Aletheia: non può essere nascosto, è evidente. Gli antichi greci avrebbero descritto con questa esauriente parola la situazione del Milan attuale, più specificatamente del suo allenatore.

Rino Gattuso è il simbolo del milanismo, non nascondiamolo: pochi allenatori, forse nessuno, delle grandi squadre europee sono così simbolici per i club che allenano. Il nostro Rino lo sa bene, e a difendere il prestigioso ruolo che ha è anche il suo essere simbolico e inevitabilmente istintivo, tanto nella passione quanto nelle scelte, comunicative e tecniche.

Soprattutto dopo la partita di questa sera contro l’Atalanta ho una sensazione forte: il più grande punto debole si sta rivelando, paradossalmente, la passione di Rino per il mondo Milan. Il mio non è un pensiero eclettico, mi spiego: troppo spesso Gattuso è istintivo nelle scelte che fa, e questo lo porta ad agire di pancia e di cuore, non usando la testa. Un professore mi diceva sempre: “Le scelte di pancia alla lunga sono quelle che ti castigheranno”. Parole sante: guardare la partita contro il Cagliari, dove Gattuso inserisce inspiegabilmente un giocatore difensivo come Bakayoko in una situazione di pareggio contro una squadra che cominciava a stancarsi, anziché inserire un giocatore più offensivo e dinamico arretrando Calhanoglu. A Napoli Rino inserisce in maniera ancora più inspiegabile il centrocampista ex Chelsea in un ruolo cruciale come quello del regista quando Gattuso stesso due giorni prima ne aveva bocciato l’approccio, dicendo che doveva imparare a ricevere palla e a sistemare la postura definendolo non ancora pronto, perché “i difetti dei calciatori non si migliorano in una settimana”. A questo punto, viene da domandarsi: “ ma ci è o ci fa?”

Ancora un errore di formazione contro il Dudelange, non tanto perché manda in campo i panchinari, ma più perché schiera un centrocampo inguardabile (c’erano altri modi per fare turnover, magari rivoluzionando meno) e di conseguenza la prestazione risulta altrettanto inguardabile e rinunciataria, andando ad abbassare ulteriormente il morale dopo una partita brutta giocata tre giorni prima. Altri errori di Gattuso sono stati fatti oggi: togliere Bonaventura, che peraltro non è sceso in campo in Belgio, nei momenti cruciali del match e per di più durante una prestazione da man of the match è una scelta senza senso; non prendere provvedimenti difensivi all’ingresso di Zapata che porta fisicità e tecnica lasciando solo Musacchio che di certo non spicca per la sua fisicità è un errore di inesperienza, vedi i due gol incassati.

Non essendo un dirigente e non assistendo agli allenamenti non saprei dire se i punti buttati e i black out continui siano colpa solo di Gattuso, ma una cosa la posso dire: alla lunga le scelte di pancia (e di inesperienza) di Mister Gattuso ci castigheranno, costringendoci il prossimo anno ancora una volta a conoscere il Dudelange, anziché il Tottenham.