Il Dieci ha diversi significati, rappresenta in ambito scolastico il voto più alto, è sinonimo di eccellenza, ma acquisisce un significato ancor più simbolico quando si parla di football, dato che indica il giocatore più talentuoso, più bravo e solitamente il più decisivo di una squadra di pallone, per questo motivo è il numero che ognuno di noi da bambino sognava di indossare, dietro la maglietta della squadra del cuore.

In questi giorni, si sta discutendo moltissimo di questo numero per quanto concerne la Juventus, infatti al culmine di un anno di polemiche, Paulo Dybala tramite il suo entourage sta trattando il rinnovo di contratto con la Vecchia Signora, ad un anno dal termine dello stesso. Le trattative sembrano essere incanalate verso il “lieto fine” anche se nel mondo del pallone, ciò che sembra scontato può in un lampo divenire impossibile.

Oggi però vorrei “chiacchierare” con tutti voi, di ciò che il numero dietro la maglia di Paulo Dybala rappresenta per la storia della Juventus, e ciò va ben oltre un contratto in scadenza, perchè a chi domandava a Del Piero se il suo numero 10 era da ritirare al momento del suo addio alla Juventus, lui rispondeva con un secco no, dato che indossare il 10 bianconero era stato il suo sogno da bambino, e non voleva portarlo via a nessun altro ragazzino.

Il Dieci della Juventus è stato sinonimo di eccellenza nell' eccellenza, i più grandi della storia del calcio hanno portato quel numero di maglia, in quella particolare squadra e sarebbero troppi coloro da citare, così ho voluto raccontarne tre in particolare, per tracciare la storia di quel numero in bianconero. Mi scuso da subitò per la mancanza di Roberto Baggio, una bestemmia per molti che lui non sia citato tra i dieci bianconeri nella storia, ma senza niente togliere al Divin Codino, a mio modesto avviso più che incarnare il Dieci della Juventus, Roberto Baggio è il Dieci per tutti noi, è il Dieci della Nazionale Italiana.

In questa improvvisata macchina del tempo, il nostro viaggio parte dal 1957 quando Enrique Omar Sivori decise di indossare la casacca bianconera. Nell' epoca del trio Messi-Mbappe-Neymar, dobbiamo raccontare come il primo trio magico, si stabilisca con l' arrivo di Sivori che, insieme a John Charles e Giampiero Boniperti, riporterà la Juventus sul tetto di Italia, segnando la storia per la conquista dello scudetto della Prima Stella. Sivori era il classico argentino, con una classe quasi irriverente, uno scugnizzo al servizio di Madama, tanto è vero che poi andrà proprio al Napoli. Tra le diverse gare che hanno segnato la storia di amore tra Sivori e la Juventus, di una voglio parlarvi. Si tratta del quarto di finale di ritorno tra Real Madrid e Juventus, giocata al Bernabeu. Di fronte il Real pentacampione di Europa e la Juventus che, invece aveva una storia opposta fatta di delusioni cocenti. La sfida di andata terminò uno a zero per il Real, che al ritorno in casa era pronto a fare un solo boccone dei bianconeri. A risollevare le sorti del match ci pensò proprio Sivori, che servito di testa dal suo gemello del goal, Charles, ( in quella sfida insolitamente schierato come centrale difensivo ), gelò lo stadio madrileno, riportando il duello in parità, in una doppia sfida in cui l' argentino non fu solo protagonista con la sua classe, ma anche con la sua “garra” visto un paio di episodi in cui entrò duramente sui suoi rivali; del resto Sivori era un perfetto mix di talento e cattiveria.

In questa nostra cronistoria tra i Diez della storia bianconera, facciamo un salto in avanti di quasi trent'anni, dato che nel 1982 tra le fila zebrate si annovera l' acquisto di “Le Roi” Michel Platinì. Il francese entrerà di prepotenza nella storia juventina e nell' immaginario dei tifosi della vecchia signora, in cinque anni vincerà ogni trofeo a livello di club, anche la maledetta Coppa Campioni vinta al Heysel contro il Liverpool. Platinì ricoprì alla perfezione il ruolo di tuttocampista, abilissimo in fase di regia, ed altrettanto in fase di finalizzazione, tanto è vero che riuscì a vincere per tre volte di fila la classifica cannonieri in Italia. A livello internazionale portò anche a casa tre palloni d' oro, ma più che i goal ed i trofei a livello di squadra ed individuale, Le Roi creò un legame indissolubile con la maglia bianconera, perchè incarnava alla perfezione lo “stile Juventus, impeccabile dentro e fuori dal campo, con un modo di fare ironico quasi spocchioso che, ben si confaceva con il suo soprannome e con lo stile sabaudo e Agnelliano. Se dovessi decidere un episodio che segnò la carriera di Platinì alla Juventus, nel mio piccolo, opterei per la rete in finale di Coppa Intercontinentale contro l' Argentinos Juniors, in cui il francese con un azione fantastica stoppò al volo di petto il pallone e senza mai farlo rimbalzare a terra , prima di destro saltò un rivale con un sombrero e poi di sinistro, in teoria il suo piede debole, la buttò nel sette, imparabile. Sfortunatamente, l' arbitro ebbe l' ardire di annullare il goal, scaturendo la più bella protesta nel mondo del calcio, con Le Roi disteso a terra, quasi sbuffando, testa appoggiata sulla mano, quasi a posare per fotografi e pubblico. Successivamente, si prese la sua rivincita segnando il rigore decisivo che portò la Juve sul tetto del mondo, ma resterà negli annali quella sfida per quel goal e quella “protesta” cosi particolare.

