Una settimana di annunci, proclami, sogni, spezzata da un 2-2 che riconcilia con il calcio. Più per merito dell’Atalanta che di una Juve attenta a conquistare anche solo un punticino.
Il sogno della Dea, ma anche della Lazio, si è praticamente infranto in un sabato che ha acceso lo spettacolo, ma che di fatto ha regalato ai bianconeri un solo punto che vale però una fortuna.
I giorni che hanno preceduto il match sembravano ricalcare l’attesa per le elezioni americane, dove c’è sempre un favorito, e poi un outsider per cui tutti sembrano andare matti, ma che alla fine non vince mai. Al netto dei paragoni però l’Atalanta avrebbe meritato, partita, perché ha giocato meglio, e forse anche scudetto.
Primo tempo da squadra europea, ripresa in cui la Juve ci ha messo solo il fisico ed è stata salvata da due rigori che con queste regole ci stanno, ma che mortificano il gioco del calcio. Il risultato è semplice. La squadra di Sarri gestisce, perché  questo fa chi vince, mentre le altre si affannano in una rincorsa che non si trasformerà in una romantica storia di sport. Gli sforzi di Lotito, sparito dai radar dopo le prime sconfitte, sanno di resa per un gruppo capace di accarezzare un sogno meraviglioso che si è sciolto con i primi caldi. Anche i proclami di Conte alla ripresa sono diventati ben presto materiale per i Meme dei tifosi più sfegatati, perché i nerazzurri a conti fatti rischiano di arrivare quarti, con buona pace di Spalletti, accantonato per un salto di qualità che nonostante la faraonica campagna acquisti non ha prodotto miglioramenti tangibili. E la Dea? In cuor mio ho sperato nel miracolo. Percassi è persona seria e attaccata al club, Gasperini potrebbe dare lezioni a tanti tecnici bravi a parlare, meno in panchina, e la squadra è passata dalla tremenda paura di uscire anche di casa, ad una accelerazione in campo che mette i brividi agli avversari.
Non servirà neanche questo. La Juve ha i campioni che ti risolvono le partite, inciampa ma si sa rialzare, e al netto delle critiche gestisce i campionati come una lunga gara che dura un anno intero. Forse per questo non riesce ad alzare una Champions da tempo. La squadra schiacciasassi non è ancora nata sotto la guida di Sarri, era in embrione con Allegri ma ha soltanto sfiorato il trofeo raccogliendo però delusioni. Intanto però in Italia i bianconeri festeggeranno un altro titolo, con buona pace di chi tenta lo sgambetto e anche in un anno poco brillante per Ronaldo e compagni non ci è riuscito. Tanti proclami, poche certezze. Per battere la Juve non serve mettere pressione mediatica, e non è utile provare a destabilizzarla. Servono campioni e allenatori in grado di gestirli. Con un messaggio a Conte, Lotito e con i complimenti all’Atalanta, sempre con la testa in alto e mai polemica nei confronti di arbitri e avversari.