IL PASSATO - Dopo il disastroso anno targato Cina di Fassone e Mirabelli e l'avvento di Elliot con il conseguente rinnovo del management con un ex come Leonardo e una leggenda come Maldini, che finalmente dopo 10 anni è tornato nella sua casa, pensavamo che l'incubo fosse finito. Anni di anonimato, culminato con il bluff Yonghong Li, che tutti, io compreso, pensavo di aver lasciato alle spalle. Mi sbagliavo, ci sbagliavamo. Nonostante tutto, la caduta libera intrapresa dal Milan negli ultimi 8 anni non è ancora finita.
L'odierna società rossonera sembra una lontana parente di quella che per decadi è stata un simbolo di programmazione, di visione, di potere, di vittorie in Italia, in Europa e nel Mondo.
Come in matematica, cambiando l'ordine degli addendi, il risultato non è cambiato. Sempre gli stessi errori, sempre le stesse scelte, a livello sportivo e non solo, che hanno trascinato il Milan in un limbo da cui sembra impossibile uscire, una bolla di mediocrità di resistenza adamantina. Facendo un'analisi passo per passo, agli occhi di un tifoso, certi elementi destano molte perplessità, per usare un eufemismo.
Partendo dai piani più alti, ovvero quelli occupati da Paul Singer e famiglia, fa impressione questo distacco e questo silenzio che perdura da quando è uscito il comunicato ufficiale di acquisizione dell'AC Milan, dove si parlava di voler portare di nuovo i rossoneri ai fasti di un tempo.
E' stato scelto un Amministratore Delegato come Gazidis, preso per rinverdire gli slot degli sponsor latitanti da molto tempo, che dopo più di un anno l'unica cosa di rilevante che ha portato agli occhi di tutti è il suo esorbitante stipendio.
L'unica sponsorizzazione acquisita in più rispetto al passato è ancora infatti riconducibile a Fassone con Alpenwater, che porta la bellezza di 200 mila euro, non proprio da leccarsi i baffi. Il resto allo stesso modo desta preoccupazioni, visto che un main sponsor come Fly Emirates non è ancora sicuro che rinnoverà il suo contratto con il Milan, complice la poca visibilità internazionale e i magri risultati ottenuti fino ad ora. Qui si vedranno sul serio le abilità del dirigente Sudafricano, sperando che giustifichi con azioni efficaci il suo contratto da top manager mondiale.

ILLUSIONI - Passando alla parte sportiva arrivano le note dolenti. Leonardo l'anno scorso ha ricevuto in eredità una situazione a dir poco disastrosa, con poco tempo per fare un mercato efficace e poco o nullo spazio di manovra per poter fare qualche plusvalenza ed effettuare più di una operazione importante. Dal cilindro, chi l'avrebbe mai detto, ha tirato fuori l'affare Higuain - Bonucci - Caldara. Tutte le parti in causa avevano una gatta da pelare, e sulla carta, acquisendo anche il cartellino di un giocatore di grande prospettiva come il difensore bianconero ex Atalanta, sembrava che fosse stato il Milan a guadagnarci. Illusione che dopo qualche mese si è sgretolata, l'attaccante argentino sembrava un corpo estraneo sia tatticamente che mentalmente e Caldara ha subito fatto i conti con una incredibile sequela di infortuni che fino ad oggi ne hanno totalmente pregiudicato l'utilizzo.
Un altro dei grossi problemi è stato il rapporto burrascoso che fin dall'inizio si è presentato tra Gattuso e Leonardo, che avrebbe voluto esonerare nell'estate del suo arrivo per un allenatore più esperto e di cartello come Antonio Conte. Tutto questo ha portato un susseguirsi di litigi e apparenti riappacificazioni, con Maldini utile a mediare tra i due protagonisti della faida che ha fatto da padrona lo scorso campionato. Nonostante il caos della parte sportiva il Milan guidato da Gattuso è riuscito ad arrivare ad un solo punto dalla Champions League, miracolosamente, e nonostante il posto raggiunto per partecipare all'Europa League la società rossonera è stata esclusa per i soliti problemi con il Fair Play Finanziario, ma questa è un'altra storia.

