Di fronte all'ennesimo tassello storico posto sontuosamente dai nostri eroi bianconeri sul centenario mosaico della storia del calcio italiano, ogni parola sembra sprecata. I fatti, il campo, ossia quel luogo mistico che solo legittima i trionfi nel calcio - anche se non tutti nel nostro campionato hanno ben presente questa esiziale regola -, hanno ancora una volta, anzi per trentaquattro volte, detto Juve. Uno scudo strepitoso, al quale molti, me compreso, non credevano. Una rimonta epica che ha ribadito senza appello, se ancora ce n'era bisogno, la superiorità di una squadra e di una società che sa fare calcio come pochi altri in Europa. Siamo ritornati esattamente al punto di partenza. E per il calcio minore, senza una nuova farsa in stile duemilasei, sarà veramente difficile tornare a vincere qualcosa. I soldi, anche se copiosi, anche se cinesi, non bastano. Lo stanno dimostrando compagini estere in cui gli sceicchi e i magnati russi hanno investito senza vincer una cippa vagonate di moneta sonante. I soldi hanno bisogno di progetti e di uomini. Se la tua essenza, se il tuo ontologico modo di esistere è il cartone, non sono sufficienti i miliardi per vincere trofei. A meno di tirar su una farsa epocale ed eliminare fisicamente i concorrenti. Questo scudetto, il quinto in cinque anni, vinto grazie allo scontro fra due squadre, Roma e Napoli, che ne hanno vinti, in due, cinque in cento anni, rimarrà nella storia per i punti persi all'inizio del torneo. Sarebbe fantastico riportare le dichiarazioni roboanti delle folle antijuventine ad inizio stagione. Quante squadre incoronate come nuova elitè del campionato, mentre Sansone metteva a segno quella fantastica punizione nella giornata della "figura da pellegrini" evocata da Gigi. Finalmente c'era una Roma con una rosa straordinaria, superiore a quella della Juve. Un Napoli con un undici da Champions league, nettamente più forte di quello bianconero. I prescritti con una squadra tosta, molto più compatta della Juve. Poveretti, quanto vi è andata male? Menzioni speciali: ALLEGRI: In tanti di noi devono chiedergli scusa. Io compreso. Ha compiuto un vero miracolo calcistico. E se qualcuno avesse spazzato, ora staremmo parlando di qualcosa di cosmico. SOCIETA': Pensavamo, io compreso, che i partenti non fossero stati sostituiti adeguatamente. Ed in effetti, la seconda parte del mercato dava l'idea che i Marmotta boys non avessero le "idee" ben chiare. Il tempo ci ha smentiti. Unico neo, "er minusvalenza". Con i cartoni, dopo la pagliacciata Vucinic, non si doveva più trattare. GIGI: Pensavo che fosse stato il più forte portiere della storia del calcio, perché mai nessun portiere ha avuto un ruolo, sia tecnico che umano, così esiziale in una squadra di calcio come lui. Tuttavia, mi ero convinto che ormai, da un paio d'anni, il più forte al mondo fosse Neur del Bayern. Mi sbagliavo. Gigi rimane il numero uno al mondo senza appello. Un supereroe. DYBALA: Un ragazzino poco più che ventenne che riesce a fare dimenticare, in una stagione, un certo Carlitos Tevez è semplicemente un fuoriclasse. Se riusciamo a tenerlo per altri cinque, sei anni ci farà vincere la Champions di sicuro. Arriverà nell'olimpo dei due, tre più forti al mondo. BONNY: Secoli senza fare una cappellata; con la Fiorentina ci è riuscito. Per il resto, il miglior difensore palla al piede del mondo, certificato Guardiola. MARIO: Un Furino travestito da punta. Il più cattivo dei difensori, il più cattivo dei centrocampisti, il più cattivo di tutti. Mai visto niente del genere in un attaccante. POGBA: Vedi Paul e poi muori. Il calcio come arte, come volano di bellezza. Vale quanto detto per Dybala: qualche anno ancora alla Juve e ci porterà la coppa dalle grandi orecchie. . Semplicemente un giocatore di quelli che ne nascono uno ogni venti e più anni. PADOIN: Che c'è frega del Ronaldo noi c'avemo Padoin. Prima gli umini, poi i campioni. Questa è la differenza secolare fra noi e tutti gli altri. Giocare da provinciale e vincere da campioni. Noi siamo la Juve. Noi siamo quelli che ritornando dall'inferno hanno ricostruito, in men che non si dica, un regno di dominio assoluto e di vittorie schiaccianti. NOI SIAMO LA JUVE, E VOI.....lasciamolo dire al marchese del Grillo. FINO ALLA FINE..ED OLTRE....