Nelle aspettative degli appassionati di calcio, il VAR, prima che fosse introdotto, costituiva un'importante opportunità per minimizzare le eventuali anomalie della conduzione arbitrale nel corso delle partite. Dopo circa due anni di applicazione della nuova metodologia in Italia, promossa ed approvata dall'International Football Association Board (IFAB), molte sono le contestazioni ed i malumori rivolti a questo sistema sia da parte degli spettatori che da parte di alcuni club italiani. Diversi operatori del settore e moltissimi tifosi riponevano le speranze in un sistema arbitrale che applicasse la cosiddetta "moviola" sul campo e fosse riconosciuta, da tutti, come lo strumento per mezzo del quale si potesse stabilire la verità, in ogni caso dubbio nel corso del match. All'inizio il VAR fu accolto bene e diede buoni risultati. I disagi di sospensione del gioco, anche di qualche minuto, furono visti come un normale "rodaggio" del sistema, che piano piano sarebbe stato messo a punto e quindi consolidato.

Per onestà intellettuale, occorre precisare che la determinazione della verità, in fatti umani, non è solamente un problema tecnico, ma è anche e forse più propriamente, un problema di pensiero filosofico e psicologico. In sostanza si attribuiva al VAR, anche se per il solo campo di calcio, la capacità di ottenere una "veritas", quella verità assoluta che fin dall'antichità si è cercata in ogni campo. Perfino Ponzio Pilato poneva la famosa domanda: "Quid est veritas?" per chi ricorda il più famoso processo della storia [1]. D'altra parte prima di lui hanno incominciato a cercarla i filosofi greci, da Platone, Aristotele in poi. Fino ad arrivare a Kierkegaard (1812-1855, filosofo danese), che ci aiutò a distinguere tra verità soggettiva ed oggettiva, sebbene, anche così, non sia cessato il dibattito sulla verità assoluta [2]. Potrà forse farlo la VAR, per quanto perfezionata? Questo processo di revisione delle decisioni arbitrali, dopo la prima fase sperimentale, è stato implementato nell'intento di migliorarlo. Sono stati cambiati regolamenti e procedure, in modo da interferire il meno possibile sul decorso e sullo spettacolo della gara; ciò per influire marginalmente sul match, secondo il concetto "minori interferenze massimo beneficio". Inoltre è stata introdotta la "regola di ingaggio" prevede l'applicazione del VAR solo in casi di "evidente errore dell’arbitro" [3].

Per sgombrare il campo ad equivoci ed erronee interpretazioni del VAR, proviamo a definire, in modo sufficientemente dettagliato, di che cosa si tratta. VAR è l’acronimo di Video Assistant Referee (abbreviato in VAR, tradotto significa Assistente a video dell’Arbitro). Questa figura è coadiuvata dall’Assistant Video Assistant Referee (Vice Assistente al Video dell'Arbitro). I due ufficiali di gara collaborano con l'arbitro in campo, con cui sono collegati via radio, esaminando le situazioni in cui può essersi verificato un errore di valutazione da parte del giudice si di gara in campo, tramite l’utilizzo di filmati anche rallentati; l’intero metodo arbitrale costituito da Arbitro, VAR e AVAR costituisce quello che generalmente si intende per VAR. Facciamo ora una fotografia dei principali concetti che regolano attualmente il processo di revisione di una situazione critica con la VAR, formulando quattro classiche domande:

COME? Il VAR consiste nell'interpretazione di più filmati anche rallentati di un'azione da analizzare, effettuati da due Assistenti Arbitro e dall'Arbitro stesso, seguendo la seguente procedura:

  • il VAR e l'AVAR informano l'arbitro, via radio, riguardo ad una decisione critica da analizzare ed eventualmente rivedere; l'arbitro, generalmente, in questo momento interrompe il gioco, dando il tempo ai suoi assistenti VAR di eseguire l'analisi al video.
  • il VAR e l'AVAR rivedono le immagini video, quindi spiegano all'arbitro che cosa è successo;
  • l'arbitro, per assumere una decisione, potrà rivedere il video a bordo campo.


