È cosa ormai fatta, che attende soltanto le firme per essere ufficializzata: Giampaolo sarà il nuovo allenatore del Milan. Il tecnico nato a Bellinzona, forte della fiducia di Maldini e della conoscenza pregressa con il neo ds Frederic Massara (i due erano compagni di squadra ad Andria nel lontano 1995), ha alle spalle una carriera decennale durante la quale l’allenatore di origini abruzzesi si è messo in mostra per la filosofia del bel gioco trasmessa alle sue squadre.
Se andiamo ad analizzare la carriera di Giampaolo, notiamo che soltanto a Genova è rimasto alla guida della propria squadra per più di una stagione: il motivo, come spiegato dai presidenti delle squadre allenate da Giampaolo, sta nella poca adattabilità sia del tecnico che dell’uomo: è definito, da chi lo conosce bene, talmente convinto delle proprie idee da non riuscire a scendere a compromessi e ciò lo porta ad una convivenza spesso tormentata, se l’ambiente non sposa appieno le sue idee, quanto serena e proficua se la società è disposta ad aspettare i risultati del suo lavoro.
Tale caratteristica si è notata durante la carriera, in quanto Giampaolo è riuscito a vincere e a convincere soltanto quando poteva contare su una squadra con uomini tecnici, adatti al suo gioco e al suo modulo, che non si deve allontanare dal 4-3-1-2 visto in queste stagioni alla Sampdoria. In molti si chiedono come il carattere di Marco Giampaolo possa conciliarsi con la pressione e l’impellenza di risultati che il tifo milanista inevitabilmente impone, a causa del blasone e delle delusioni recenti, ma personalmente credo che Giampaolo, se supportato da tutte le componenti (società, tifosi e squadra), potrà con buone probabilità risvegliare nel tifoso milanista i ricordi e le passioni vissute ai tempi in cui il rossonero era sinonimo di bel gioco e di vittorie. Tutto ciò potrà essere facilitato da un dialogo per la scelta dei giocatori che già dall’acquisto del centrocampista Rade Krunic (già allenato e apprezzato dal tecnico) ha dimostrato di essere in atto. Sono fermamente convinto infatti che soltanto grazie ad una stretta collaborazione tra allenatore, il quale deve indicare i ruoli dello scacchiere tattico da riempire e magari proporre giocatori conosciuti durante le proprie gestioni, e dirigenti, i quali invece hanno ovviamente il compito di trattare e ricercare calciatori da sottoporre al giudizio dell’allenatore, si possa costruire una squadra con un senso logico e con una completezza tattica. Ciò si chiama programmazione, e richiede delle doti manageriali dell’allenatore, nonché una sua conoscenza di ciò che il mercato offre.
In questo senso Giampaolo è forse alle prime armi, ma sono certo che potrà essere aiutato da due grandi uomini ed esperti di calcio quali Paolo Maldini e Zvonimir Boban, oggi ufficializzati in veste rispettivamente di D.T. e di Chief Football Officer.

Ma in pratica quale sarà il loro ruolo? Maldini si occuperà dell’area sportiva a tutto tondo, dalla campagna trasferimenti alla pianificazione dei vari settori (giovanile e prima squadra); Boban invece ricoprirà il ruolo che Marotta aveva alla Juventus: dovrà occuparsi assieme a Maldini della parte sportiva, agendo in stretta collaborazione con l’ex compagno di squadra per le campagne trasferimenti, e farà da collante con la parte finanziaria e commerciale, gestita dall’amministratore delegato Ivan Gazidis. Credo che la scelta di Boban debba dare fiducia: innanzitutto Zvone è già dentro al mondo del calcio non giocato, avendo alle spalle la carica di vice segretario generale della FIFA; inoltre Boban migliorerà una delle lacune del Milan di Leonardo, ovvero l’aspetto della (non) comunicazione, in quanto il neo dirigente, oltre ad avere un passato a Sky e alla Gazzetta Dello Sport, ha la fama di avere delle qualità umane e comunicative in grado di favorire il rapporto con la stampa e quindi con i tifosi. In ultima analisi, leggendo le dichiarazioni di Boban e considerando l’alta carica lasciata per sposare il progetto del Milan, Elliott sembra avere chiaramente in testa il piano per rilanciare il Milan, sia sportivamente che finanziariamente. Massara sarà quasi sicuramente il nuovo direttore sportivo, affiancando Boban e Maldini per quanto riguarda la parte sportiva del club. Massara è da sempre il braccio destro di Walter Sabatini, colui che porta giocatori come Pastore al Palermo, Pjanic, Marquinhos e Manolas alla Roma. È quindi un ottimo scopritore di talenti e, come più volte definito da Sabatini, “l’uomo in grado di risolvere i problemi”. Maldini invece porterà la sua esperienza nel mondo milanista, la sua grande conoscenza calcistica, l’alta considerazione e la sua intelligenza, abilità che nelle trattative così come nella gestione quotidiana del club sono fondamentali. Quanto espresso è a mio avviso mancato in questi anni di grandi ed inaspettate delusioni, in quanto siamo passati da dirigenti con evidente mancanza di umiltà e moderazione e carenza di esperienza a Leonardo, che come ho già scritto in altri articoli ritengo un grande conoscitore di calcio, ma allo stesso tempo credo si sia dimostrato poco incline al dialogo , sia con i tifosi attraverso i media, che con l’allenatore e l’amministratore delegato. Questo rapporto conflittuale tra le varie componenti della società non ha fatto altro che proseguire la pagina nera dell’era cinese (seppur migliorata, va detto, grazie ad alcune scelte di Leonardo come Paqueta, Bakayoko e Piatek), ma ora si può svoltare.
Per questo inviterei i tifosi rossoneri ad essere felici, ma non ad esaltarsi troppo, perché se è vero che questo assetto societario promette bene, è anche vero che l’ultima parola spetta al campo, il quale in questi ultimi anni, da Bonucci ad Higuain, passando per i vari Biglia, Calhanoglu e compagnia, ci ha regalato tante, troppe delusioni.