IL GIUDIZIO - La temuta sentenza è arrivata. Il Milan ha ricevuto la scure dell' UEFA, sicuramente “meno” severa rispetto alle voci che si erano susseguite nelle ultime settimane, che parlavano di squalifiche pluriennali, pene accessorie come una multa da 30 milioni o ancora più grave un salary cap da 45 milioni, smentito però quasi subito. La società rossonera rimarrà solamente fuori dall’Europa per un anno, fortunatamente con un minimo impatto sui ricavi quantificabile in 20 milioni, al contrario invece il danno di immagine sarà inevitabile, e bisognerà capire le mosse degli sponsor già a contratto con il Milan. Le motivazioni non sono state ancora pubblicate ma sicuramente si farà riferimento alle perdite di bilancio che si riferiscono alle stagioni dal 2014 al 2017 e il piano di rientro triennale per nulla convincente e per nulla attuabile ( Milan China) che Fassone ha esposto all’UEFA, in previsione di fantomatici ricavi da sponsorizzazioni in Cina per centinaia di milioni.

 

LA SITUAZIONE - Il contesto societario del Milan non migliora la situazione, poiché la società rossonera si ritrova in mezzo ad uno scontro tra Yonghong Li, il silenzioso ed ectoplasmico presidente e Elliot, che tra 10 giorni potrebbe mettere le mani sull’intero pacchetto azionario, forte di una dead line motivata dal mancato versamento di 32 milioni per l’aumento di capitale previsto il 22 Giugno. Inoltre il broker cinese è nel bel mezzo di una caotica trattativa per il passaggio di proprietà al miliardario italo-americano fondatore di Mediacom, Rocco Commisso. La trattativa nella giornata di ieri sembrava ormai chiusa quando Li ha cambiato di nuovo le carte in tavola, pretendendo più soldi e una percentuale più alta di azioni, minacciando di versare i 32 milioni a Elliot rimandando tutto a fine Ottobre, quando invece il cinese dovrà versare la bellezza di 383 milioni di euro per non perdere tutto. Tuttavia tirare troppo la corda potrebbe far svanire le mire di guadagno economico del tanto discusso proprietario del Milan, portando i suoi possibili ricavi a zero. In questo caos tra i due litiganti potrebbe risultare vincitore proprio l’hedge fund americano di proprietà di Paul Singer, che ha tutto l’interesse che la trattativa non vada a buon fine, per poter finalmente mettere le mani sulla società di Via Aldo Rossi e condurre in prima persona una ipotetica cessione. In questo caso potrebbero ritornare in corsa sia la famiglia Ricketts, che con un comunicato ufficiale negli scorsi giorni ha rivelato l’interesse per l’acquisizione del Milan, che Stephen Ross, nell’ ultimo periodo più defilato rispetto agli altri.

 

I TIFOSI - Ai tifosi queste dinamiche interessano poco, al contrario vogliono finalmente vedere la propria squadra del cuore in mani sicure. Le domande quindi più che a Fassone o a Yonghong Li andrebbero fatte al vero responsabile di questa debacle economico-sportiva, ovvero a chi ha messo il Milan in questa situazione, ovvero Silvio Berlusconi, il quale aveva promesso che avrebbe venduto la società di Via Aldo Rossi solo se fosse arrivato uno o più proprietari in grado di riportare la squadra ai fasti di un tempo e mantenerla nel gotha del calcio mondiale. Promesse che si sono poi rivelate, svanita la magia del pirotecnico calciomercato della scorsa estate, senza fondamento.