Di solito si dice che il passato di una persona possa descrivere la stessa. Allora io mi chiedo: "cosa dice il passato di Mister Giampaolo?"

Se volessimo andare molto indietro ed analizzare la sua carriera da calciatore, ne verrebbe fuori un modesto professionista, che probabilmente aveva toccato l'apice della sua carriera alla Fidelis Andria, in serie B, e che poi si è dovuto fermare a trent'anni a causa di un brutto infortunio. Sfortunato, si, ma l'infortunio non aveva stroncato una carriera propriamente da campione.

Ben diversa è stata, invece, la sua attività sulla panchina. L'inizio è stato sempre in sordina, come secondo per lo più, sia al Pescara che al Treviso e all'Ascoli. La salita, nel complesso, è stata ripida e piena di ostacoli. Ha lavorato per il Cagliari e in seguito per Siena e Catania, incontrando, ancora una volta, difficoltà che ne hanno tarpato temporaneamente le ali. Da lì passa al Cesena, poi al Brescia, Cremonese, e finalmente alle squadre che lo mettono veramente in risalto: Empoli e Sampdoria.

La parentesi empolese si apre nel 2015, quando viene ingaggiato al posto di Maurizio Sarri, il quale tentava il salto di qualità al Napoli. Comincia un po' zoppicando, ma dopo qualche partita di rodaggio, esce fuori una squadra unita, coesa, che gioca quasi a memoria e quindi esprime un bel calcio. L'Empoli, alla fine, fa una buona stagione, riuscendo a conquistare anche la salvezza; tuttavia rimaneva il dubbio  dell'ombra di Sarri nel tipo di calcio espresso dalla squadra toscana.

Poco più variegata è stata l'avventura alla Sampdoria, dove non è riuscito a portare del tutto quella mentalità votata all'attacco attraverso il bel gioco che invece lo aveva contraddistinto all'Empoli; o meglio, potremmo dire che ci è riuscito, ma a tratti. La sua squadra ha alternato partite spettacolari ad alcune uscite insipide, che ne hanno condito le stagioni dall'inizio alla fine. Questa discontinuità ha impedito di produrre risultati soddisfacenti ed in più ha fatto sì che si inclinasse il rapporto con la tifoseria doriana: rapporto che a dir la verità è sempre stato un "odi et amo", ma che era coperto dalla figura del patron Ferrero, che, invece, lo ha sempre stimato e protetto.

Ritornando alla domanda iniziale, mi pare che le conclusioni si possano trarre tranquillamente: secondo il mio modesto parere, pur non disprezzando né la linea teorica di Giampaolo, né del tutto il suo passato operato, ha goduto in questi anni di una finta fama probabilmente nata dalla sua collaborazione con Maurizio Sarri all'Empoli. Navigando su quell'onda è riuscito ad approdare in porti sempre più grandi e sicuri, ma non è mai riuscito a portare risultati concreti nelle squadre in cui ha allenato, a meno che non si consideri tale anche la salvezza di fine campionato.

Le prime impressioni al Milan, e parlo di quelle alle uscite estive, avevano fatto ben sperare. Si era intravisto un gruppo che finalmente giocava la palla, aggrediva l'avversario per la veloce riconquista del pallone e cercava la verticalizzazione subito dopo. Purtroppo non si è visto lo stesso in campionato, dove, anzi, si è manifestata una regressione a dir poco preoccupante. Sia la prima, che la seconda partita, nonostante la risicata vittoria, hanno portato alla luce tutti i problemi di una squadra che deve ancora imparare a stare assieme. Dalla linea difensiva, ai meccanismi di attacco, fino ad arrivare alle posizioni in campo, è sembrato tutto promiscuo e senza certezze. La cosa che più ha fatto pensare, però, è stata la reazione dello stesso allenatore, il quale dopo la prima partita, aveva messo in dubbio tutto il lavoro svolto nei due mesi precedenti. Dicendo di voler accantonare il 4-3-1-2 per riprendere il già collaudato (ma dagli altri) 4-3-3, ha perso un bel po' di credibilità. Se non bastasse, si è poi presentato a Brescia con una sorta di 4-3-2-1, costituito da Castillejo e Suso dietro Piatek. A questo punto mi chiedo se non fosse più logico riproporre il 4-3-1-2 mettendo come trequartista Chalanoglu o Paqueta, visto che è il loro ruolo naturale, anche se a quanto pare nessuno se ne è ancora accorto.

Lasciando stare queste chiacchiere da allenatore da bar, mi chiedo poi quale fosse lo scopo del mercato rossonero. Perché io non l'ho realmente capito. Theo Hernandez ennesimo terzino con Strinic lasciato partire a zero, senza farci quindi nemmeno un milioncino scarso; Laxalt lasciato in prestito; Zapata venduto ma poi abbiamo avuto il problema del centrale finché non abbiamo risolto che Durante - sperando sia stato un acquisto azzeccato; centrocampo costruito comprando giocatori dall'Empoli retrocesso, anche se a me Bennacer e Krunic non dispiacciono; poi il reparto più confusionale possibile: l'attacco. Si parlava di 4-3-1-2 giusto? Va bene allora tenere Chalanoglu come trequartista o all'occasione utilizzarlo mezzala: ma Castillejo? Suso? (Anche se ammetto sia stato la nostra salvezza insieme a Bonaventura in questi ultimi anni). Poi potremmo parlare di André Silva, tenuto sul groppone fino all'ultimo giorno, quando poi si è concretizzato lo scambio con Rebic - peraltro col pericolo che possa ritornare indietro con un bel fiocchetto sulle spalle;  l'acquisto di Leao, che è sembrato del tutto occasionale, la svendita di Cutrone, forse unico cuore rossonero rimasto; ed infine, l'insistenza e la persistenza nell'acquisto di Correa ad un prezzo, almeno per adesso, spropositato. Insomma mi è sembrato un po' tutto fatto a caso e senza un vero criterio alla base.

In tutto ciò la figura di Giampaolo sembrava latitare, e appariva quasi estraneo alle strategie di mercato del club. Spero che col tempo venga fuori maggiore personalità e che riesca a farsi valere sia coi giocatori che con la dirigenza, ma per adesso ha mostrato una parte di sé che non lo fa apparire adatto alla guida di una società storicamente ambiziosa come la nostra.