Vincere qualcosa è sempre meglio che non vincere niente, mio caro monsieur de La Palice.

Che te lo dico a fare, ripeteva Al Pacino nel celebre film Donny Brasco.

Che ve lo dico a fare, cari tifosi dell’altro calcio italiano.

Voi che da anni avete come unico obiettivo stagionale quello di vedere la Juve fuori dalla Champions perché oramai privati, dalle vostre imbelli dirigenze, della speranza, financo del desiderio di assistere al ritorno delle vostre squadre ai fasti di un tempo.

Obbligati, da tempo immemore, a subire le vittorie di chi più odiate, siede ridotti a vivere in quell’ assurdo calcistico che è il tifo contro.

È come se non potendo far vostra la donna che amate, passaste la vita a sperare e desiderare che gli altri vivano il vostro stesso dolore. Il nonsense della passione.

Siete stati costretti ad espungere dal vostro vocabolario la parola vincere, trasformandola nell’anelito malato alle altrui disgrazie.

Per fortuna, e di questo ringrazierò per sempre la dirigenza e i giocatori, la nostra signora è sempre bella e tirata a lucido.

Anche quando il sentimento popolare, assurto a principio di diritto, ha cercato di spogliarla, lasciandola nuda ed indifesa in un bordello di ingiustizie e falsità, lei si è rialzata, rivestita, e nonostante il colpo ferale ricevuto, ha continuato a vincere, vincere e ancora, 37 volte… vincere.

Eppure, proprio questo sentimento, colmo di rancore e impotenza, dovrebbe portare noi juventini ad interrogarci sul reale valore, oggigiorno, delle vittorie italiche della nostra gloriosa squadra.

Il dibattito ferve ovunque.

C’è chi gode inopinatamente per l’ottavo scudetto di fila e c’è chi, invece, non pago di questo risultato, continua a rimuginare sull’eliminazione in Europa.

Ovviamente, come, ahinoi, succede spesso nei consessi della peggiore “suburbia” calcistica, gli insulti e gli epiteti si sprecano.

Ognuno dei fautori delle due tesi, si arroga il diritto di parlare da vero juventino. Gli altri, invece, sono rispettivamente o degli ipocriti o dei rinnegati.

Avete capito cari amici dell’altro calcio italiano a cosa ci avete portati? Non avendo più nessun reale “nemico” tra i confini nazionali, ce lo stiamo costruendo ad arte dentro casa.

Io ritengo che il problema sia mal posto.

Come detto in principio, è un’ovvietà affermare che vincere qualcosa è sempre meglio che non vincere nulla. Guardate, cari fratelli nella fede bianconera, a cosa sono ridotti i tifosi delle altre squadre italiane? Vorreste essere come loro? Io no!

Tuttavia, i fatti ci rimandano una realtà che non può essere sottaciuta.

Il torneo nazionale, negli ultimi anni, ha proposto il Napoli come unico avversario credibile della corazzata bianconera.

Ottima squadra quella partenopea, ma senza troppi giri di parole, i distacchi in classifica sono lì a ricordarci il dislivello tra loro e noi. Non c’è mai stata partita.

Delle altre c’è poco da dire. Ogni anno spendono fior di quattrini per ritrovarsi alla fine in corsa per il terzo/quarto posto. Il nulla!

Veramente poco per poter definire il campionato italiano un torneo di livello, e per noi performante.

Ed infatti, mai come quest’anno, quando anche il Napoli – nonostante il Ronaldo degli allenatori – ha abdicato anzitempo ad ogni velleità di antagonismo, ci è bastato veramente poco per vincere il tricolore.

Le prestazioni in Italia, sono state veramente scialbe. Raramente si ricordano partite epiche. Abbiamo “vivacchiato”, perché la superiorità schiacciante della rosa ce lo ha consentito.

Questo dato pare inopinabile, e sottacerlo sarebbe pericoloso, perché continuerebbe a far rimanere a mezz’aria la fantomatica asticella che, mai come quest’anno con l’acquisto del più forte, si era inevitabilmente alzata verso l’alto.

Ebbene, è fuori dubbio che i nostri veri competitors, in questo momento storico, non possono ricercarsi nel povero torneo nazionale, ma sono inevitabilmente le grandi squadre d’ Europa. Ciò significa che è rispetto a quest’ultimo confronto che bisognerebbe costruire il reale bilancio della stagione.

Ponendoci da questa prospettiva, a mio parere non possiamo essere soddisfatti.

