Sono passati poco meno di due mesi dalla fine del mercato estivo, eppure le grandi squadre non hanno mai smesso di lavorare per cercare di rafforzare le proprie rose. Sono sempre sveglie, attive, per cercare di captare e cogliere l'occasione giusta: d'altronde come si dice? "Chi dorme non piglia pesci!".

Beh, mi pare che l’esempio perfetto di ciò sia rappresentato dalla dirigenza del Milan e in particolare dalla figura del direttore tecnico Leonardo. Questo ha raggiunto il Milan questa estate, dopo che il gruppo americano Elliot ha preso le redini della società lombarda. In pochi mesi è riuscito a ridare appeal ad un club che, in mano ad una proprietà fantasma (quella cinese), stava cadendo nel baratro, col rischio di non riuscire a riemergerne più. Durante questo periodo sono stati fatti due miracoli: è stata evitata l’esclusione dall’ Europa League, tramite il ricorso al TAS di Losanna; è stato effettuato un mercato di certo non stellare, ma che, per come si erano messe le cose, sicuramente è andato oltre le più floride aspettative. Nelle ultime due settimane e mezzo di mercato sono arrivati, infatti, giocatori come Higuaìn, Caldara, Bakayoko, Castillejo e Laxalt. E non è finita qui: nel frattempo si è avuto il rientro nel mondo milanista di un altro grande campione del passato come Paolo Maldini, il quale, con la sola presenza, ha funto da garanzia per la credibilità della proprietà americana (questo aveva, in passato, rifiutato proposte dalla proprietà cinese poiché non si fidava del progetto illustratogli). Insomma, in pochi mesi si è avuta una rivoluzione chiarificatrice, la quale ha portato la luce che da anni mancava nella sfera societaria rossonera.

RITORNO AL MERCATO… Ritornando al mercato, come abbiamo detto prima, non è stato sospeso con la fine della sessione estiva. Il fatto, dunque, che non si potessero concludere in maniera definitiva gli acquisti, non ha scoraggiato o fermato il direttore tecnico milanista. Questo ha continuato a lavorare sottotraccia, ad osservare talenti e a prendere appunti sui migliori. Sul suo taccuino era finito un certo Lucas Paquetà: brasiliano 21enne, trequartista/mezzala del Flamengo. Probabilmente lo teneva sott’occhio già dai tempi del Paris Saint Germain, quindi non avendo certo smesso di seguirlo, ha pensato bene di portarlo al Milan. Dell’interesse del club italiano, così come anche di quello di altri top club stranieri, se ne parlava da qualche settimana, nessuno però si sarebbe mai immaginato che Leonardo fosse già avanti con le trattative. E’ di pochi giorni fa, infatti, la notizia dell’accordo del club meneghino col Flamengo per il passaggio del brasiliano sulla base di 35 milioni più vari bonus al verificarsi di certe condizioni.

Questa notizia sarebbe banale se a concludere l’acquisto fosse stato uno dei top club che scippano i migliori talenti alle squadre di tutto il mondo; non è banale per il Milan attuale. Era da anni che non veniva effettuata una mossa del genere, un anticipo che ha leso gli interessi dei maggiori club europei, che proprio insieme al Milan, si contendevano il ragazzo. E’ stata, quindi, una sorta di scossa che ha risvegliato l’assopito globo rossonero: come se si volesse far notare che il vero Milan sta tornando.

PERCHE’ NON CONTINUARE ALLORA?... Dico io: “visto che abbiamo voluto dare questo piccolo segnale, questa “scossa”, perché non terminare l’opera con i botti?!”. Abbiamo preso Paquetà, che a parer di molti, potrebbe rappresentare un vero e proprio “craque” del livello di Neymar o Kakà: “perché non affiancargli, oltre che ad Higuaìn e gli altri, due talenti già affermati come Ibrahimovic e Ramsey?”. Questi due non li cito a caso; anche di loro si parla da mesi. Sarebbero due giocatori di esperienza e già rodati a livello europeo, che farebbero sbocciare definitivamente una rosa che sembra promettere. Si alternerebbero coi titolari attuali e darebbero maggiori possibilità di gioco: si potrebbe usare il classico 4-3-3 proposto attualmente dal mister Gattuso; un modulo a due punte con trequartista dietro o ad albero di natale (4-3-1-2 o 4-3-2-1); o ancora un bel 4-2-3-1 ricco di fantasia. I giocatori adatti a tali moduli ci sarebbero, così come sarebbe di qualità anche la panchina. Ne uscirebbe un Milan competitivo, magari non al livello della Juve, ma sicuramente più forte o alla pari di tutte le altre squadre italiane. Un Milan che potrebbe vedersela con chiunque a livello europeo, dove potrebbe tentare di vincere già anche un trofeo.