"Questione di feeling..." così cantavano nei lontani anni '80 una favolosa Mina e un già grande Riccardo Cocciante. Un feeling che unendo le due voci, ha condotto la coppia ai vertici della musica italiana per lungo tempo, tanto che ancora adesso li ascoltiamo e riascoltiamo più volte. Feeling, termine inglese che sta ad indicare una sorta di empatia, sintonia, affinità tra due persone. Ecco, quest'ultimo è forse il termine che meglio lo trasporta nell'italiano corrente, e su questo mi voglio soffermare. 

"I casi più interessanti e singolari sono certo questi, in cui l’attrazione , l’affinità, l’abbandono e il congiungimento, si possono effettivamente rappresentare con uno schema a croce, quando quattro esseri appaiati a due a due, indotti al movimento, lasciano la primitiva unione e si riaccoppiano in modo diverso...": questo affermava un certo Johann Wolfgang Goethe. E di certo non gli si può dare torto!  In parole povere (nessuno mai potrebbe minimamente paragonarsi all'immenso scrittore tedesco appena citato e quindi esprimersi in maniera più aulica), tramite il suddetto concetto, si vuole far notare come, due persone, unite inizialmente da una grande affinità, sono comunque portate, prima o poi, alla separazione. È in questo quadro che voglio introdurre il mio argomento: ovvero il rapporto proprietà-allenatore.

Da italiano e tifoso di una squadra italiana, non posso non concentrarmi principalmente che su due coppie, le protagoniste del campionato italiano: naturalmente parlo di Agnelli-Allegri e De Laurentiis-Ancelotti.  Iniziamo, intanto, col dire che, avendo come tema il feeling, non si può certo mettere in dubbio il fatto che le due coppie, almeno in questo periodo, siano molto affiatate. Sia Massimiliano Allegri che Carlo Ancelotti godono della stima dei loro presidenti, i quali, a loro volta, possono ritenersi più che soddisfatti dai risultati ottenuti dalle loro squadre in quest'inizio di stagione (chissà se ancora oggi, dopo due giorni, il presidente ADL ride e gongola per la vittoria col Liverpool). È vero, Allegri allena la Juventus già da quattro anni, mentre Ancelotti ha iniziato solo quest'estate. Ciò, però, non vuol dire che per il primo sia stato più facile mantenere la fiducia del suo presidente e per il secondo più difficile ottenerla. Entrambi, in realtà, si trovavano in una situazione ardua, dalla quale sono usciti in maniera egregia. L'allenatore della Juventus ha dovuto mantenere le attese, alimentate da un mercato estivo che ha visto l'arrivo di campioni da Champions, primo fra tutti Cristiano Ronaldo; il tecnico del Napoli ha, invece, riscontrato una situazione differente: il mercato non ha portato giocatori eccelsi (vi è stata la conferma dei pilastri), ma ha sicuramente rinforzato la panchina; qui, tuttavia, la difficoltà stava, soprattutto, nel saper far evolvere in maniera fruttuosa e produttiva, il sistema calcistico ereditato dall'ex Sarri.  Entrambi, come abbiamo detto in precedenza, se la stanno cavando, fino ad ora, nel migliore dei modi e questi ottimi risultati stanno facendo da collante nel rapporto tra le due coppie.  Anche in passato, però, si sono presentate circostanze simili, nelle quali, le crepe si sono create subito dopo il presentarsi delle prime difficoltà o delle prime incomprensioniLo stesso De Laurentiis, anche a causa del suo carattere difficile, in passato è stato spesso in disaccordo con la precedente gestione di Sarri. E abbiamo visto tutti com'è finita quell'unione lavorativa, che all'inizio sembrava quasi idilliaca. 

È, quindi, facile intuire come anche in questo caso la situazione non sia diversa e come il feeling tanto reclamato nella canzone intonata da Mina e Cocciante, sia prima o poi destinato a finire.