7 Luglio 2019. Una data che rimarrà incisa nella memoria calcistica italiana e non solo. L'Inter annuncia il nuovo allenatore: Antonio Conte, riconoscendogli un contratto triennale a 10 milioni più bonus il primo anno e 12 netti dal secondo. Dopo gli ottimi risultati raccolti da Spalletti, ancora a libro paga, la squadra nerazzurra vuole fare il definitivo salto di qualità, che significa vincere quel scudetto che manca oramai una decade e interrompere la tirannia della Juve. Proprio la società bianconera sarà la rivale di Conte, il quale è stato giocatore, capitano, allenatore, capopopolo. 

Tutti noi ricordiamo i modi con cui l'allenatore Salentino hai interrotto il contratto bianconero, scelta figlia di promesse non mantenute e di idee di programmazione per il futuro non compatibili. Quindi come già visto in passato in questo casi Conte prende e se va. Metodo Conte.

Il ritorno alla Juve dell'ex capitano è stata un scelta presa un primis da Andrà Agnelli, che dopo il primo anno di presidenza non entusiasmante voleva riportare il DNA Juve in una squadra e in un ambiente demotivato dopo due settimi posti. Con la sua personalità e le sue idee tattiche Antonio si è imposto subito chiudendo il primo anno senza conoscere la parola sconfitta, un tarlo che affligge la sua mente, evidenziata anche dal nome della primogenita: Vittoria.

​​​​​​Una delle pedine chiave della rinascita bianconero fu sicuramente Andrea Pirlo, arrivato con un ombra di dubbio che scetticismo da parte di supporter bianconeri, certi che il giocatore avesse dato tutto per la causa milanista. Anni dopo Adriano Galliani, l'uomo delle penne, come etichettato da Andrea, disse:" Pirlo alla Juve è stato uno dei miei più grandi errori". Arrivato a 0, la sua figura in campo e fuori si è rivelata subito determinante nello scacchiere del tecnico Salentino. Ha goduto di una seconda giovinezza sotto l'ombra della Mole, dopo che per anni aveva illuminato la scala del calcio. Ora toccava al piccolo teatro dello Juventus Stadium, che anche grazie al suo contributo, lo ha reso un bunker invalicabile per le armate avversarie. L'epilogo di Pirlo alla Juve c'è lo ricordiamo tutto bene, con quelle lacrime amare della finale di Champions a Berlino contro il Barcellona, probabilmente l'ultimo vero grande Barcellona, con quel tridente la davanti che era la ciliegina sulla torta. Pirlo sapeva che sarebbe stata la sua ultima partita, poteva entrare nella Hall of fame dei campioni bianconeri capaci di ripetere un triplete italiano dopo 5 anni da quello a strisce nerazzurre. I tifosi piangevano sia per l'ennesima finale con epilogo negativo sia perché uno dei centrocampisti più forti di sempre avrebbe lasciato la causa sabauda.

Ma se Conte allenatore dell'Inter poteva concretizzarsi solo nei pensieri più profondi e macabri dei tifosi zebrati, Pirlo allenatore bainconero ha ribaltato tutto. Dopo che si era già deciso che l'avventura di Sarri era già giunta ai titoli di coda la società era alla ricerca di un allenatore che mettesse la sua impronta nel gioco più che sulle vittorie, che anche con Sarri, non senza difficoltà, erano arrivate. Ma l'anno che stavamo e che stiamo vivendo è complicato sotto tutti gli aspetti e i soldi per andare prendere un top allenatore non ci sono. Nel mentre Pirlo viene annunciato come allenatore dell'under 23 dopo l'ottimo lavoro di Pecchia, raccogliendo una Coppa Italia, testimonianza di come lavoro, programmazione e serietà nel lungo portano a risultati concreti e oggettivi, vedasi anche i successi delle Women.

Ma ecco che la storia si ripete nella sua ciclicità. Agnelli prende un'altra scelta, questa volta più visionaria di quella su Conte: Andrea Pirlo non sarà l'allenatore dell'under 23 ma viene catapultato sulla panchina della prima squadra, avvenimento mai successo per un allenatore senza uno straccio di esperienza, come se le sue idee avessero stregato e ipnotizzato il presidente. Oltre i tanti duelli di questa sera, che svariano da Bonucci-Lukaku, Ronaldo-Skriniar, Chiesa-Hakimi, Ramsey-Barella, il duello su cui gli occhi si concentreranno sarà sul duello a distanza in panchina. Pirlo e Conte, rivali in campo, colleghi alla Juve, amici fuori dal campo e ora rivali in panchina, perché anche se all'apparenza possono essere tanto diversi li accomuna quel senso di sete difficile da soddisfare: LA VITTORIA.