I pochi intimi che hanno assistito a Inter-Benevento, match degli ottavi di Coppa Italia, hanno potuto toccare con mano che l'assetto a due punte per la Benemata non è ottimale. Questo fa comprendere, come le critiche dei tifosi a Luciano Spalletti, accusato di non osare abbastanza  con due attaccanti, siano prive di fondamento.

Era già accaduto durante Inter-Sassuolo, nella prima partita di campionato che il tecnico interista posizionasse Lautaro Maritnez dietro a Mauro  Icardi in una sorta di  4-3-1-1. E come allora non ha funzionato, i due argentini hanno caratteristiche troppo simili ed il Toro -in un ruolo quasi da trequartista- è snaturato. Invertire l'ordine, allontanando dall'area di rigore il killer, come viene definito dai telecronisti inglesi Maurito, non solo sarebbe un suicidio ma si rasenterebbe la "blasfemia" calcistica.

Nel primo tempo il capitano dell'Inter ha segnato (su rigore) e colpito un palo, nel secondo tempo quando Spalletti ha deciso di farlo riposare a risultato ormai acquisito, ha posizionato Lautaro come prima punta realizzando due reti. Non è un caso, visto che Martinez ha una media di 1 goal a partita, nelle cinque gare in cui è partito titolare. 

Difficile ipotizzare che il mister di Certaldo, possa insistere nel tentativo di far coesister i due argentini, togliendo spazio a centrocampisti di ruolo, abili anche negli inserimenti come Vecino o Nainggolan, ma la lieta novella è che in casa Inter l'erede di Icardi c'è già. Deve maturare ancora, soprattutto caratterialmente, ma può diventare un'arma in più per la società, che non ha mai avuto alternative al delantero argentino.