È vera e propria “furbata” quella di giustificare il nostro fallimento europeo con gli infortuni e la condizione atletica.

Lo chiamo volutamente fallimento perché, non solo siamo usciti dalla UCL anzitempo, bruciando il principale obiettivo stagionale, ma siamo stati eliminati da una formazione, almeno sulla carta, nettamente inferiore. Rischiando peraltro l’eliminazione anche nel turno precedente, contro un’altra formazione non certo tra le più forti in circolazione.

In verità, la nostra rosa allargata è tra le migliori al mondo. Inoltre, ad inizio stagione ci viene sempre ripetuto che le pessime prestazioni dei primi mesi sono la conseguenza di una preparazione indirizzata a far dare il meglio ai nostri atleti da marzo in poi.

Se ciò non è successo, e a ben vedere, già lo scorso anno eravamo arrivati in primavera con l’acqua alla gola, bisogna chiedersi il perché, senza infingimenti, e ricercare le responsabilità, così come bisogna attribuire alle vittorie e alle (non) vittorie la giusta misura.

Appare evidente, altresì, che non è soltanto una questione prettamente fisica, ma che c’è stato anche un problema di gestione dei singoli sotto il profilo tecnico e psicologico.

Tralasciamo il problema legato ai sistemi di gioco, all’organizzazione e ai movimenti di squadra. Siamo milioni di allenatori incompetenti, e lo sappiamo.

Ma sulla questione della gestione dei singoli c’è poco da opinare; contra factum non valet argomentum dicevano gli antichi.

Se Benatia ad un certo punto ha richiesto la cessione, perché effettivamente era sottoutilizzato, nonostante lo scorso anno fosse stato un validissimo compagno di reparto di Chiellini, un motivo e un responsabile ci sarà?

Se lo stesso Chiellini, nonostante la sua notoria fragilità fisica e l’età, è stato tra i più utilizzati, ci sarà o no un problema di gestione di un giocatore per noi importante come Ronaldo?

Se Dybala, che dopo CR7 è il nostro giocatore di maggior valore, ha fatto una delle annate peggiori da quando è alla Juve, muovendosi, dall’inizio alla fine, verso un imbuto di tristezza e inconsistenza sempre maggiori, al di là del carattere e delle responsabilità dello stesso atleta, ci sarà un problema di gestione tecnica e psicologica del ragazzo?

Ed ancora, sempre in prospettiva champions, anche la società ha commesso degli errori che vanno rimarcati.

Infatti, nonostante l’infortunio di Cuadrado, giocatore che con Allegri ha ricoperto dai 4 ai 5 ruoli, tra difesa e centrocampo; la stagione maledetta di Cosata l’eterna fragilità di Khedira e la mazzata dell’addio dell’unico marcatore in squadra di livello internazionale dopo Chiello, pare evidente che la società non sia intervenuta adeguatamente a gennaio per puntellare attacco e difesa.

Se è vero che sono gli errori a solcare i tragitti futuri migliori, senza perseverare diabolicamente, non vedo per quale motivo non bisognerebbe sottolinearli.

Cosa c’è di male, ad esempio, nel ritenere che Allegri, dopo grandi annate, sia arrivato alla fine del proprio ciclo in bianconero, dimostrandosi non del tutto adeguato al calcio internazionale.

O meglio, a mio parere, il livornese è più adatto a gestire una squadra inferiore alle altre grandi d’Europa, perché può impostarla sul suo credo speculativo. Difesa, palleggio e contropiede. Rimangono mitiche le partite contro il Barca, con i catalani inutilmente sterili sulla ¾ contro una Juve chiusa a doppia mandata e pronta a ripartire. Il fatto che degli spacca partite come Cuadrado e Costa, difficilmente inquadrabili tatticamente, siano esiziali nel suo gioco, la dice lunga a mio parere. E quest’anno, guarda caso!

Al contrario, con una squadra che per valori dei singoli è tra le migliori al mondo, non potendo per natura che comandare il gioco e votarsi all’attacco, le difficoltà del nostro si sono viste tutte.

Non c’è nulla di male, né si è meno juventini di altri, se si gioisce il giusto per i traguardi raggiunti ma, al contempo, ci si chiede il perché degli sbagli (letali) commessi.

Il tutto in ogni caso, essendo juventini, nella solida consapevolezza che la prossima sarà un’altra grande stagione, nella quale ce la giocheremo alla pari con tutti nostri veri rivali.