Quello andato in scena ieri sera non è che l'ultimo atto di una tragedia già da tempo annunciata e che ha relegato il Napoli in un ambiente, a mio modo di vedere, più consono e nel quale potrà sicuramente ottenere qualche soddisfazione in più.

Non sono ipocrita, l'uscita dei partenopei dalla Champions mi rattrista, in quanto credo che il calcio italiano debba sempre sostenere i propri rappresentanti in Europa, a prescindere dalla fede a cui si appartiene. Detto ciò, credo che l'eliminazione degli azzurri, arrivati terzi in un girone non del tutto proibitivo, provenga da molto lontano e sia figlia di considerazioni completamente errate, fatte forse con un metro non del tutto preciso e lucido.

Appigliarsi alle solite scuse non farà altro che peggiorare la situazione; niente allarmismi, sia chiaro, ma è bene che chi di dovere prenda atto della realtà in contrapposizione a quelle che son state fino ad ora le ambizioni, a più riprese dichiarate. 

L'approcciarsi ad una stagione lunga e ricca di importanti appuntamenti, già a partire dai preliminari di Champions, con una rosa approssimativa, dal mio punto di vista non è stata una saggia decisione. Mi spiego meglio: una squadra che, pur mostrando di saper giocare a calcio, è giunta terza nella stagione passata, come può solo pensare di non muoversi praticamente quasi per nulla sul mercato?

La Juventus, pur essendo campione d'Italia da 6 anni consecutivi, ha messo sul piatto un bel pò di euro e si è rinnovata; lo stesso hanno fatto Roma, Inter e Milan (con risultati ancora non soddisfacenti), mentre la Lazio, con interventi ad hoc, dopo aver blindato i pezzi pregiati, è andata a puntellare la lista dei giocatori già presenti.

Dare adesso contro a Sarri per le valutazioni tecniche, per aver spremuto sempre gli stessi giocatori, mi sembra una mossa alquanto azzardata; come si poteva pensare di cominciare una stagione senza aver un degno ricambio, specialmente in avanti, dove lo sfortunato Milik era già reduce da un grave infortunio e, naturalmente, non poteva offrire tutte le garanzie del caso ad una società che puntava ad andare più avanti possibile in Champions e, non nascondiamoci dietro al dito, a vincere lo Scudetto.

Una parte di colpe va assegnata anche alla stampa, ma non a quella di parte che ovviamente fa il gioco del Napoli, bensì a quella che, in genere, si dichiara imparziale pur non essendolo sempre (o quasi mai).
L'esaltazione di una squadra che non raggiunge risultati degni da anni, che perde 4 partite su 6 nel girore di Champions e che ruota attorno solo ad un'idea di gioco non può esser paragonata al Barcellona, non può esser definita come esempio per tutti i club italiani e le sue sconfitte non devono essere in alcun modo giustificate dietro alibi ridicoli come quelli delle decisioni dei direttori di gara, del terreno di gioco o della mente persa chissà dove.

Si faccia dunque avanti il Presidente e non con le solite, opinabili esternazioni al limite dell'arroganza, bensì con soluzioni da applicare ed in fretta ad una formazione in vistoso (com'è fisiologico) calo fisico e anche mentale dopo le batoste subite nel giro di una settimana.