Conte, Sarri, Ancelotti, Gasperini, Fonseca, Pioli, Simone Inzaghi e tutti gli altri… quale allenatore scegliereste voi se vi chiedessi di indicarmi il vostro preferito, il vostro prototipo? E perché fareste questa scelta? Su che base?

I gusti e le opinioni sono soggettivi, quindi sicuramente ognuno di voi avrebbe una sua idea che potrebbe essere condivisa da più o meno persone. In generale, viene scelto sempre il migliore ma anche in questo caso, con la parola “migliore”, non si dà una definizione corretta e condivisibile da tutti in maniera universale. Per me il migliore potrebbe essere quello più propenso alla tattica, per te quello che infonde più grinta ai giocatori, e così via. E’ possibile, però, stabilire dei parametri oggettivi in base ai quali fare poi tale scelta. Io, personalmente, non mi affiderei a nient’altro se non a quanto fatto dallo stesso sulle varie panchine, dando uno sguardo alla sua carriera in maniera globale. E Voi?? Sono sicuro che avreste delle difficoltà nel rispondere alla mia domanda e sono altrettanto sicuro che diverse sarebbero le risposte, motivate e sostenute dalle argomentazioni più disparate.

Tramite questo articolo, io vorrei provare a dare una mia opinione. Vorrei tentare a dare una risposta a questo difficile quesito. Naturalmente non pretendo che quanto io dica sia avallato anche da voi. Anzi, mi piacerebbe che collaboraste, dando poi voi il vostro parere - magari anche con poche righe di commento.

Da cosa partire allora? Beh, direi che la base più solida da cui cominciare, come detto, è rappresentata da dati oggettivi, che quindi, non possono essere smentiti o confutati da nessuno. Cosa c’è di più oggettivo dei trofei vinti allora? Niente, direbbero alcuni. Se un allenatore ha vinto tanti trofei durante la sua carriera, sicuramente questi non saranno stati tutti frutti del caso, soprattutto se si è vinto tanto, in un lasso di tempo molto ampio, con squadre diverse ed in campionati differenti. Dovessimo basarci su questo fattore, sarebbe facile rispondere. Sicuramente il mister maggiormente indicato sarebbe il buon Carletto. Chi ha vinto più di lui tra gli allenatori della Serie A?!

Analizziamo un altro dato oggettivo allora. Direi che si potrebbe continuare parlando del rango dei club allenati. Se durante la sua carriera un allenatore viene ingaggiato da Barcellona, Juventus, Manchester City, Bayern Monaco e Paris San Germain, vorrà dire che qualcosa di calcio la saprà? O no? Ci sarà un motivo se lo stesso allenatore viene ingaggiato dai migliori club d’Europa?! Allora facile anche in questo caso. L’allenatore più completo è quello che ha allenato il maggior numero di club blasonati. Perciò, tra i succitati, vince ancora una volta Ancelotti.

Un terzo dato oggettivo potrebbe poi essere la longevità della carriera, quindi, in conseguenza di ciò, l’esperienza. Un grande artista e scienziato di nome Leonardo, e proveniente da Vinci, disse: “La sapienza è figlia dell’esperienza”. D’altronde chi avrebbe il coraggio di contraddirlo?! Vien da sé, perciò, che l’allenatore con anni di carriera alle spalle, assicura una formazione maggiore rispetto al novello del mestiere. Così come accade con tutte le professioni in fin dei conti. Chi vince il terzo round dunque? Facile anche stavolta. Sempre il mister del Napoli calcio.

Trofei vinti, club allenati ed esperienza. Sono queste le tre caratteristiche che, in teoria, garantirebbero per l’allenatore. Adesso, però, che è stata posta la base, voglio fare un ragionamento un po' da sofista, e provarla a buttarla giù. Dite che ci riuscirò?

Ripartiamo dal primo dei tre dati: i trofei vinti. Vogliamo confutare l’idea secondo la quale chi ha vinto tanti trofei è un grande allenatore. Da dove partire? Io direi che bisogna individuare quei fattori che sono riusciti ad influenzare il percorso di quella determinata squadra, portandola poi alla vittoria. Quali possono essere quindi? Innanzitutto, partirei dal Campionato in cui si gioca. Nessuno si permetterebbe mai di mettere in dubbio il fatto che giocare in Francia, Olanda o Germania, con grandi Club poi, sia più facile che disputare il campionato italiano, spagnolo o, addirittura, quello inglese. E’ normale che se alleno il Paris San Germain sia molto probabile che io possa vincere la Ligue 1.

