Giunti all'ennesima sosta per le gare delle varie Nazionali, ci si può dedicare con maggiore serenità e mente più lucida a delle riflessioni che spesso non son possibili durante la stagione, a causa del frenetico susseguirsi delle partite.
In quei momenti è giusto concentrarsi solo sulla partita da affrontare, in quanto il calcio moderno non ci lascia il tempo di prendere una boccata d'aria e ciccare un match potrebbe voler significare l'inizio di una pseudo-crisi o di malumori (reali o inventati) all'interno dello spogliatoio.

Ad oggi ritroviamo la Juventus con 31 punti, ad una sola lunghezza dalla capolista Napoli e con un piede e mezzo agli ottavi di Champions League. Una stagione coi fiocchi se osservata solo da questa angolazione, ma, purtroppo, non è tutto oro quel che luccica; se a livello puramente matematico i bianconeri hanno percorso un tragitto ineccepibile, dal punto di vista estetico e gestionale, obiettivamente, manca più di qualcosa. Se quando si vince è il gruppo in toto ad essere esaltato, quando le cose non girano perfettamente come dovrebbero, a subir le critiche son tutte le componenti: società, staff tecnico e calciatori.

La dirigenza ha dovuto affrontare una sessione di mercato alquanto complicata, come forse non capitava da molto tempo in casa Juve. Le partenze di Bonucci (40 milioni più 2 di bonus) e Dani Alves (plusvalenza da 9,5 milioni) hanno lasciato un vuoto non colmato definitivamente: il centrale difensivo non è stato rimpiazzato, mentre al posto del brasiliano è arrivato De Sciglio. In extremis è arrivato a Torino, dopo quasi due anni di corteggiamento, anche Matuidi, al fine di ampliare la rosa di quel centrocampo che, specie nell'ultima stagione, si è mostrato non in grado di sopperire alle inevitabili assenze per infortunio o squalifica dei titolari. 

Ma a mostrare la chiara intenzione della società di innalzare il livello tecnico (gettando forse un pò di fumo negli occhi), sono stati gli ingaggi di Douglas Costa e Federico Bernardeschi; i due, lautamente pagati, garantiscono una rotazione più serena e rappresentano delle alternative di valore in grado di poter cambiare la storia delle partite, anche subentrando a gara in corso. Ad un passo dalla chiusura dalla sessione estiva di calciomercato, inoltre, ha fatto il suo approdo in bianconero (a sorpresa) anche Howedes, reduce da turbolenze allo Schalke, di cui era capitano e leader fino a poco tempo fa.

Le responsabilità del settore tecnico, con Allegri in testa, sono, a mio modo di vedere svariate. Innanzitutto è da pena capitale il non inserimento di Lichtsteiner nella lista Champions; a prescindere dalle qualità del giocatore, era fondamentale, avendone tutte le possibilità, portare in Europa almeno due interpreti per ruolo. Se De Sciglio nell'ottica del tecnico rappresenta il titolare, era per lo meno dovuta la presenza anche di un sostituto; il karma ha pensato a tutto il resto, col terzino destro infortunato e una zona delicata di campo affidata al duttile Sturaro, il quale ha da sempre mostrato tanta disponibilità ma anche evidenti limiti tecnici.

Oltre a questo palese errore di valutazione, di cui anche Allegri stesso si sarà accorto, ciò che viene più contestata al tecnico è la mancanza di idee, di carattere e di gioco, oltre ad un assetto difensivo, non del tutto ripristinato e che fa ancora acqua. L'allenatore nelle primissime fasi del campionato si è completamente affidato all'estro di Dybala, il quale, con prestazioni superbe e reti a raffica, si è letteralmente caricato addosso l'intera squadra, che invece non si esprimeva a dovere. L'accentramento del gioco sul talento argentino, però, ha messo in luce tutti i limiti della Juve: quando la Joya era in giornata no o opportunamente marcato, inevitabilmente tutti i compagni, non avendo un punto di riferimento, andavano in confusione ed arrancavano.

Terminato, come ovvio, il periodo da extraterreste di Dybala, la Juventus è tornata nel torpore tattico. A togliere le castagne dal fuoco son stati sempre i singoli, mediante i calci piazzati dell'argentino stesso e di Pjanic, con le incursioni occasionali di Khedira, con i gol del fondamentale Mandzukic (in cima alle gerarchie del tecnico) e con le reti del ritrovato Higuain, tanto tartassato, come sovente, per la sua forma psico-fisica precaria di inizio stagione.

A scagionare, seppur parzialmente, Allegri è la sempre piena infermeria bianconera, che non gli ha ancora permesso di usufruire di alcuni giocatori, i quali potrebbero risultare determinanti in positivo per il proseguo del cammino della Vecchia Signora, sia in campionato che in coppa. Mi riferisco in primis ad Howedes, la cui duttilità sarà un quid in più su cui il tecnico potrà contare, ma anche a Pjaca e a Marchisio stesso, non ancora completamente ristabilito.

I singoli, invece, son stati croce e delizia di questi mesi: la coppia in HD ha fornito prestazioni a fase alternata, con a turno gli interpreti a risollevare le sorti della Juve nei momenti di difficoltà. Se a destra la situazione si presentava complicata sin dall'avvio, le certezze della fascia mancina si sono sgretolate inaspettatamente: è da pellicola horror fin qui la stagione di Alex Sandro, apparso spesso irriconoscibile ed anche inguardabile, ma ultimamente sostituito con successo dal fedele Asamoah. 

Barzagli, seppur dotato di note doti tecnico-tattiche, non è più in grado di rispondere come prima agli stimoli per via dell'anagrafe che, inevitabilmente, pesa sul suo rendimento; auspicabile la soluzione Rugani più spesso, visto che Benatia è costantemente alle prese con i suoi problemi fisici. A tenere alto il nome della retroguardia, oltre a Buffon, c'è un Chiellini sugli scudi che, nonostante le consuete ferite alla fronte, sta disputanto un'annata da incorniciare. 

In mediana un'altalena di valutazioni, con Pjanic leader del centrocampo, Bentancur lieta scoperta, Matuidi instancabile, ma anche Marchisio alle prese con gli acciacchi, Khedira ancora lontano dalla forma top e Sturaro, impiegato un pò qua e un pò là, che ci butta l'anima ma che non è da considerarsi un elemento da Juve. 

Infine, ma non per ultimo, l'inconsistente apporto alla causa dei nuovi arrivati nel reparto avanzato: servirà a loro il tempo necessario per integrarsi, comprendere gli schemi e familiarizzare con compagni e ambiente. Questa sosta potrebbe essere provvidenziale anche a questo fine, ma intanto sono sempre i soliti a tirare il carro: il "mai sostituito" Mandzukic, impiegato anche in condizioni precarie, e Cuadrado, che garantisce la consueta imprevedibilità ma anche nuove soluzioni tattiche, che potrebbero tornare utili nel futuro prossimo.

Se non si può essere del tutto "allegri", i numeri ci suggeriscono di restare per lo meno sereni, auspicando un netto miglioramento di condizione, che poi di conseguenza condurrà la Juventus all'applicazione degli schemi in maniera più consona al fine di rendere la manovra più fluida e gradevole. Attendendo il decollo definitivo, che dovrebbe avvenire, come spesso ribadito dagli addetti ai lavori, verso marzo, per ora non ci resta che "accontentarci" di questa Juve vincente ma non convincente.