C'è poco da scherzarci su, ma volendo ironizzare si potrebbe dire che in casa rossonera la vera notizia sarebbe riuscire a concludere una partita senza qualche nuovo arrivo in infermeria.
Ormai il copione si ripete senza sosta: il Milan sale sul pullman che lo porta allo stadio con una serie di indisponibili - e la base iniziale è già decisamente cospicua - e ci risale a fine partita con un numero più alto. È stato così anche stavolta a Lecce, e se è vero che per abitudine ormai consolidata nessuno nel club cede alla tentazione di crearsi il comodo alibi degli assenti, è altrettanto vero che quando ballano certi nomi diventa difficile cancellare l'argomento a prescindere.

ALTERNATIVE—  Prendiamo allora questa partita col Lecce. Pioli - al netto dei suoi errori, che ci sono stati anche stavolta - ha perso in chiusura di Milan-Psg Pulisic. Ovvero il titolare della cattedra a destra, titolare indiscutibile anche per mancanza di alternative credibili. Romero quando è stato chiamato in causa non si è dimostrato pronto, mentre Chukwueze prosegue - e ormai siamo a metà novembre - nei suoi sterili ghirigori in fascia che nella stragrande maggioranza dei casi non producono nulla di utile. L'assenza di Pulisic quindi di questi tempi è particolarmente pesante. Lo stesso vale per Loftus-Cheek. La prestazione mostruosa col Psg ha evidenziato perfettamente quanto sia mancato nel mese di assenza per guaio subdolo nella zona tra il pube e l'addome. Evidenze, e non alibi. Tutti coloro che vivono fuori da Milanello, senza eccezione, se lo aspettavano in campo, a galleggiare tra trequarti e mediana e sparigliare la fase difensiva leccese. E invece no.
Pioli nel prepartita è stato lapidario: "Rientrava dopo 40 giorni, col Psg ha fatto una partita eccezionale dal punto di vista tecnico e fisico, viene con noi per stare con la squadra ma difficilmente potrà giocare perché non ha proprio recuperato dallo sforzo". Tradotto: se scegliessi di farlo giocare, oltre a una bassa resa atletica rischierebbe di farsi male seriamente. Il ragionamento ci sta, ovviamente, ma intanto ecco un'altra pedina cardine che è venuta a mancare.

SVENTURE—  Dieci minuti di partita, ed ecco la scena che nessun milanista vorrebbe mai vedere: Leao che scatta e a metà sgasata si ferma toccandosi la coscia. Anzi, dietro la coscia, ormai un grande classico del copione rossonero. Rafa dice a Leao di essersi fermato in tempo, ma intanto deve uscire di scena: risentimento al flessore. Con Loftus, l'altro grandissimo protagonista della notte di Champions.
Finite qui le sventure? Macché. Durante l'intervallo Musah accelera il riscaldamento e quando Abisso avvia il secondo tempo c'è lui al posto di Calabria (scelta sulla quale si può dissentire, ma questo è un altro discorso).
Calabria non è un fuoriclasse, ma intanto è il capitano, e comunque negli ultimi tempi ha fermato prima Kvaratskhelia e poi Mbappé. Problema al flessore anche per lui. Il disastro viene completato nei minuti di recupero dopo il 90', quando a Giroud saltano i nervi dopo un mani di Pongracic non rilevato dall'arbitro. Si arrabbia, si presenta a muso duro davanti ad Abisso e becca il primo giallo. Poi evidentemente rincara particolarmente la dose e Abisso gli mostra il rosso diretto. Neanche un doppio giallo. No, rosso diretto. Un'espulsione di frustrazione al tramonto di una partita che il Milan aveva virtualmente già portato a casa e che invece ha fatto saltare i nervi anche ai più esperti come Olivier. Che in quel momento accanto a lui aveva Jovic.
E il serbo? Come alcune temperature nelle previsioni del tempo di mezzo secolo fa: non pervenuto. Nemmeno stavolta. Ricapitolando: un Diavolo senza Pulisic, Loftus-Cheek, Leao, Calabria e Giroud. Cinque titolari, cinque giocatori pesanti usciti di scena uno dopo l'altro. Il pessimo pomeriggio al Via del Mare si spiega - non solo, ma anche - così

 

Marco, 11 anni