Secondo fattore potrebbe poi essere il periodo storico, sia del club allenato, che del paese/campionato in cui si gioca. Per spiegare tale concetto basta fare un semplice esempio: la Serie A attuale, confrontata con quella degli anni 90’, primi 2000. Logico che allenare la Juventus adesso sia molto più facile e soddisfacente – in termini di trofei – che averla allenata anni addietro. Non essendoci più rivali come il Milan e l’Inter dei tempi, la Juve ha avuto un periodo di vittorie che sembra, solamente adesso, poter essere arrestato o, almeno in parte, contrastato.

  1. Fattore ancora, potrebbe essere il club stesso. Allenare un club ricco, con una proprietà che garantisce investimenti senza limiti, uno stadio di proprietà, libertà di scelta e così via, facilita, e di molto, il lavoro di un allenatore. Parliamo in maniera chiara: se in squadra mi trovo Messi, Ronaldo e Mbappè (naturalmente sto fantasticando), è probabile che io vinca anche giocando male. Magari non vincerò la Champions – il Paris San Germain insegna in questo senso – ma il campionato e la coppa nazionale sono quasi certamente miei. E’ normale poi che anche in questi casi ci siano le eccezioni, ma sono spesso casi isolati e abbastanza rari.

Ritornando ai trofei vinti, dunque, abbiamo capito che questo primo dato può essere influenzato da tanti fattori, i quali possono essere anche combinarsi, per favorire o meno la vittoria. Stabilire, perciò, la bravura di un allenatore basandosi solamente sui trofei agguantati in carriera, può essere alquanto controproducente. Lo si sconsiglia.

Ragioniamo ancora. Facciamo un tentativo per confutare il secondo dato: i club allenati. Qui il discorso può sembrare più semplice, ma in realtà risulta alquanto articolato. Così, su due piedi, saremmo portati a dire che l’unico fattore ad influenzare tale dato potrebbe essere il periodo storico attraversato dal club che ingaggia l’allenatore. Giustamente, ad esempio, l’allenatore ingaggiato attualmente dal Milan, attraversa una miriade di difficoltà in più rispetto a quello ingaggiato dal Milan degli anni 2000-2011 circa. Se mi ritrovo in un club prestigioso, ma in un periodo travagliato, è facile che io non riesca a vincere (almeno nel breve periodo). Che dire però di quei mister che si trovano a passare per i più grandi club d’Europa quasi in maniera casuale? O magari solo per una stagione fortuna vissuta in passato? Beh, anche in questo caso bisogna stare attenti. E’ necessario riuscire a distinguere il mister dotato di vere qualità dal fortunato del momento.

Terzo ed ultimo dato da confutare: l’esperienza. Qui viene il difficile. Secondo voi, l’esperienza porta sempre a grandi risultati? O meglio ancora, è sempre meglio ingaggiare un allenatore con esperienza o a volte conviene di più affidarsi alla freschezza di un novello? Di sicuro l’esperienza è una garanzia. Un usato sicuro non porta quasi mai grossi danni. Ma per vincere non è detto che affidarsi all’esperienza sia sempre la scelta migliore. I casi che testimoniano questo fatto sono molti. Quindi è necessario sempre valutare da caso a caso e fare la scelta migliore in base alle necessità del momento. Basta pensare alla prima Juve di Conte. Lui era stato ingaggiato dopo una sola annata positiva col Siena in B, quindi si andava a rischiare con un allenatore da poco del mestiere; eppure sappiamo tutti com’è finita, e la Juve, anche grazie a lui, si ritrova ad essere tra le migliori d’Europa.


In conclusione, cosa potremmo dire? La scelta dell’allenatore preferito non può basarsi su dati oggettivi. Deve essere una scelta di cuore, con la consapevolezza che non sarà condivisa da tutti. Io non ho un allenatore preferito, perché come ho cercato di spiegare, bisogna sempre valutare i casi e tutte le altre varianti. Poiché poi non esiste l’allenatore realmente completo, che si adatta a tutte le situazioni, l’unico modo per dare una risposta è affidarsi al mondo della fantascienza e creare un “Mostro” – una creatura come quella cui ha dato vita il Dott. Frankenstein nel famoso romanzo di Mary Shelley (per riprendere anche il tema “Halloween”) – con tutte le migliori qualità dei più importanti allenatori.
Fino a che questo non sarà possibile, tuttavia, bisogna accontentarsi dell’imperfezione umana.