“Da parte nostra c’è sempre stata chiarezza, AC Milan è una casa di vetro”. Queste le dichiarazioni in una recente intervista rilasciata dal nostro amministratore delegato Marco Fassone. La metafora, lasciatemelo riconoscere, sa tanto di presa in giro: ad oggi, 9 giugno 2018, non sappiamo ancora chi è la persona che guida il Milan, ma soprattutto se è lui veramente il proprietario della società, oppure solo un prestanome. Ebbene, per rispondere a queste domande, è utile consultare l’indagine condotta  dalla trasmissione “Report” pochi giorni fa riguardante la vendita del Milan, passato nell’aprile del 2017 dalle mani di Berlusconi a quelle del signor Yonghong Li, del quale è noto che è residente a Hong Kong e poco altro. Ma andiamo con ordine. Negli ultimi anni della gestione Fininvest le perdite stavano diventando sempre più importanti (90 milioni di euro l’apice raggiunto) e i debiti, così come i costi, erano diventati insostenibili per la famiglia Berlusconi, che decide di vendere il suo “gioiello” a un imprenditore cinese, sconosciuto ai più, di nome Yonghong Li. Quest’ultimo aiuta economicamente il Milan a risollevarsi, mandando soldi a Fininvest da una società off-shore con sede alle Isole Cayman; di Li si sapeva che fosse socio di maggioranza della più grande miniera di fosforo della Cina. Il New York Times, a questo proposito, è stato nella sede della società di Yonghong Li in Cina e quello che ha trovato è a dir poco inquietante: un avviso di sfratto sulla porta, disordine ovunque e vermi nei cestini, di un ufficio ovviamente abbandonato. Yonghong Li ha un patrimonio stimato di 500 milioni, ma è riuscito a fare un’operazione da 1 miliardo. L’imprenditore cinese ha presentato al tavolo delle trattative con Fininvest una sua holding, che viene dichiarata sana economicamente più volte da Li, ma che è fallita qualche mese fa e già allora aveva gravi problemi finanziari, con debiti non ripagati. Viene ovviamente spontaneo chiedersi come l’attuale proprietario del Milan abbia fatto a comprarsi la società rossonera, e qui entra in gioco Elliott, società americana con a capo Paul Singer, che ha garantito un prestito da 303 milioni al proprietario del Milan con tassi di interesse alle stelle, intorno all’11%. Due persone che si sono rivelate estremamente importanti nel prestito di Elliott a favore di Li Yonghong sono due finanzieri napoletani, soci del compagno di Nicole Minetti, donna a sua volta molto vicina a Berlusconi. La procura di Milano, a fronte di questi ma anche di altri indizi alquanto sospetti, ha aperto un’indagine su segnalazione della Banca d’Italia per scoprire da dove realmente provengono i soldi dell’acquisto del Milan. Questi fatti e chi li scrive, secondo molti tifosi, non fanno altro che infangare il Milan e il suo proprietario, ma cari tifosi, è ora di informarci e di voler sapere, perché non abbiamo il diritto di lasciare che la squadra che tifiamo venga derisa dal mondo e dagli organismi come l’UEFA. Da questa, come tutti ormai sanno, è stato bocciato il settlement agreement che Fassone e i suoi collaboratori avevano proposto, e le reazioni sono state discrepanti: da chi sostiene che è stata fatta un’ingiustizia a chi invece pensa (la minoranza da quanto ho potuto osservare) che l’UEFA abbia motivi per non riconoscere Yonghong Li come figura chiara tale da poter essere il presidente del Milan. Ebbene io concordo con quest’ultima, pur ammettendo che in passato sono stati garantiti accordi a favore di squadre con situazioni simili. Ma evidentemente le regole e i paletti sono cambiati, e tutto ciò, sembrerà strano, ma giova soltanto ai tifosi e a una chiarezza nei loro confronti, che a questo punto è inevitabile, per non rischiare di finire fuori dalle coppe europee, mandando a monte gli sforzi e i risultati ottenuti con impegno dai ragazzi. 

Berlusconi,per favore, il gioiello al quale tenevi tanto è caduto nelle mani di un uomo del quale nessuno sa niente, fai una piccola grande cosa per noi tifosi: dicci chi è il nostro presidente, perché probabilmente neanche il miglior Sherlock Holmes sarebbe in grado di aiutarci.