QUANDO? L'assistente VAR dell’arbitro segnala all'Arbitro un'azione dubbia o l'Arbitro chiede aiuto all'assistente, solo ed esclusivamente nei seguenti casi:

  • assegnazione di un gol; (verificando tutte le eventuali condizioni ostative alla sua assegnazione)
  • assegnazione di un calcio di rigore;
  • espulsione diretta (senza precedente ammonizione);
  • errore di identità (scambio del calciatore da ammonire o espellere).

A partire da quest'anno il VAR, su decisione dell'International Football Association Board (IFAB), può essere impiegato solo ed esclusivamente in caso di "chiaro ed evidente errore", cioè quei casi un tempo definiti "sviste arbitrali". Con questa casistica sono diminuiti notevolmente, rispetto all'anno scorso, i casi analizzati con VAR.

DOVE? L'arbitro si trova in campo, talvolta in condizioni difficili per poter analizzare correttamente un'azione e con tempi molto ridotti. L'assistente VAR si trova in un locale apposito in condizioni migliori per poter analizzare e segnalare all'arbitro eventuali revisioni da effettuare.

CHI? Gli arbitri del VAR sono di supporto, assistenti all'Arbitro in campo, per segnalare criticità e per scegliere immagini da sottoporre all'Arbitro. Tuttavia, alla fine del processo di revisione, qualsiasi decisione provvedimento in merito viene presa deciso sempre e comunque dall'Arbitro in campo.

Sul processo di analisi attuale gravano anche delle nuove regole di gioco, introdotte con l’obiettivo di sgombrare il campo, il più possibile, dalla discrezionalità degli ufficiali di gara, diminuendo la possibilità di errore. Precisamente le nuove regole regole sono:

  • Fallo di mano: sarà comunque fallo di mano, anche per un tocco involontario, se le braccia sono in posizione innaturale e cioè all'altezza delle spalle o sopra.
  • Giallo e rosso per il tecnico: anche agli allenatori gli arbitri mostreranno prima il cartellino giallo e poi nel caso quello rosso. Una volta espulsi saranno squalificati per la giornata successiva.
  • Sostituzioni più veloci: non sarà più necessario uscire da metà campo in caso di sostituzione. Per guadagnare tempo il giocatore dovrà uscire dal terreno di gioco nel punto a lui più vicino.

La più importante di queste nuove disposizioni regolamentari è la prima, quella che prevede l’introduzione del concetto di "fallo di mano" indipendentemente dalla volontarietà o meno dello stesso. Una regola di questo tipo, se è pur vero che non si presta molto a interpretazioni, può risultare talvolta eccessivamente restrittiva, come ad esempio nel caso dell'espulsione del giocatore Bremer del Torino nel corso della gara Parma-Torino: in questo caso era evidente (ragionando secondo le vecchie regole) come il fallo fosse involontario in quanto, d'istinto, il difensore si proteggeva l'occhio, con il gomito, da una potente pallonata. Non è pensabile che si possa chiedere ad un calciatore, in nome del nuovo regolamento, di porre a repentaglio la propria incolumità. In questo caso, però, applicando il nuovo regolamento, il fallo era evidentissimo, rilevato con successo dal VAR (intervenuto, come da regolamento, per un "chiaro errore" dell'arbitro) e l'espulsione del giocatore, già ammonito, più che giustificata. Senonché, rispetto alle regole di un tempo, i cui data l'evidente involontarietà, il fallo non sarebbe stato nemmeno sanzionato, questa non è forse contraddizione del sistema attuale, in quanto costituisce una pesante interferenza sulla dinamica della partita, contraria ai principi fondamentali del VAR? Il risultato di tutto ciò, come è ben visibile sui social e sui giornali sportivi, è l'allargamento della "forbice" tra gli scontenti e coloro che apprezzano il nuovo sistema, in pratica applicato sempre più di rado nel corso di una partita.