Passiamo in avanti di pochi anni, a metà tra gli anni 90 e l' inizio del nuovo millennio, il Dieci dei Dieci, sarà protagonista per oltre un ventennio in maglia bianconera, si tratta ovviamente di Alessandro Del Piero. L' uomo dei record, 705 presenza condite da 290 reti, primo marcatore nella storia bianconera, colui che ha vinto ogni trofeo possibile e sognabile a livello di club oltre che in nazionale, il giocatore che ha donato il suo nome ad un tiro in particolare, ( come ho avuto modo di scrivere su questo blog ) ma soprattutto colui che, per una generazione intera di ragazzi, è stato un idolo, un esempio, un totem vivente. Non esito un secondo a dire che quel pomeriggio di Juventus Atalanta, al momento del suo giro di campo, che segnava il suo addio alla Juventus, il mio viso è stato solcato da qualche lacrima, finiva un' era per me e per moltissimi tifosi juventini. Non voglio citare un goal a testimonianza della carriera bianconera di Del Piero, ma bensì un episodio totalmente diverso che per me ne ha segnato la grandezza . In un Roma-Juventus, il difensore argentino Cufrè in marcatura su un corner su Del Piero, a seguito delle proteste dello juventino per una marcatura un po' troppo a uomo, tiro uno schiaffo in faccia al capitano bianconero, che invece di reagire o di gettarsi a terra come, avrebbero fatto il 99% dei calciatori al suo posto, lo applaudì, ben conscio del peso che la fascia e quella maglia rivestono per un intero popolo, sapendo che quel gesto sarebbe stato un esempio perfetto per i giovani che, lo osannavano. Se Platinì incarnava lo “stile Juventus” per il suo modo di fare un po' dandy, Del Piero possiamo dire senza paura, che ha elevato lo “stile Juventus”, con il suo comportamento sempre volto al benessere della squadra più che al proprio, non importava se ci fosse una panchina, una sostituzione o un fallo cattivo, Del Piero non ha mai avuto un atteggiamento scomposto.

Arriviamo ai giorni nostri, è quel numero, il Dieci della Juventus è sulle spalle di Paulo Dybala. Un giocatore talentuoso, capace con la sua classe di decidere ogni partita, Dybala rispetto a coloro citati in questa lista, ha un pizzico di ciascuno di loro. Ha l' estro tipico dei sudamericani, in talune occasioni volto al dribbling, all' estetismo in più, come Sivori; ha i galloni del tuttocampista di Platinì, come detto anche da Allegri, un giocatore capace di iniziare l' azione al limite della area bianconera e andarla a concluderla in quella avversaria; ed infine, ha il rispetto del ruolo che ricopre, infatti spesso è stato al centro di discussioni e critiche per gli infortuni, per le prestazioni ed adesso per questo rinnovo che, tarda ad arrivare, ma mai è giunta da parte sua una protesta o una polemica aperta alla squadra o alla società, il suo amore per i colori bianconeri non è mai stato in discussione. Sono tante le partite che, tornano in mente in cui Dybala ha fatto il Diez, molti ricorderanno quella in Champions in cui da solo quasi schiantò il Barcellona, oppure in campionato la tripletta al Sassuolo a Reggio Emilia, od infine il goal funambolico con cui sancì la sconfitta dell' Inter in campionato, e di fatto ci regalò i punti decisivi per la conquista dell' ultimo scudetto bianconero. Voglio però citarvi una rete che, in particolare per me testimonia ciò che Dybala rappresenta per la Juventus. Lo scorso anno, al rientro da un infortunio che, lo ha tenuto fermo da agosto quasi, dopo mille polemiche dovute al suo rinnovo, in una Juventus allo sbando dopo l' eliminazione dalla Champions e la sconfitta con il Benevento, Dybala da subentrato di prima con un sinistro al limite dell' area ha sancito la sconfitta del Napoli allo Stadium, in quello che poi si è rivelato lo spareggio Champions per la Juventus.

Spero vivamente che, alla fine di questa telenovela, l' argentino riesca a legarsi a lungo ai colori bianconeri, sarebbe un bellissimo messaggio in un calcio attuale dove le bandiere sono costrette a emigrare dal luogo in cui sono diventate grandi, o dove i giovani abbandonano le squadre in cui sono emersi nel calcio che conta, Messi e Donnarumma sono li a testimoniare tutto ciò. Poter vedere Dybala ancora in bianconero, vorrebbe dire che un po' di romanticismo è rimasto in questo calcio di sceicchi. Anzi, se posso azzardare una proposta che, so non arriverà ai piani alti juventini ma tanto sognar non costa nulla, insieme al rinnovo di contratto darei la fascia da capitano in pianta stabile a Dybala, un capitano, un leader con la Dieci sulle spalle, il Diez per una nuova generazione di supporters juventini, come Sivori lo fu per i nostri nonni, Platinì per i nostri genitori e Del Piero per noi.