Mentre le vicende extra-campo prendono il sopravvento, i Mondiali ci offrono la preziosa opportunità di tornare a osservare il calcio, quello con la palla tra i piedi. Tra un rigore segnato e una parata decisiva, si delineano le squadre papabili alla vittoria finale, assieme ai talenti che di fatto stanno rubando la scena ai campioni più affermati. Messi e Ronaldo sono fuori, ora tocca ai loro eredi non far rimpiangere le loro giocate. Le squadre che giocheranno i prossimi quarti di finale sono Russia, Croazia, Brasile, Uruguay, Francia, Belgio, Svezia e Inghilterra. 

LA RUSSIA DI GOLOVIN: In questa Russia, alquanto priva di talenti, spiccano le prestazioni di Dyzuba e la tecnica di Golovin. Quest’ultimo, destro naturale, è in grado di destreggiarsi in più ruoli: ala, trequartista, mezzala e all’occorrenza anche mediano. È dotato di un tocco di palla elegante e un bagaglio tecnico ampio, che spazia dai cross sopraffini, per la testa del gigante dello Zenit, ai dribbling nello stretto. Infine, è dotato di un cambio di passo che gli permette di destreggiarsi anche negli spazi più ampi. Insomma, un giocatore praticamente completo: gli scettici dovranno presto ricredersi su di lui.

LA CROAZIA DI REBIC: È una squadra con un centrocampo che fa paura, ma ci pensa l’attaccante dell’Eintracht a spostare l’attenzione verso zone più avanzate. Ante Rebic, con un passato non propriamente felice alla Fiorentina, si sta rendendo protagonista di prestazioni superlative in questo mondiale. Anche lui destro naturale, dà il meglio di sè da ala sinistra, ma all’occorrenza può essere schierato anche sulla fascia opposta. Dotato di grande freddezza, fa della forza e della velocità le sue armi migliori, pur facendo vedere qualche bel dribbling. Il passato non è stato fortunato, chissà che questo mondiale non possa rilanciarlo.

L’URUGUAY DI BENTANCUR: Se è vero che una coppia d’attacco come Suarez-Cavani può oscurare chiunque, dobbiamo riconoscere che l’Uruguay può affiancare numerosi talenti ai giocatori più affermati: Bentancur, Torreira, Gimenez, Laxalt... L’uomo chiave a mio avviso è lo juventino, colui che fa da collante tra la coppia d’attacco e il resto della squadra. Il maestro Tabarez gli ha cucito magistralmente il ruolo di trequartista e lui non sta deludendo grazie alla sua tecnica e alle scelte in campo sempre giuste (un po’ il discorso fatto per Golovin, seppur i due giocatori siano completamente diversi). Marotta e Paratici non hanno sbagliato comprandolo, Allegri invece potrebbe prendere spunto dal Maestro per trovare il ruolo adatto ad esaltare “el Lolo”. 

IL BRASILE DI COUTINHO: Una delle favorite alla vittoria finale è senz’altro il Brasile, squadra ricca di stelle, ma che spesso delude. In una squadra dove Neymar è il faro tecnico, Coutinho è quello tattico. Mentre il primo tiene tantissimo all’esaltazione personale tramite la tecnica, il secondo gioca più per la squadra, mettendo a disposizione le sue doti per il collettivo. Forse proprio grazie a questa straordinaria tendenza, Coutinho si sta dimostrando uno dei più decisivi assist man in circolazione. Schierato da Tite sulla trequarti alle spalle del poco incisivo Gabriel Jesus (il quale si esalta maggiormente nel suo club), Coutinho sta sfruttando gli spazi in area lasciati dal suo compagno per effettuare degli inserimenti decisivi (vedi quello in Brasile-Costa Rica al novantunesimo, tempismo perfetto). Un affare per il Barcellona?

LA FRANCIA DI MBAPPÉ: Squadra che fa della velocità e del contropiede le sue armi letali, e con queste caratteristiche non può che esaltarsi il suo beniamino, Kylian Mbappé. Lui però non è solo velocità e contropiede: polivalente nel ruolo in campo quanto nelle giocate, il francese può giocare sia ala che attaccante. Nel primo ruolo si esalta grazie all’ottimo dribbling, all’enorme velocità e ai cambi di passo repentini, che spesso usa per andare sul fondo e crossare (ha sfornato moltissimi assist in questo modo nella Ligue). Da attaccante Mbappè sfrutta la sua esplosività e la finalizzazione che gli ha concesso di segnare 21 gol nell’ultimo campionato. Insomma, ottimo nello stretto, ma decisivo in contropiede, è un giocatore con ampi margini di miglioramento e ha tutto per diventare l’erede dei due sopracitati.

IL BELGIO DI HAZARD: Il Belgio, prima squadra per gol segnati in questo Mondiale, di certo dal punto di vista dei singoli ha poche carenze. Una squadra completa, che trova in Hazard il suo leader tecnico. Giocatore decisivo, reduce da un’annata non troppo positiva al Chelsea (come tutta la squadra), è  paragonato a Ronaldo per il doppio passo che spesso usa per saltare i difensori avversari. Eden Hazard è un talento cristallino, fin da giovanissimo nella lista dei più grandi club europei, innamorati del suo dribbling bruciante, del suo tiro e del controllo della palla, che solo un grande giocatore può avere. Tatticamente, gioca da ala sinistra, ma ama accentrarsi per arrivare al tiro o per servire l’attaccante (Lukaku ringrazia). Finora avrebbe potuto esprimersi ancora di più, se non fosse stato per gli infortuni che l’hanno bloccato più volte durante la carriera. 

LA SVEZIA DI FORSBERG: Se c’è una squadra che sta sorprendendo in questo periodo, è di certo la Svezia: dopo aver eliminato Olanda, Italia e Germania, ieri è stata la volta della Svizzera. La squadra guidata da Andersson è povera di talento, sicuramente tra quelle rimaste è quella che ne ha meno, ma ha grande compattezza e identità tattica e un giocatore in grado di avere quel guizzo che spesso ti fa vincere le partite. Si tratta di Emil Forsberg, classe ‘91 e punto fermo del Lipsia. È dotato di un’ottima tecnica (buon dribbling, in particolare) e visione di gioco. La Svezia e i fantagiocatori hanno trovato in lui un punto fermo: è l’unico della rosa in grado di scardinare le difese organizzate avversarie (e si è visto in Svezia-Svizzera), si sacrifica in fase difensiva e ha grande fiuto del gol, non disdegnando il sigillo su punizione. Insomma, una vera risorsa.

L’INGHILTERRA DI KANE: Questa squadra è ricchissima di giovani talenti, tra i quali spiccano Kane, Alli, Rashford, Sterling, Lingard, Dier e Alexander-Arnold. Tra questi, il vero erede di Ronaldo è il primo, ammesso che non sia già un suo rivale. È a lui che spesso la nazionale si aggrappa nei momenti di difficoltà, perché  dotato di una freddezza che in pochi hanno. È un puro finalizzatore: quando vede la porta, vuole far gol a tutti i costi, e che essa di trovi a cinque metri pure a venticinque, poco importa. I numeri parlano per lui: 41 timbri nella stagione passata e attuale capocannoniere dei Mondiali con 6 gol. E con questi numeri la sua nazionale non può far altro che sognare: il fuoriclasse può farla vincere.