E' andata così. Fa male, non lo nego, ma bisogna accettare il verdetto, per quanto a mio parere ingiusto. La Juve partiva da una posizione di enorme svantaggio, dettato sia dal risultato netto (per quanto il gioco non lo fosse stato) della gara d'andata, sia dalla cornice in cui avrebbe dovuto esibirsi, sia dall'avversario, il Real, i più forti del pianeta.

Profilo basso alla vigilia, con Allegri e Buffon consci delle difficoltà da affrontare, intenzionati a fornire una prestazione d'orgoglio, ma con obiettivamente poche speranze relative al passaggio del turno. Strategia? Riflessioni oggettive? Non si sa, ma ciò che è stato mostrato in campo dai bianconeri ha rispecchiato fino in fondo tutti quelli che erano gli auspici dei tifosi, tra l'altro giunti in massa al Bernabeu a sostenere la squadra.

Una Juve tosta, concreta, determinata e ciò si è intuito dopo soli pochi minuti: azione fotocopia di quella messa in piedi contro il Milan, con Khedira al cross e Mandzukic a sostituire Cuadrado nello stacco vincente. Un Real attonito, spaventato, mai completamente dominatore del gioco (e che sia accaduto a Madrid è già notizia). Juve sorniona, come ha spesso dimostrato in questa stagione, e attendista, ma pronta a spaventare i Blancos, che di galattico ieri c'avevano davvero poco, ad ogni ripartenza, ad ogni strappo a tagliare il campo del sempre più fondamentale Douglas Costa.

Altro giro, altra cosa: palla messa in area (finalmente affollata dai bianconeri) e Mandzo castiga per la seconda volta, ancora di testa, ancora su un Carvajal in chiara difficoltà. E chi si sarebbe aspettato un primo tempo così? E chi si sarebbe aspettato la zampata di Matuidi sull'errore grossolano di Navas, per lo 0-3 provvisorio che rimette tutto in ballo. 

Nonostante i cambi operati da Zidane ad inizio ripresa, mai il Real è sembrato quadrato, mai ha dato l'impressione di quel dream team invincibile ed estremamente solido, al quale eravamo abituati e, diciamolo con sincerità, anche rassegnati. Una partita incanalata verso i tempi supplementari, con nel mazzo di Allegri ancora due jolly da tirar fuori, di cui certamente uno sarebbe stato Cuadrado, che, di fronte ad avversari ormai in riserva, avrebbe potuto dare quel quid necessario per agguantare una storica, quanto meritata, qualificazione.

Non è accaduto. Tutti sappiamo il perchè e non starò qui a rimarcare la cronaca. Il mio intento è quello invece di lodare la Juventus nella sua totalità: una società che sa fare programmazione oculata, un tecnico che è riuscito a gestire (alle volte meglio, altre peggio) una rosa spesso provata da fastidiosi infortuni e dei calciatori che hanno dato tutto per questi colori e che, son certo, avrebbero meritato di giocarsi la semifinale.

Quella che oggi resta è rabbia mista a tristezza, che però deve esser tramutata ancora una volta in orgoglio, in voglia di trionfare ancora, in cattiveria agonistica da sfogare in campo contro tutti quegli avversari che ci saranno da affrontare da qui fino alla fine della stagione. La Juve, la MIA Juve si è dimostrata ancor più grande del Real dei campioni, delle coppe e delle tradizioni: l'aver sopperito a mancanze quali Benatia e Pjanic all'andata e Dybala al ritorno, rende ancor più maestosa l'impresa sfiorata, considerando anche che, con un solo uomo squalificato (e colpevolmente a bordo campo) i madrileni sono andati in confusione totale.

Ripartire subito, riprendere la rotta tracciata già da domenica, così da non dover star qui a recriminare a giorni alterni per altri 20 anni a causa della gara andata male, ma per poter gioire senza riserve alla fine di ogni stagione.