AAA cercasi un "PelleRuiu", una sorta di essere ibrido che reincarni in maniera del tutto controllata la passione che i due giornalisti di Calciomercato.com esprimono nei loro articoli per i colori rossoneri. Lungi da me, giovane senza esperienza nel settore, il voler essere critico verso due professionisti del loro calibro; il mio, più che una critica, infatti, vuole essere un messaggio verso tutti gli amici rossoneri.

Ormai il Milan da tanti anni trova grande fatica a vincere sia in Italia (l'ultimo trofeo veramente importante, tolta la Supercoppa del 2016, è stato lo scudetto del 2011) che in Europa (qui la situazione è addirittura peggiore, con l'ultima Champions League vinta nel 2007). Tutto ciò è stato causato da un periodo di forte appannamento globale del mondo Milan, che ha riguardato sia il punto di vista sportivo-prestazionale che quello societario-dirigenziale (vedasi le vicende degli ultimi due anni). Soltanto adesso, con l'avvento di Elliot, sembra che sia cambiato il vento e si ha l'impressione che si possa veramente tornare ai fasti di un tempo. O almeno è questo quello che sperano tutti gli amanti rossoneri.

In questo periodo nero, di stallo direi, noi tifosi milanisti ci siamo abituati ad un calcio mediocre, un gioco quasi inesistente in certe occasioni, che a sua volta ha portato a due conseguenze: alcuni di noi sono sfociati nella massima negatività, un pessimismo cosmico leopardiano quasi; gli altri invece, pur costatando il più delle volte (e qui metterei un "purtroppo") la modestia dei risultati ottenuti, in piccole situazioni di ripresa da parte della squadra, si esaltano in maniera esagerata. Ecco, nella prima fazione metterei Cristiano Ruiu; nella seconda naturalmente il buon Carlo Pellegatti. Sia la critica fortemente negativa verso la squadra e la società (inneggiando ad un ritorno al passato), che l'esaltazione esagerata di ogni situazione positiva, sono due estremi di una stessa livella metrica.
Il miglior tifoso è quello dotato di pazienza e che sia equilibrato nei giudizi, perché come insegna la filosofia medievale, "in medio stat virtus".