Dopo le esternazioni di Luciano Spalletti ai microfoni di Sky, è evidente che la questione non è più tutelare Icardi o sostenere Spalletti, ma è fondamentale salvaguardare la società nerazzurra dall'isterismo senza controllo dell'allenatore.

Ad una più che prevedibile domanda su Mauro Icardi, Luciano da Certaldo ha inveito come se gli avessero strappato un unghia senza anestesia, tirando fuori argomenti che con l'analisi tecnica della partita c'entravano zero.

A questo punto mi chiedo delle due l'una: o Spalletti non ha espresso la sua contrarietà a Beppe Marotta, in merito alla mediazione per il reinserimento, aspettando l'occasione davanti alle telecamere o pur avendolo già fatto, ha voluto rincarare la dose. In entrambi i casi ha gettato nel ridicolo la dirigenza nerazzurra, buttando alle ortiche sia la possibilità di un realizzo importante nella eventuale cessione del giocatore, sia la credibilità dell'AD nerazzurro. Insomma non si è capito se in questa settimana Spalletti c'era, quando Icardi si è allenato e ha parlato con i compagni e con lui o dormiva.

Così Spalletti riesce a far parlare di Icardi anche quando l'argentino è in silenzio - spesso lo ha fatto senza nemmeno pressanti solleciti, mostrando comunque un interessante ossessione - e mettendo in secondo piano la scialba prestazione della squadra. Magari avrebbe potuto spiegarci come l'Inter abbia potuto subire un goal così, in 7 contro, ma nessuno si è ricordato di porgli la domanda.

Se poi desiderava un supplemento di scuse, come dicono alcuni rumors, per la smania di umiliare i suoi nemici che si sceglie in ogni squadra, è rimasto fortemente deluso. In questi giorni i giornali non solo stanno riesumando gli scheletri del rapporto con Francesco Totti, ma anche quelli con Panucci, nella prima esperienza alla guida della Roma, con Hulk allo Spartake e con Jankulowski all'Udinese, difficile pensare che siano solo coincidenze.

Totti ed Icardi sono ben differenti, ci mancherebbe, qui nessuno vuole paragonare la classe cristallina del Pupone con Maurito. E' il modus operandi di gestione che è analogo: "Totti non ha salvato niente, la partita l'ha salvata la squadra. Se lui calcia la palla fa gol, ma contano anche altre cose, la corsa, prendere in mano il pallino della partita e la squadra ha vinto nove partite senza di lui. Ha messo anche una buona palla, ma poteva metterne di più". Dichiarazione di Spalletti dopo il goal decisivo contro l'Atalanta nell'Aprile del 2016

Sul Corriere dello Sport, che casualmente è di Roma, interpellano anche Alessandra Graziottin, una nota psicoterapeuta: "Esistono comportamenti quasi autolesionistici dai quali non si riesce a uscire... la capacità o l’incapacità di un leader, tipo un allenatore, a rapportarsi con il più importante degli uomini che gestisce... l’abitudine a una strategia che magari molte volte ha funzionato e viene replicata anche in ambienti nei quali è dannosa. A un leader serve duttilità. La presenza di donne forti, Wanda o Ilary, nella vicenda costituisce un ulteriore elemento di complicazione, estraneo agli schemi".