Criticare o mettere in discussione mister Pioli per due partite andate male dopo 12 mesi di grandissimo lavoro, lo trovo ridicolo. Ricordiamoci da dove siamo partiti e guardiamo dove siamo ora, non solo come punti in classifica, ma anche come valorizzazione dei singoli. Il tutto attraverso una chiara identità di gioco. Un gioco spettacolare e ben definito che sistematicamente sorprendeva gli avversari fatto di un pressing molto alto e di un veloce giro palla, il tutto supportato da un grande entusiasmo e da una condizione fisica perfetta. Sopratutto il grande pressing non permetteva agli avversari di far arrivare molti palloni puliti alle punte, di conseguenza si poteva tranquillamente rischiare 1 contro1 in difesa e i nostri difensori ne uscivano sempre alla grande e vincenti.

Cosa è cambiato ultimamente? Tre fattori: 
1) Com'è naturale c'è una flessione dal punto di vista fisico (ci sta, non si può andare al massimo per 10 mesi).
2) Come sempre capita più sei vincente più gli avversari cercano (e spesso trovano) soluzioni per metterti in difficoltà o per limitarti.
3) Aspetto tattico alcune squadre (vedi Inter-Atalanta) giocano con 2 punte "vere", ma non vicine centralmente, ma una in centro sx 1 in centro dx costringendo i 2 centrali a giocare lontani fra di loro e non riuscendo a aiutarsi (vedi derby saltato il diretto marcatore sia Lautaro che Lukaku trovavano praterie), inoltre giocando contro squadre che giocano a 3 dietro quando i nostri difensori esterni stringevano per raddoppiare sulle punte sistematicamente gli esterni avversari avevano grande libertà.

Per questi motivi mister Pioli deve aver pronte delle soluzioni (che naturalmente vanno preparate e allenate) per contrastare alcuni avversari. Per esempio nel derby avrei giocato con Tomori al posto di Saelemaekers passando ai 3 centrali e lasciando più libertà a Calabria e Teo, con Romagnoli su Lukaku (con dietro Kiaer non avrebbe fatto certe figuracce) e Tomori su Lautaro, sempre con il danese in copertura. Sapersi adattare e adeguarsi non bisogna pensarlo come il perdere la propria identità ma trovare delle soluzioni per vincere.
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