Da tempo, nell’ambiente juventino è in voga l’idea che la FC Juventus, avendo vinto in Italia per cinque anni di seguito, non si possa e non si debba più criticare. Gli juventini benpensanti storcono subito il naso se qualche spirito critico si permette di esprimere dei giudizi negativi sull’operato dei nostri dirigenti o sull’agire della nostra proprietà. Certo, solo un folle, anche se di fede diversamente abile, affermerebbe che i Marotta boys sono inadeguati e incompetenti. Tutt’altro. È evidente ai più, anche se antijuventini fino al midollo, che in Italia, la Juventus è l’unica vera società degna di questo nome, in grado di fare impresa nel calcio come pochi team al mondo. Detto ciò, io credo che nessuna vittoria possa inibire qualcuno dall’ esprimere pareri negativi su singole operazioni o scelte dei nostri. La critica è un sacrosanto diritto, che aiuta a discernere meglio la realtà dei fatti e a mantenere i piedi per terra. E le vittorie acquistano senso solo se portano con se un’ intrinseca tensione al miglioramento, non certo se rappresentano una sorta di cristallizzazione soporifera dello status quo. Il “caso” Morata, ad esempio, è stata certamente, a mio modesto parere, un’ operazione partita male e finita anche peggio. Checché se ne dica, alla fine della fiera abbiamo preso un ragazzino di buone prospettive della panchina del Real, alla modica cifra di 20 milioni di euro, per restituirlo – secondo le cifre che girano ultimamente sul costo del cartellino fissato dalle merengues – rivalutato di ben 75 milioni. Guadagno netto per la Juve? Soltanto 10 milioni. In altri termini, per pochi milioni (giusto il prezzo del cartellino di Hernanes, sig!), abbiamo formato un giocatore e, forse, anche un uomo. Ed in cambio, a ben vedere, oltre l’esigua plusvalenza, abbiamo visto, in due anni, soltanto qualche sporadica prestazione di alto livello in Champions; irrilevante, invece, l’incidenza di Alvaro sulle vittorie dei campionati. Dunque non si può negare che a guadagnarci è stato solo ed esclusivamente il Real Madrid che, dal canto suo, ci ha trattati come se fossimo il Sassuolo d’Europa. Si, perché, a mio parere, c’è anche un danno a livello di immagine da considerare. Ditemi se questa può considerarsi un’operazione da grande squadra che ha tra i suoi obiettivi la vittoria della Champions. Per me no. Altro esempio. Affare Coman. Il francese è stato venduto al Bayern – al di là delle modalità del pagamento – per 27 milioni di euro. In un anno si è guadagnato il posto fisso nella seconda (per qualcuno la prima) squadra più forte del mondo, e nella nazionale Francese. Vi sembra un buon affare? In panchina, nella Francia, c’è tale Martial che è stato pagato dal MUtd praticamente il doppio. Un operazione pessima, direi, non solo sotto il profilo economico, ma anche da un punto di vista tecnico. Il ragazzino – è bene non dimenticare che si parla di giocatori poco più che ventenni – sarebbe stato il sostituto ideale di Cuadrado. Certo, il suo potenziale si esprime soprattutto in un 4 3 3, ma ciò non togliere che privarsi di un talento così, e a quella età, soltanto per un impasse tattico, mi sembra una boiata. La storiella, poi, che sarebbe stato il giocatore a spingere per la cessione, sarebbe ancora più svilente per le capacità manageriali del nostro staff. Pensare che un diciannovenne, con contratto pluriannuale, possa decidere di andarsene senza che la società batta ciglio, è da ingenui. Stesso discorso si potrebbe fare anche per Cuadrado. Come per Draxler lo scorso anno, i nostri aspettavano di arrivare all’ultimo giorno utile per tirare sul prezzo. Potevano tranquillamente riscattarlo prima, anche perché non voglio credere che nell’ambiente non si sapesse dove sarebbe andato a finire Conte. Comunque, come per Morata, anche in questo caso trattasi di un giocatore rigenerato e rivalutato alla Juve e rispedito al mittente senza neanche un grazie. Ripeto, è ovvio che si potrebbero citare molte più operazioni redditizie e di altissimo livello realizzate dai nostri, da contrapporsi a quelle, diciamo così, andate a finire male: Dybala, Pogba e Alex Sandro, tanto per citare i casi più evidenti. Ciò non toglie che in alcune occasioni, e a mio parere anche clamorose, la nostra dirigenza non è stata particolarmente lungimirante, anzi ha proprio toppato. La vittoria, cari amici bianconeri, è un fuoco effimero, spesso destinato a rimanere nei cassetti più reconditi della memoria. La sconfitta, invece, come sanno dalle parti di Milano e Roma, è un male oscuro, che ti corrode e ti abbrutisce. Certe cose è meglio sottolinearle quando si naviga in acque chete, e si è in tempo per cambiare rotta, imparando dagli errori. Questo è l’unico modo per continuare a percorrere il sentiero virtuoso del rinnovamento e della crescita economica e tecnica, ossia quel cammino che per la maggior parte del calcio italiano è ormai una chimera. Chiudo con una breve considerazione su Pogba. Solo un folle, in questo momento storico, qualora dovesse arrivare un’offerta da cento milioni di euro e passa, rifiuterebbe. Se Paul non si è ancora mosso da Torino è perché una proposta di tali proporzioni non è ancora pervenuta in corso G. Ferraris. Al contempo, però, mi domando: come può una squadra che ambisce a rimanere nel gotha del calcio europeo privarsi ogni anno di uno/due campioni o fuoriclasse, senza, prima o poi, subire un contraccolpo serio e irrimediabile? Mi direte: sostituendoli con altri campioni? Già. Ma, allora, con chi sostituisci Pogba e Morata? O meglio, quale grande giocatore, nel pieno della sua carriera, verrebbe a Torino a prendere uno stipendio dimezzato rispetto a quello che gli offrirebbero altrove. Purtroppo, il vero problema, che tarpa le ali alla nostra definitiva affermazione in Europa, si chiama monte ingaggi. Inutile girarci intorno. Fino a quando non potremo competere con le altre sul piano degli stipendi, sarà difficile imporsi in maniera definitiva e costante, con la speranza di vittorie finali, nel calcio internazionale, che col passare del tempo conterà sempre di più, fino ad emarginare le competizioni nazionali.