La squadra di Mazzarri, a Sassuolo, perde l’ennesimo treno verso una classifica più consona al suo blasone. Lo fa per non aver saputo chiudere la partita dopo aver sbagliato parecchi goals nel primo tempo, ed almeno tre occasioni nel secondo. Lo fa con un secondo tempo disastroso che mette in luce una certa mancanza di temperamento e di lucidità di fronte a compagini che, sulla carta, dovrebbero essere meno competitive.

Le cause di ciò non sono ben note, anche se molto dibattute. Non sono note dal momento che, qualora lo fossero, si sarebbero già trovati i rimedi. Probabilmente le concause sono molteplici e spesso duali tanto che, curandone una, si accentua l’altra. Tra queste va citata la contestazione in atto posta in essere tempo fa, la cui fine è stata invocata dai due più autorevoli giocatori del Torino: il portiere Sirigu ed il Gallo Belotti. Due giocatori sempre sul pezzo, sempre encomiabili, dal rendimento esemplare. Questi due giocatori hanno evidenziato il rischio che tra squadra e tifosi si verifichi una frattura dagli effetti devastanti, frattura il cui inizio si è potuto osservare bene al termine della vittoria con il Bologna, quando i giocatori non si sono più recati a festeggiare sotto la curva.

Il clima greve in cui si assiste alle partite all’Olimpico Grande Torino influenza il rendimento dei giocatori, a mio avviso, sia in casa che in trasferta, andando a ledere l’autostima di ogni componente della squadra e questo può essere causa di errori, di piccole imprecisioni che possono stare alla base di goals mancanti, perlomeno come concausa.

Ormai la contestazione della tifoseria organizzata colpisce tutto e tutti, non su fatti oggettivi, ma per partito preso. I tifosi, ormai, contestano ogni cosa messa in atto da Mazzarri e dalla Società. Non ha importanza se si tratta di un fatto oggettivo, si contesta e basta. Tutte le volte che Mazzarri sostituisce un uomo si ode un mormorio di disapprovazione se non fischi a scena aperta, a prescindere. Il clima non è certamente costruttivo e quello che la squadra costruisce viene ormai calpestato senza obiettività. Se la squadra vince è fortuna, se la squadra perde con molte palle goals, è giusto che sia così. Qualche tifoso arriva a gioire se la squadra perde perché si illude che così Mazzarri possa essere esonerato.

La contestazione covava da tempo; come un fuoco bracioso all’apparenza spento. E’ divampato ai primi risultati negativi, quando era necessario fare quadrato attorno alla squadra. Non che la contestazione fosse ingiustificata, ed anche inizialmente utile per dare una scossa ad un ambiente troppo lassista. Ora però sarebbe opportuna una tregua, sarebbe opportuno tenere alto il morale della compagine, scongiurando effetti negativi sui giocatori, che, fra l’altro, potrebbero essere messi in fuga adesso a gennaio o con la sessione estiva del calciomercato.

Certamente però i motivi della contestazione resterebbero, non tali però da riuscire a trasformare in atto positivo una protesta giustificata. Infatti ragioniamo: questa contestazione dove può portare? Ad una delegittimazione della squadra e della società.
A favore di chi? Non è dato al momento di sapere. Ma resta il caso che certe carenze societarie sono evidenti, come dirigenti poco autonomi e poco intraprendenti, una scarsità di pianificazione e lungimiranza negli acquisti, uno scarso impegno per l’ampliamento degli asset della società, asset che sarebbero fonte di proventi per la società che potrebbero essere impiegati per acquisti finalmente adeguati. Quei tifosi che contestano non si rendono conto che ormai ripetono le stesse cose da molto tempo? Del resto potrebbe essere diverso? Quali leve ha in mano la contestazione attuale, se no quella di mettere in crisi un sistema bene o male costruito?

Si pensi invece, per contro, a quali potrebbero essere gli effetti di una associazione che raggruppasse una gran parte dei tifosi che assieme potrebbero muoversi e decidere di indirizzare la propria contestazione proprio su quelle leve commerciali non acquistando giornali, non vedendo TV, non acquistando gadget, biglietti ed abbonamenti, pur tenendo saldo il sostegno alla squadra. Con questi fattori commerciali, forse si potrebbero operare delle sollecitazioni verso la proprietà del Torino FC, in quanto si andrebbe esattamente a far leva sulla medesima, e non sui calciatori.

Certamente, per giungere ad un’organizzazione, occorrerebbe del tempo, con un cammino preparatorio, fatto di manifestazioni unitarie, di convegni, di incontri, di comitato di promozione. Tutti fattori con un elevato grado di difficoltà a realizzarsi, ma che, una volta avviati, difficilmente si potrebbero fermare.

Sarebbe auspicabile dunque una presa di coscienza unitaria da parte dei tifosi sulla contestazione attualmente sterile, per arrivare ad una che possa finalmente avere una certa voce in capitolo. Penso che questo potrebbe essere il momento di staccare la spina dalla contestazione allo stadio, a meno di non farla a partita non in corso (prima dell’evento, nell’intervallo, dopo l’evento), in modo da non influenzare la squadra. Staccata la spina occorrerebbe riuscire a pensare e mettere in atto quelle azioni di cui ho fatto qualche esempio sopra, con la convinzione di riuscire, un giorno, ad influenzare efficacemente le sorti della società.

L’intento di questa mia riflessione è quello di favorire il dibattito ed il diffondersi di idee nuove per una società, il Torino FC, che meriti una cornice compatta di tifosi, come quella del Maggio 1976, vincendo all’Olimpico Grande Torino un meritato scudetto sul campo.

FORZA VECCHIO CUORE GRANATA.