Una sfilza di processi in 24 ore. L'Italia sportiva, o meglio chiacchierona, perché lo sport è un’altra cosa, ha costruito in un giorno un’aula bunker virtuale fatta da centinaia di accusatori e un solo imputato. Colpevole di cosa non si sa, ma di fatto Pirlo è nell’occhio del ciclone e dovrà difendersi a suon di parole (poche per uno come lui) e tanti fatti. Una assurdità che solo il calcio d’agosto fatto di chiacchiere può partorire. La ripresa post lockdown non è bastata a colmare la pancia di chi mette il calcio al centro dell’attenzione, e neanche l'eliminazione della Juve dalla Champions e conseguente esonero di Sarri hanno fermato il dibattito. Ottimo, verrebbe da dire, perché l'opinione crea idee e alimenta cultura, purché sia un piacere per gli occhi e non la scusa per togliere questa o quell'altra pietra dalla scarpa. Resto un sostenitore di Agnelli, perché ha vinto, ma prima ancora ha scelto gli uomini giusti. Conte, Marotta, Paratici, Allegri. E proprio la storia di quest’ultimo dovrebbe insegnare. Contattato tra lo stupore generale, massacrato al primo anno di rincorsa scudetto che fu poi un trionfo, richiamato a gran voce da una tifoseria che un anno fa di questi tempi festeggiava per il suo addio. Controsensi impossibili da spiegare, neanche alle menti più brillanti.

Sono poche infatti le domande da farsi. Se non Pirlo chi? Questo faremmo se fossimo gli avvocati difensori degli imputati Agnelli e Andrea Pirlo. Inzaghi ha vinto, ma mai uno scudetto, neanche quando la Juve è stata in difficoltà, neanche in una Europa League che ad onor del vero non offre uno spettacolo di primo livello e attori da Oscar. Zidane? Se non lo scarica il Real è una missione impossibile, e attendere con una ripresa programmata fra 20 giorni sarebbe stato da folli. Klopp o Guardiola? Solo per i fanatici che pensano e scrivono al contrario. E allora forse Conte? No, perché lui è l’avversario della Juve, l’uomo in grado di rendere affascinante e stimolante la sfida con i bianconeri. Per non parlare di Pochettino, che non si sa perché piaccia ma piace, un po’ come il tormentone estivo che tutti odiano e poi cantano stile automi senza capire neanche due parole in fila.

Sorge spontanea la seconda domanda. Cosa avrebbe dovuto attendere Agnelli? Un pizzico di suspance utile solo al blablabla mediatico? Impossibile, perché bloccarsi adesso sarebbe servito solo alle avversarie a rubare tempo che alla Continassa è oro. Il presidente bianconero ha scelto la juventinità, ha accentrato i poteri che ultimamente erano fuggiti dalle sue mani per far spazio a Paratici e Nedved, ha messo a tacere rumors infondati su tecnici di primissimo livello che avrebbero alimentato malumori. La terza e ultima domanda è ancora più a risposta aperta, come si fa agli studenti che hanno menti brillanti e voglia di esprimersi. Ma se Pirlo fra un anno porta a casa il decimo scudetto è un fallimento come quello di Sarri oppure visto che è definito un azzardo sarebbe di fatto un trionfo? Del resto lo hanno già fatto Guardiola e Zidane, che in 12 mesi sono passati da scommesse a top trainer. Il tempo darà le risposte, che io non ho, ma che in molti hanno già trovato in 24 ore di accuse. La sentenza però deve ancora uscire in un processo lungo almeno un anno, che i detrattori giudicano già troppo tempo, mentre i calciatori bianconeri, tanti tifosi e molti addetti ai lavori vicini al campo non vedono l’ora di godersi. Accomodiamoci, parola all’accusa, Pirlo in campo ha già mostrato di essere pronto a rispondere.