Mai così in alto da anni, mai così dominante a Roma.
La Lazio brilla di luce propria, ha portato a casa una Supercoppa e si appresta a preparare la prossima stagione con l’entusiasmo che garantisce la Champions. E pure con i soldi che porta.
Gli ultimi due mesi però hanno cambiato il volto ad una stagione che poteva essere storica. Così non è, almeno adesso, e tutto lascia presagire che il miracolo contro una Juve solida e lanciata sia da rimandare a chissà quando. Lotito ha fatto i salti mortali risanando un club agonizzante, lo ha portato in alto scegliendo gli uomini giusti, ma negli ultimi due mesi ha fatto il gioco degli avversari.
La battaglia mediatica innescata durante il lockdown a colpi di interviste scientificamente programmate per riprendere il torneo è servita più alla Juve che alla sua Lazio, ora sette punti dietro e con una rosa che in questa fase non può competere. Ne hanno beneficiato i bianconeri, che in rigoroso silenzio hanno mandato avanti il prode gladiatore evitando polemiche e godendosi una ripresa di campionato che li proietta verso l’ennesimo titolo.
Anche le torri più alte hanno infatti fondamenta solide, e quelle in casa Juve sono diverse da quelle gettate da Lotito, che sogna con il suo club, ma dovrà mettere mano al portafoglio e rimestare la sua rosa e i comportamenti irruenti e criticabili.
Il presidente biancoceleste ha voluto troppo, e anche una piccola pietra ha rovesciato un carro già pieno e pronto a sfilare in caso di vittoria dello scudetto, ma che resterà parcheggiato con molta probabilità a Formello.
Troppo affrettato l’assist alla Juve in tempo di calcio parlato e lockdown, esageratamente ghiotto alla ripresa, che con una differenza di uomini in rosa netta fra le squadre, regala ai bianconeri l’occasione migliore per accaparrarsi lo scudetto senza gli affanni dei mesi passati. Agnelli lo ha mandato avanti, lo stesso hanno fatto Gravina, la Lega, la Federazione. Tutti dietro al patron laziale con i loro interessi, tutti abili a sfruttare le uscite altrui per salvare i soldi delle televisioni e il campionato. Lotito si è inventato virologo, medico, preparatore, esperto di comunicazione, forse proverà anche a diventare sindaco della capitale. Tutto per tentare il miracolo con una Lazio che ha invece bisogno di altro e neanche di troppo. Direttore sportivo e tecnico sono di primissimo livello, i calciatori hanno mostrato attaccamento e fame di vittorie. A Formello serve solo il salto di qualità e per farlo Lotito dovrà evitare uscite avventate e cercare di rafforzare una rosa che ora paga dazio contro la Juve. Poi serve il silenzio. Quell’arma che fa forti gli avversari, e in cui Lotito si è chiuso tristemente solo adesso, alla luce delle delusioni sul campo. Poi forse la Lazio sarà grande come merita, ma per diventarlo dovrà pensare meno agli altri.
E forse un po’ più a diventare una realtà solida e meno odiata da un sistema che non dimentica gli attacchi e le pressioni.