Il sol pensare a Paul Pogba (Polpo per gli amici) mi riporta indietro nel tempo, quando a centrocampo addirittura potevamo permetterci di lasciar crescere in estrema serenità quel talento strappato allo United, grazie all'arte magica di quel furbacchione di Mino Raiola. Beh sì, perchè Pirlo, Vidal e Marchisio garantivano un'affidabilità estrema, abbinata a classe pura, agonismo ed inserimenti costanti. Altre epoche, che ad oggi sembrano lontane, anche se in linea mediana non siamo affatto deficitari: Pjanic ha completato la sua mutazione da buon giocatore a fuoriclasse, inserendo tra le sue doti innate anche la costanza; Khedira, pur essendo l'ombra di se stesso e pur ricevendo critiche continue (da me in primis) è perennemente titolare, dunque un motivo, seppur arcano, ci sarà; Matuidi è quell'ingranaggio che ci mancava, quel rubapalloni che non permette agli avversari di rifiatare; Marchisio purtroppo stenta a tornare ai suoi livelli, ma mettere in discussione il Principino è da matti; Bentancur, utilizzato molto poco inspiegabilmente, lascia intravedere tratti da campione, personalità spiccata e una tecnica invidiabile; Sturaro... ehm, Sturaro è quello, non si può pretendere di più, ma gli va dato atto di impegnarsi senza riserve ed in qualsiasi ruolo possibile ed immaginabile. Ma torniamo a Paul, a quel ragazzino che abbiamo fatto crescere, che abbiamo svezzato, a cui abbiamo insegnato la disciplina tattica da mixare alle sue immense qualità tecniche e che ci ha ripagato con un "a Torino son stato in vacanza" in concomitanza con la sua firma per lo United. Era tornato a casa Pogba, in quel di Manchester, dove aveva mosso i primi passi da calciatore nel settore giovanile dei Red Devils, che ha sborsato oltre 100 milioni per riaverlo.

Fiducia totale, chiavi del centrocampo in mano, ruolo da leader e amore della tifoseria non son bastati a Pogba per mantenere le promesse fatte qualche anno prima; le sue prestazioni allo United, diciamoci la verità, non son mai sembrate, se non a sprazzi, degne di un calciatore di quel valore. Dare una spiegazione sensata a ciò, a migliaia di chilometri di distanza, mi pare alquanto da saccenti, per cui mi limiterò ad affermare che forse, alle volte, si sta meglio in vacanza che a casa, un po' come hanno ribadito a Sanremo i ragazzi de Lo Stato Sociale. L'addio di Polpo (perchè di quello si è trattato) non mi è mai andato giù, ma non tanto per il trasferimento in sé, quanto per il modo distaccato esibito dal giocatore stesso nel parlare della sua ex squadra. Nulla a che vedere con uomini come Llorente o Morata, che il bianconero l'hanno vissuto intensamente e che lo portano ancora dentro orgogliosamente.

Il mal di pancia del francesino, che attualmente pare non rispondere alla Mou Therapy, ha fatto risuonare le sirene in terra piemontese ed ha aperto i cuori dei tifosi che non l'hanno mai dimenticato e che, da qualche giorno, hanno lanciato l'hashtag #Pogback, augurandosi di rivederlo presto a Vinovo. Difficile, complicatissimo e, all'apparenza, solo fantamercato, con tanto di effetti speciali da Oscar. All'apparenza infatti, perchè la realtà delle cose è ben diversa. Seppur trattandosi di un colpo estremamente complesso, il ritorno in vacanza di Pogba non è affatto un'utopia. Ad avvalorare questa tesi e a far sognare i supporter bianconeri l'indiscrezione di poche ore fa lanciata da L'Equipe; in Francia son praticamente certi della presenza nel contratto di Paul di una clausola che gli permetterebbe un nuovo trasferimento alla Juve ad una cifra inferiore rispetto a quello di vendita. La cifra in questione andrebbe ad attestarsi intorno ai 60 milioni. Clausola a parte, che comunque avrebbe un ruolo fondamentale, sta soprattutto alla volontà del giocatore e all'abilità del suo procuratore stabilire se il futuro di Paul sarà ancora in quel di Manchester o altrove. Ma, fantasticando un po', un centrocampo con lui, Pjanic e il promesso sposo Emre Can, in tutta sincerità, non mi spiacerebbe affatto. I tempi per discuterne son ampiamente prematuri, è chiaro, ma mai porre un limite ai sogni. Paul, se ci leggi... come back!