UN FUTURO PREOCCUPANTE - Arrivati in estate la società rossonera subisce un nuovo ribaltone nell'ambito sportivo, facendo ripartire da capo un progetto tecnico fino a quel momento fallimentare. Leonardo si dimette e Maldini dopo molti tentennamenti (che hanno fatto perdere altro tempo prezioso) decide di rimanere e arriva dalla FIFA Zvonimir Boban, ex vicepresidente del massimo organo mondiale calcistico, ed ennesima leggenda rossonera buttata nel calderone ma più precisamente entrambi totalmente dei neofiti del ruolo (Senza dimenticare Massara).
Il mercato estivo riprende gli stessi problemi del precedente, poco spazio di manovra e mercato in uscita bloccato per una situazione che coinvolge un po' tutte le squadre europee.
Viene scelto Marco Giampaolo come nuovo timoniere del nuovo corso milanista, un allenatore che fa del possesso e del 4312 un cavallo di battaglia.
A questo punto il tifoso è sicuro che la scelta dell'allenatore porterà un mercato sì poco dispendioso, ma finalmente nell'ottica di dare al progetto tecnico uomini finalmente utili al modulo utilizzato.
Non sarà così. Alla sesta giornata di campionato ci presentiamo con 4 sconfitte in 6 partite, a un punto dalla zona retrocessione, con l'allenatore costretto suo malgrado a tornare al solito 4 3 3 utilizzato anche da Gattuso. Quello che è evidente è che dopo tutti questi anni il problema allenatore esiste fino ad un certo punto, per non definirlo come l'ultimo dei problemi.
E' oltremodo chiaro a tutti, o quasi, che la soluzione non doveva e non poteva essere semplicemente il cambio allenatore, ma dare una base diversa a una squadra totalmente depauperata negli anni passati. Sono state fatte scelte di mercato poco logiche per il modulo che si voleva proporre, ma perlomeno sono stati comprati interpreti talentuosi e futuribili. Dall'altra però il Milan avrebbe avuto disperato bisogno di qualche elemento di esperienza, poiché non ci si può aspettare che Bennacer possa crescere con a fianco Kessiè e Calhanoglu, che Leao possa segnare quando Suso continua a non essere non solo totalmente inoffensivo in zona goal, ma anche a tratti dannoso per lo sviluppo della fase d'attacco.
Piatek inoltre sembra il cugino dell'attaccante micidiale della scorsa stagione (complice forse anche il momento della squadra) ed Hernandez ancora troppo "bohemienne" per un campionato tattico come quello italiano. Insomma in questo contesto i giovani non solo non possono crescere, ma rischiano di bruciarsi.
Oggi si susseguono voci di un ennesimo avvicendamento in panchina, nonostante le parole di sostegno di Maldini. Molti vorrebbero finalmente un allenatore pronto ed esperto, possibilmente top, "da Milan", ma se mai Giampaolo dovesse lasciare è sicuro che i sogni rimarranno tali. Gli allenatori da Milan sono pochi, e quei pochi ora come ora è impensabile che arrivino, per la situazione in toto e per quello che chiederebbero in termini di stipendio e investimenti. Con il background che ha ancora adesso il Milan, penso personalmente che sia voluto ed inevitabile il non prendere un allenatore che ti imponga la linea di mercato da seguire.

Le domande quindi che chiudono questa lunga riflessione sono: quando la società si prenderà la responsabilità delle proprie azioni?
Quando si smetterà di utilizzare allenatori come parafulmini e come scuse a portata di mano per i fallimenti di questi anni? 
Quando il Milan potrà avere finalmente dirigenti di esperienza, ma soprattutto, quando il Milan tornerà ad essere il Milan?