C'è da dire una cosa, l’ex procuratore di Marco Verratti ha agito esattamente al contrario di come avrebbe dovuto fare. Forzare la mano con il Paris Saint Germain e soprattutto con la sua proprietà, ovvero la Qatar Investment Authority, una potenza senza eguali nel mondo del calcio, visto che mettersi contro un’entità del genere vuol dire mettersi contro lo stesso governo del Qatar, è stato a dir poco una strategia suicida.
Il procuratore italiano è stato, letteralmente, come lui ha definito la faccenda, “spazzato via come un granello di sabbia”. Inutile dire che in una situazione del genere una vecchia volpe come Mino Raiola è andato a nozze, dopo un lungo corteggiamento, per soffiare Verratti a Di Campli. Probabilmente è stato lo stesso presidente del PSG Nasser Al Khelaifi a chiedere a gran voce un cambio di procura allo stesso giocatore per seppellire l’ascia di guerra, ed era inevitabile che un avvenimento del genere creasse degli strascichi. Di Campli ha infatti rilasciato un’intervista a Tuttosport dove ritorna sull’argomento, rovesciando parole al veleno nei confronti di Raiola: “Questa vicenda mi ha insegnato che comportarsi bene non sempre paga. Si è trattato di una cosa talmente brutta che non riesco a trovare le parole. Comunque resto quello che sono, con i miei pregi e difetti. Una cosa è certa: ringrazio Marco e la sua famiglia per aver creduto in me".
"Tutti pensano che io ce l'abbia con Raiola, ma non è vero. Raiola fa il suo lavoro, semmai è dal punto di vista umano che lo critico. Marco ha resistito a lungo, poi ha ceduto dopo una lunga insistenza dell'agente. Io dico che i soldi sono importanti, ma si resta innanzitutto uomini. Avrei almeno apprezzato una telefonata da parte di Raiola che invece si è rivelato per quello che è, cioè il nulla: la dignità non si compra con i soldi"
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Per l’appunto si può accusare di tantissime cose Raiola tranne che non sappia fare il suo lavoro e soprattutto i suoi interessi, però sarebbe forse il caso di cambiare qualcosa in questo calcio ormai dominato solo dal denaro e dall’interesse personale, per far ritornare alcune società, che in questi anni si sono ritrovate in balia delle volontà di certi procuratori, di nuovo padrone del proprio futuro e delle proprie decisioni.