Cerchiamo di dare un piccolo contributo al dibattito in corso, pervenendo a delle conclusioni sui possibili limiti del VAR, se condivisi. Siamo partiti dal concetto secondo cui l'ideale per tutti nel calcio (e non solo nel calcio) sarebbe poter disporre di uno strumento in grado di identificare una verità; vediamo entro quali limiti. Stabilire una verità con un sistema gestito inevitabilmente da uomini, per natura fallaci, probabilmente non sarà mai possibile. Quindi in uno sport come il calcio, molto dinamico, è praticamente impossibile giungere ad una verità assoluta o quantomeno oggettiva (cioè basata su dati o fatti oggettivi, quindi riscontrabili allo stesso modo da qualunque osservatore, a parità di condizioni). Nello sport esistono strumenti in grado di dare dati oggettivi, come nel tennis l'Hawk eye ("L'occhio di falco”). L'occhio di falco, però, deve rispondere semplicemente ad un solo interrogativo: la palla è dentro o completamente oltre una riga che delimita il campo di gioco? In questo caso, le immagini fornite dal sistema sono inequivocabili e sufficienti a stabilire se "la palla è uscita o no". Anche il VAR in un caso, realizza ciò, certificando se la palla ha oltrepassato la linea di porta oppure no (goal o non goal). Per il resto, in ambito calcistico, pur revisionando al rallentatore il filmato, avremo sempre spazio per le interpretazioni. Il VAR potrà al limite ridurlo al limite, ma non riuscirà mai ad eliminare quest'alea. Risulta pertanto inevitabile che l'ultima parola spetti sempre a qualcuno al vertice del sistema, in particolare all'arbitro in campo, rispetto ai suoi due assistenti VAR, rientrando così nei limiti della possibilità dell'errore umano.

Dati i limiti del sistema VAR precedentemente esposti, potremmo ambire tutt'al più ad un VAR che renda possibili decisioni plausibili e, ovviamente, in buona fede. Certo è che questo campionato, indipendentemente da come la si pensi sul VAR, è affascinante comunque, nonostante le "VAR imperfette" ed ai problemi ben più elevati, come i presunti bilanci con enormi disavanzi, le conseguenti sperequazioni, le migliorabili designazioni arbitrali e ogni altro fattore d'influenza. Infatti, per tante vittorie dei soliti noti, ogni tanto, nonostante tutto, spunta qualche campione, qualche Davide, capace di assestare un bel colpo e un Golia cade. Poi si rialza, è vero, ma ogni anno i Davide si scatenano, sono tanti e, prima o poi, quel colpo di fionda magistrale riesce di nuovo. (vi ricordate di Gigi Riva, di Paolo Pulici, del Verona di Bagnoli e tanti altri?). "VAR veritas non est", il VAR non è la verità, ma forse per il calcio "Hoc est veritas!". Questo è la verità: l’imprevedibilità, il momento del Davide di turno. "Hoc est veritas?" E' questa la verità?
 

[1]  V. secondo Giovanni 18;38

[2]  Può essere utile, per chiarire questi concetti, ricordare il film "La parola ai giurati" del 1957 di Sidney Lumet, che molti avranno visto. Infatti questo documento mette bene in chiaro il concetto di verità opinabile (e quindi confutabile con i fatti o altre opinioni ben articolate e ferme). Il film racconta la storia di un componente di una giuria che, sulla base di un "ragionevole dubbio" nel ragionamento di ciascun giurato, tenta di persuadere gli altri undici membri della giuria affinchè assolvano un ragazzo accusato di parricidio. Alla fine vi riesce, dopo aver smontato le opinioni, gli stereotipi e le resistenze psicologiche e culturali di tutti gli altri giurati che influenzavano pesantemente le loro visioni. Eppure tutti si basavano su una ricostruzione comune, seppur fondata su dati oggettivi e fornita loro dal giudice. Questo perché i vari dati oggettivi, miscelati fra loro, fornivano visioni differenti, e quindi opinabili. Come si può notare nel film a trionfare non è la "verità", ma il riconoscimento dell'esistenza di "un ragionevole dubbio" (o più di uno) su una sentenza cioè sulla realtà così come interpretata dal giudice, a sua volta sottoposta ai giurati, stesso campo, mutatis mutandis, della VAR.

[3] LAWS International Football Association Board.