L'involuzione tecnico-tattica della nostra nazionale, figlia di varie e dibattute cause, su tutte la carenza di giovani talenti o il poco spazio che i calciatori nostrani troverebbero nei club di appartenenza, ha toccato l'apice con l'esclusione dai recenti mondiali.
La bufera, condivido i pareri già ampiamente e da più parti espressi in proposito, viene dall'alto, dai vertici federali.
Le cronache riportate dai media negli ultimi anni hanno dato l'idea, a chi scrive, di un teatrino di giacche tirate da una parte o dall'altra per ragioni politico-calcistice che non hanno fatto il bene, nel risultato, della nostra Italia. 

Uno dei termini più abusati, ormai ottavo vizio capitale, lo "scaricabarile", ben inquadra il dissesto verticale della Nazionale di calcio. Se oggi qualcosa stia realmente cambiando non è facile a dirsi, ci sono tuttavia "spiragli di luce". Mi riferisco in particolare alla devozione sin qui mostrata dal tecnico Mancini ed alla gestione di un calciatore da troppi tenuto in disparte, Mario Balotelli.
Abbiamo altri validi attaccanti, ma SuperMario può aggiungere dinamite ad un reparto spesso poco "scoppiettante". Che nessun club di prestigio abbia ripuntato su di lui è un vero peccato, la fama, mostro mitologico dai mille occhi, orecchie e bocche, ha ingiustamente infierito sull'uomo, prima ancora che sul calciatore.
Analoga sorte è dunque toccata alla nostra nazionale, che oggi, dopo averlo scacciato, con nuova consapevolezza riabbraccia il figliol prodigo, grazie ad un tecnico che, finalmente, ha deciso di misurarsi con gli uomini e non con la fama che li precede.
Ho fiducia in Mancini, nella sua voglia di fare, spero non venga lasciato solo, ma neanche male accompagnato.

Su la testa, siamo l'Italia!