Vi sono dei comportamenti che, a prescindere da chi li compie, dovrebbero non essere consentiti, a maggior ragione in una società come la Juventus che ha fatto della disciplina il suo marchio di fabbrica negli anni. Il rigore negli atteggiamenti è punto cardine della scuola bianconera, che ha individuato questa prerogativa come paragrafo iniziale su cui costruire una storia di trionfi e successi. 

Le dichiarazioni di Cassano, per quanto inattendibili, partono comunque da un fondo di verità: la Juventus non è una società come le altre, in cui è consentito tutto o quasi. Anzi, alle prestazioni in campo deve inevitabilmente seguire un metro nello stile di vita quotidiano. Difficilmente e molto di rado son emerse situazioni che hanno coinvolto tesserati bianconeri in circostanze ambigue e che non si addicono a professionisti di questo rango; certamente vi saranno stati dei casi di inadempienze, che, presi in carico repentinamente dalla società, son stati fatti passare in sordina. Per la serie, i panni sporchi si lavano in casa.

Uno dei casi più eclatanti è stato quello che ha coinvolto l'oggi irriconoscibile Bonucci; il suo battibecco con Allegri, per quanto lecito e che va classificandosi tra i cosiddetti "episodi di campo", non è andato giù alla dirigenza. Il fatto che un giocatore si mostri così irrispettoso, per giunta sotto la lente d'ingrandimento delle telecamere, nei confronti del proprio tecnico alla Juventus non è tollerato. Sgabello sacrosanto, turbolenze archiviate (almeno ufficialmente) e tutti di nuovo pronti a combattere per l'obiettivo comune.

Facendo mente locale, vi è stato un episodio di analoga natura, seppur di entità molto meno grave. Durante l'epoca Conte, il fumantino tecnico leccese aveva imposto che i calciatori sostituiti rimanessero in panchina per tutto il resto della partita, in segno di rispetto verso i subentrati e per evidenziare quell'unità di gruppo che ha condotto la Juventus a numerosi trionfi. Regole, condivisibili o meno, assurde o giuste, ma sempre regole che vanno rispettate. Ad infrangere questo diktat, niente poco di meno che Andrea Pirlo, il quale, dopo esser stato sostituito in una gara contro il Verona, ha imboccato la strada degli spogliatoi senza passare dalla panchina. 

Questo gesto del "Maestro" non è stato preso per nulla bene da Conte, il quale, alle consuete interviste post-gara, ha ribadito il concetto ammonendo Pirlo per questa condotta "border-line" e invitandolo, senza troppi giri di parole, a non ripetere più questa azione. Il messaggio dell'allora allenatore è stato chiarissimo: a prescindere da chi sei, se infrangi una norma vai ripreso, al fine di non creare malumori nello spogliatoio a causa di eventuali disparità di trattamento.

Ciò che ieri è stato visto e amplificato a dismisura, è un comportamento non certo da lodare ma neanche da condannare con la pena capitale. Il labiale di Dybala - inequivocabile - non è avvenuto durante un faccia a faccia col tecnico, nè è stato poi seguito da manifestazioni isteriche, quali calci alle bottiglie o lanci di casacca. Tuttavia, un campione del suo calibro deve esser cosciente del fatto che ogni suo minimo comportamento equivoco può essere ingigantito esponenzialmente, portando a conseguenze anche più gravi dell'episodio in sè. 

Eventuali malumori, frustrazioni per non aver disputato una prestazione da incorniciare o, anche, incomprensioni con Allegri, vanno censurate in determinate circostanze; ci son modi e tempi per esporre le proprie perplessità, magari all'interno dello spogliatoio, lontano da occhi indiscreti e da cecchini pronti a sparare sentenze al primo accenno di instabilità. Per un fatto che può rappresentare tutto o nulla, son stati addirittura sprecati titoloni che trattano di una insanabile rottura tra calciatore e tecnico e che, entro il termine della stagione, condurranno inevitabilmente la società ad un aut aut

Sarà compito della saggia dirigenza bianconera far rientrare il caso, qualora ce ne fosse uno, ed invitare la Joya a non consegnarsi più in questo modo a coloro che, con penne caricate a pallettoni, non aspettano altro che giustiziare metaforicamente il ragazzo.