Da due settimane mi suona in testa un campanello d'allarme a tinte bianche e nere. Critiche ad Agnelli, a Pirlo, Paratici e Nedved, ai giocatori, e chi li difende sembra quasi il seguace di una moda che è già terminata. Nel calcio e nel tifo però le mode non passano, e le riflessioni non possono passare da 24 ore in cui un club cambia tutto, perché questo capita, ed è lecito farlo. Mi sono soffermato più che altro sulla mentalità della Juve, degli uomini che negli ultimi anni sono passati fra Vinovo e la Continassa e sui rumors che riguardano Higuain. Spesso fuori forma, intenzionato a fermarsi in Argentina durante il lockdown, piantato a Torino nelle estati in cui la Juve vuole (giustamente) cederlo, incapace di rinunciare a un euro manco fosse a corto di pesos argentini. Le ultime prestazioni prima di archiviare la stagione erano quelle di un ex, immobile e fuori dal concetto di squadra. Andrà via, pensi, ma invece no. Higuain vuole restare bianconero, al massimo andar via ma senza rinunciare al suo onerosissimo stupendo, ma magari anche ritirarsi. Tutto gira intorno a lui, verrebbe da pensare.

E la Juventus? Sembra quasi che nella sua testa sia la ditta in difficoltà di un impiegato che passa a fine mese e riscuote, che tu lavori bene oppure no. E invece no, perché il calcio è fatto di prestazioni e di uomini che ci mettono la faccia, e se giocano male sanno a cosa vanno incontro. Pensate a Mario Mandzukic. Un eroe per il popolo bianconero. Un croato freddo e trascinatore in campo che del guerriero non aveva solo l’armatura in ogni partita, ma anche lo stile. Spremuto in ogni ruolo del campo, idolatrato da una tifoseria che gli regalò una delle coreografie più belle degli ultimi anni, mandato via nel silenzio. Sopratutto il suo, con uno stile che non appartiene a Higuain. Lo stile Juve. Ecco la differenza fra la Juve che era e quella che è attualmente. Gli uomini. Capaci di sposare una causa, di sentire una responsabilità, di rimanere tali anche quando ti senti tradito. Ecco il perché di Pirlo e non di Sarri, che non aveva e mai avrebbe avuto il marchio bianconero, ecco la differenza tra chi esce a testa alta e segna anche quando perde le finali, e chi ad ogni finale di stagione pensa al suo tornaconto.

Non c’entrano più i campioni, perché anche con Ronaldo per la Juve la Champions è rimasta una chimera, si tratta di uomini. E non a caso Agnelli si è assunto la responsabilità di scegliere il tecnico, di non aspettare un finale in Europa che avrebbe potuto liberare tecnici illustri, di accantonare chi la Juve non sa più cosa è, o non lo ha mai saputo. Questa è la differenza fra Higuain e Mandzukic, tra la Juve che era e quella che è stata nell'ultimo anno, fra quelli di Sarri e quella che vuole Pirlo. Una squadra di uomini, che capiscano cosa vuol dire spingersi oltre per la propria squadra, che abbiano la voglia di entrare in un mondo che se sei uomo ti ricorda come un eroe, e se non lo sei, semplicemente come un peso. Chiaro Pipita?