Son solito lasciar passare qualche ora, metabolizzare la gara per poi analizzarla con maggiore obiettività, ma stavolta mi è impossibile. Preferisco commentare a caldo, ma mai di pancia.

L'avevo preannunciato dopo il pareggio casalingo per 2-2 contro il Tottenham che questa Juve, per quanto possa esser doloroso ammetterlo, non aveva strada lunga in Champions. E stasera fa male ancor di più, perchè finalmente, dopo tanti mesi, ho visto una squadra conscia delle proprie potenzialità, che ha anche messo alle corde i Galacticos (mai aggettivo più corretto) per lunghi tratti della gara.

La formazione iniziale scelta da Allegri ha stupito un po' tutti, ma non mi sento affatto di obiettare sulla sua idea: chiudere le fasce al Real, costringendo i terzini a difendere, sarebbe potuta essere una buona mossa, un'ottima strategia, se non fosse stato per l'apporto non secondo le aspettative dell'oramai, ahimè, solito Alex Sandro.
Stasera, come tante altre volte, evanescente
, tanto da mettere in luce persino le modeste, seppur ordinate, discese di Asamoah, diligente come sovente. Douglas Costa, fulmineo come al solito, ma relegarlo a destra è stato forse un autogol; il brasiliano, dopo aver saltato l'avversario diretto, si è sempre trovato accerchiato, essendo obbligato a convergere verso il centro dopo aver sfruttato il suo piede migliore.

Pronti via e sbavatura chiaramente evitabile, con De Sciglio che va al raddoppio, lasciando dietro di sé Isco in completa solitudine, il quale, comodamente, ha saputo appoggiare in area per il solito taglio di CR7 verso il primo palo, colpevolmente abbandonato da Barzagli. L'errore è pesante e a questi livelli ogni spazio lasciato a questi fuoriclasse può ed è stato fatale.
Dalla rete subita in poi, traversa di Kroos a parte, è stato quasi sempre monologo Juve, grazie soprattutto ad un Khedira ritrovato (la Pasqua fa miracoli) e ad un Bentancur che non si è mai lasciato intimorire dai ben più navigati avversari. Chiusa la prima frazione di gioco in svantaggio, era quanto meno necessario effettuare sin da subito una sostituzione: Cuadrado dentro al posto dell'impalpabile Alex Sandro, con Douglas Costa spostato a sinistra al fine di cercare il fondo, come bene aveva fatto contro il Milan.

Niente di tutto ciò. La seconda frazione riparte con gli 11 iniziali e con una Juve arrembante, a tratti padrona in lungo ed in largo, ma che rarissime volte è riuscita a rendersi realmente pericolosa. E proprio quando si è in presunto controllo della partita, come spesso accade, ecco il colpo del KO: indecisione clamorosa (quanto rara) tra Buffon e Chiellini e Cristiano a sfoderare una rovesciata da vedere e rivedere fino alla nausea.
Tutti in piedi, applausi a scena aperta per il Pallone d'Oro, per un campione inossidabile che, come Del Piero al Bernabeu, ha saputo ringraziare la gente accorsa all'Allianz Stadium con un inchino.

Partita conclusa qui di fatto, anche a seguito della seguente espulsione di Dybala (arbitraggio insufficiente) e dei cambi poco lucidi di Max, al contrario di quanto fatto a Wembley. Dentro Mandzukic e Matuidi, fuori Costa ed Asamoah, cioè quelli che, volenti o nolenti, erano gli unici a mettere cross in mezzo. Cuadrado, giustiziere del Milan, entra solo al minuto 75 al posto di Khedira (che raccoglie gli applausi del pubblico bianconero) e fa in tempo a divorarsi anche la rete dell'1-3 che, tutto sommato, poco avrebbe cambiato alla storia di questo quarto di finale.

E' il calcio, bisogna inchinarsi di fronte agli avversari più forti e riconoscere la loro supremazia. Ai ragazzi di Allegri non resta altro che dimenticare la tremenda serata appena trascorsa e rimettersi in carreggiata a partire da sabato, quando ci sarà da affrontare il Benevento. Testa al campionato innanzitutto, poi, con la mente completamente sgombra, si tornerà al Bernabeu per sfoderare una prestazione da Juventus e rendere, ancora una volta, i tifosi orgogliosi di questo gruppo e di questa società.