Ho ammirato Maurizio Sarri, l’ho ammirato per quello che ha fatto l’anno scorso con l’Empoli, per il lavoro che sta facendo con il Napoli, l’ho ammirato perché è riuscito ad arrivare in alto ma soprattutto perché era partito dal basso. Quella di Maurizio Sarri è la splendida storia di come la passione per uno sport attraverso il sacrificio e la competenza possa portarti in alto. Ma quello che è successo ieri sul finire di Napoli-Inter, proprio mentre Ljajic segnava la rete del 2-0 oggi mi porta ad esprimere le mie amare considerazioni a riguardo. E’ proprio da questo che voglio partire, da un presupposto che ritengo fondamentale: quello che accade dentro i campi da gioco delle massime competizione italiane ed internazionali è sotto gli occhi di tutti, è di dominio pubblico, dal primo momento in cui metti il piede sull’erba verde del San Paolo, di San Siro o di qualsiasi altro stadio il tuo comportamento è esposto al giudizio di chiunque, anche di un tizio qualunque come me che stamattina ha deciso di dire la sua e non c’è ‘sono cose da capo’ che tenga. Ieri sera Sarri ha sbagliato due volte. Ha sbagliato innanzitutto nell’insultare un collega al di là delle parole usate, è un aspetto che credo non debba essere sottovaluto perché fa parte dell’educazione e del senso civico di tutti noi non insultare gratuitamente una persona che conosciamo a mala pena a maggior ragione se sia hanno addosso gli occhi di milioni di italiani (bambini compresi). Ci si può arrabbiare ma non si può insultare chi ti sta accanto per una espulsione ritenuta eccessiva. Il secondo errore, il più grave, sta nell’insulto stesso. Non voglio dare a Sarri dell’omofobo, se veramente lo è (e ne dubito) questo non lo sapremo mai a meno che lui stesso non ce lo venga a dire. Preferisco consideralo un ingenuo, una persona che ha usato una parola sbagliata, quelle parole probabilmente per Sarri erano un insulto come un altro, svuotate del loro contenuto omofobo. Il tecnico del Napoli ha usato delle parole che purtroppo troppo spesso nel linguaggio comune vengono usate come insulti. Ma c’è a parer mio una grande differenza nel dare del ‘frocio’ ad un omosessuale o nel darlo ad una persona che si vuole insultare a prescindere dalle parole usate. Nel primo caso è omofobia, nel secondo è qualcosa che si avvicina di più alla stupidità che all’omofobia. Tutto questo non ridimensiona l’errore commesso dal tecnico napoletano perché in un palcoscenico così importante ciò che viene detto deve essere necessariamente ponderato a dovere. Sarri è stato ingenuo ed è giusto che ne paghi le conseguenze. Ma al di là degli errori di Sarri ci sono degli errori che tutti noi nel giudicare la faccenda possiamo ma non dobbiamo commettere. Uno di questi è quello di fare di Mancini un eroe e di Sarri l’antieroe per eccellenza. Mancini è semplicemente una persona che ha denunciato un comportamento scorretto, Sarri è una persona che ha commesso un errore imperdonabile ma che ha chiesto scusa e che da questo ha imparato. Sottoporlo all’immane peso della gogna mediatica non è una soluzione e non giova a nessuno. E’ giusto che Sarri paghi con una squalifica, è giusto che lui impari, ed è giusto che tutti noi impariamo ciò che non deve essere fatto, ciò che non deve più avvenire ma Sarri non va trattato come un reietto, non va lasciato solo. Sarebbe un errore altrettanto grave da parte di tutti noi. E' l'atto in se che va condannato, non la persona. Si è già mortificato da solo, non occorre che anche noi lo facciamo. Non serve che la stampa, che le società sportive o chiunque altro ne chiedano la testa, serve solo che tutti noi ricordiamo quanto successo ieri sera così come lo ricorderà Sarri, serve che chiunque usi quella parola come un insulto tanga a mente che quella parola non offende solo chi viene insultato in quel momento ma molte più persone, serve che chi sbaglia paghi ma non serve che venga buttato fuori dal mondo perché nessuno merita di stare solo a questo mondo. Se vogliamo che qualcosa cambi veramente non dobbiamo soltanto imparare a puntare il dito verso ciò che è sbagliato, non dobbiamo imparare soltanto come riconoscere ma anche come comprendere, come comprendere quali sono le regioni e quali sono le ragioni del torto.