Il primo errore nasce in estate, quando la nuova dirigenza decise di confermare Gattuso sulla panchina del Milan.
Personalmente reputo Leonardo e Maldini due grandi conoscitori di calcio e penso che Leonardo sia un dirigente capace (Maldini lo dovrà dimostrare), ma non sono loro gli allenatori e le loro idee di calcio devono trovare un rappresentante ideale nell’allenatore: nel momento in cui i due dirigenti hanno capito che le idee di Gattuso erano incompatibili con le loro, giuste o sbagliate, dovevano cambiare guida tecnica.
Probabilmente, forse anche data la carenza di valide alternative, la dirigenza ha deciso che, finché ci fossero state probabilità di andare in Champions, Gattuso sarebbe rimasto sulla panchina rossonera.
Al momento il Milan è quinto, a tre punti dall’Atalanta che è terza e a un punto dall’Inter, che domani giocherà contro il Chievo. Ma allora, la stagione del Milan può essere considerata fallimentare?
Io penso di sì, per un semplice motivo: le attese di inizio stagione non sono state rispettate.
Ricordiamoci che Higuain è stato accolto dai tifosi come poche volte era stato fatto per altri giocatori, acclamato dalla stampa e considerato colui che avrebbe potuto portare il Milan in alto, anche al di sopra del quarto posto; Caldara, considerato il giovane difensore italiano più forte, è stato descritto dai più come un “capolavoro di Leonardo”; l’arrivo di Maldini prospettava una finalmente ritrovata bandiera e punto di riferimento societario. Insomma, sembrava tutto pronto per una stagione coi fiocchi, ma così non è stato, e  ormai come ogni anno il Milan si ritrova in zona Europa League, dietro ad una squadra meno talentuosa quale è l’Atalanta.

A questo punto sorge spontanea una domanda: questo risultato, che premia la “provincia” a discapito del blasone, è frutto di meriti della squadra bergamasca, oppure di demeriti milanisti? Per rispondere a tale questione andiamo ad analizzare la classifica dopo la 27^ giornata: mancava un terzo del campionato da giocare, il Milan era terzo, mentre l’Atalanta occupava il settimo posto con sette punti in meno dei rossoneri. Poi arriva il 17 marzo, e il derby si conclude con il risultato che noi tutti conosciamo.
Questa partita, che segna il punto di svolta negativo della stagione, lascia degli strascichi: nelle successive sei gare il Milan raccoglie la miseria di due punti, facendosi scavalcare da Inter, Atalanta, Roma e Torino. Insomma, un vero e proprio disastro, che nessuno aveva ipotizzato. Il Milan è sparito per sei giornate e, in un campionato in cui cinque/sei squadre lottano per due posti,l’assentarsi per un periodo comporta un portone sbarrato al proprio ritorno.
Ed ecco che ora il Milan, che sembra aver ritrovato il carattere che faceva portare a casa i punti prima di quel fatidico derby, si ritrova una squadra che sembra il Liverpool del nostro campionato, capace di portare a casa punti e bel calcio. L’allenatore è Gian Piero Gasperini, un uomo di calcio e guida tecnica di grande esperienza che, facilitato dall’egregio lavoro che la società svolge ogni anno, programmando bene ed ogni singolo aspetto, dalle giovanili al nuovo stadio.

Tornando alla domanda iniziale, la colpa è del Milan, ma i meriti alla società atalantina vanno riconosciuti, anche se, per ovvi motivi, il Milan non ha la possibilità di prendere come esempio la società bergamasca. Al Milan mancano giocatori di esperienza e di carattere e i pochi che ci sono (penso ad Abate, Montolivo, Biglia) non giocano mai o sono fuori rosa. Questo ha comportato la mancanza di uno zoccolo duro all’interno dello spogliatoio che invece avrebbe preso in mano la squadra nel momento di difficoltà. I rossoneri infatti durante la stagione non hanno mai espresso un gioco spumeggiante che avrebbe potuto colmare quelle mancanze a livello caratteriale, ma hanno sempre dimostrato una buona capacità di reazione, imparando a giocare di sentimento, di carattere.
Quando anche la determinazione e la grinta sono venute meno, il sentimento è diventato di sconforto, di depressione, eil gioco espresso è risultato sconfortante e deprimente. Ora, a due giornate dalla fine, siamo costretti a “tifare” Juventus, sperando che il nero azzurro non diventi il ricordo incubo di questa stagione.
E pensare che era tutto nelle nostre mani...