia nel cuore dell'uomo che alla fine riesce a calarsi nella parte ed a condurre questa squadra ad una simbolica vittoria. Ecco il senso di quanto sto dicendo. La conoscenza, il calore umano che si può sentire in una squadra servono a tutti, anche a chi assiste solamente alle performance sportive; servono a depurarsi delle scorie del razzismo ed a guardare verso un futuro veramente degno di una società civile. 

Tutti abbiamo bisogno di una depurazione dal razzismo, chi più chi meno, anche chi vi scrive. Jesse Owens diede al mondo una sonora lezione vincendo a Monaco, sotto gli occhi di Hitler, fautore della superiorità della razza ariana. Balotelli, ai nostri giorni, è un campione ed ha fornito l'esempio aprendo gli occhi a molti, affinchè non si cerchino scuse con contorsionismi mentali, ma si guardi in faccia la realtà per quella che è. Imparare ad avere rispetto, rispetto senza razzismo: è questa una delle sfide importanti dei nostri giorni.