Alzi la mano chi non ha pensato che essere tifoso del Barça ieri sia stato l'affare più difficile del mondo. Il Bayern ha affondato il colpo con una cattiveria agonistica ai limiti del normale. Non voglio entrare in una disamina tecnica e tattica del match, perché c'è chi è più bravo di me e perché a conti fatti ci sarebbe poco da parlare. Troppo imbarazzante la differenza, troppo netto il confine fra chi ha giocato a calcio da squadra e chi ha sperato che quei due lì davanti potessero mettere i brividi ai tedeschi. A rendere ancora più evidente la differenza è un dato che non può non essere preso in considerazione. Tre tecnici tedeschi guidano al momento le tre squadre che hanno strappato il pass per le semifinali, e non può essere un caso che Tuchel, Flick e Naglesmann siano lì a giocarsi una competizione che racconta un calcio sempre più basato sul collettivo e sul metodo e meno sui singoli. Chi fa il contrario ha fallito. Il Lipsia ne è stato una prova, con la sua velocità e il gioco fatto d'intensità e cambi di fronte rapidi per scardinare il Cholismo dell'Atletico. Meglio ancora il Bayern, devastante.

Gli dei invece sono caduti di botto. Cristiano Ronaldo ci ha provato e ci era anche riuscito, con un sinistro di rara potenza e bellezza, e Messi contro il Napoli ha fatto il suo con la consueta magia. Da soli però non basta. Setien e il suo Barcellona hanno chiuso a zero titoli, mentre la Juve ha sofferto in campionato e ha messo di un soffio il naso davanti a tre squadre che hanno giocato al calcio meglio dei bianconeri. La domanda che si fanno in tanti è se Ronaldo e Messi abbiamo esaurito quella quota di genialità che li porta ad essere i migliori del mondo. Io dico di no, è il calcio che sta cambiando, non la qualità seppur resa meno incisiva dall'età dei due marziani. Vincono i concetti al giorno d'oggi, la preparazione, il saper muovere la palla organizzando la manovra in maniera scientifica, un po' come hanno fatto i tre tecnici tedeschi in semifinale di Champions.

Gli dei di Barca e Juve non sono finiti, appartengono solo a sistemi di gioco che su di loro accentrano tutto il lavoro di un anno intero, ed è un errore a conti fatti fatale quando in Champions avanzano squadre ferme da mesi o come nel caso del Lipsia senza un centravanti che è già da mesi al Chelsea. È vero quindi, almeno da quello che sono i numeri espressi in questa assurda fase di Champions, che non esistono né i moduli e neanche i campioni pronti a trascinare. Per questo è una eresia pensare che Dybala e Cr7 non possano coesistere o avere accanto un'altra punta, o che nel Barça debba restare a guardare Griezmann perché in campo ci sono già Messi e Suarez. Il Psg fa coesistere Icardi, Mbappé e Neymar, il Bayern fa ancora meglio con Mueller, Lewandowski, Gnarby e Perisic e guardate dove sono le due squadre. Non sono caduti gli dei Messi e Ronaldo, sono solo poco supportati dal calcio dei loro tecnici, o forse troppo costantemente al centro delle loro idee. A Pirlo e forse a Xavi il modo di trovare l'incastro giusto, un compito difficile, ma che può armare bianconeri e blaugrana con due cannonieri che ora hanno bisogno degli umani per tornare a splendere da dei.