I primi derby di cui ho memoria chiara e consapevole risalgono a quelli degli anni '70-80, quando costituivano una partita unica, attesa e temuta per tutto l'anno, nel corso della quale emergevano nettamente il carattere e le peculiarità tanto delle squadre che dei tifosi e supporters. La parte Juve si sentiva superiore, nobile e aristocratica, di solito poteva praticare un calcio tecnicamente più elevato, mentre il Toro, sanguigno, riusciva a infarcire il derby di cattiveria agonistica. Le coreografie dei derby, all’inizio e durante l'incontro, sempre magnifiche ed originali, erano l'orgoglio dei tifosi. Solitamente la favorita era la Juve, composta da giocatori con i più famosi nomi del calcio italiano che spesso venivano superati dalla grinta del Toro che, a quei tempi, sentiva maggiormente quella partita.

Credo si possa dire che allora il Derby fosse la rivincita contro i padroni della città, coloro i quali ne determinavano il destino e, per una volta o due all'anno, potevano essere sconfitti dall'anima popolare della stessa Torino. Per questo il campo trasformava i calciatori in moderni gladiatori che per 90 minuti potevano sottomettere chi, normalmente in classifica, li guardava dall'alto in basso. Comunque fosse, un derby dura fino al 90° minuto, nel senso che finchè l’arbitro non avesse fischiato la fine, non era possibile sapere chi fosse il vincitore. Talvolta la Juve se ne dimenticò e pagò amaramente la sua presunzione.

Non posso dimenticare il derby della primavera dell'83, quando una Juve fortissima, con Platini, paga di un 2-0 a 20 minuti dalla fine si rilassò e così subì la rimonta di un Toro spericolato che in quattro minuti ribaltò il risultato in un’apoteosi di pubblico granata festante. Ricordo perfettamente la radiocronaca di Enrico Ameri che mi fece vivere quei momenti come fossi allo stadio invece che a casa a costruire un altro dei miei sogni. Tanti sono i momenti dei derby che ricordo, non tutti piacevoli, soprattutto ultimamente, ma quello che non potrò mai dimenticare è l’effetto dell’adrenalina in corpo ad un goal del Toro sulla Juve, quando tutta la tensione si scarica in un grido liberatorio. Sono ricordi di altri tempi, di un calcio che forse non esiste più, ma che sono convinto possa ritornare in quell'atmosfera magica e particolarissima che è un derby all'ombra della Mole.